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ITALIA

A fare scattare l'inchiesta una anomalia riscontrata negli interventi effettuati

Incendi, pm Ragusa: dai vigili fuoco volontari segnalazioni false e complicità

Ragusa, volontari dei pompieri appiccavano roghi per guadagnare. Ad insospettire gli inquirenti il fatto che gli interventi effettuati dal turno "D", rispetto agli altri volontari, erano tre volte più numerosi così da ottenere più denaro

Questura di Ragusa (Foto: Polizia)
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A fare scattare l'inchiesta sui vigili del fuoco volontari coinvolti nella truffa scoperta dalla Squadra mobile di Ragusa è stata un'anomalia riscontrata che ha permesso l'avvio delle indagini: era sospetto il numero degli interventi effettuati dal turno "D". "Rispetto agli altri volontari, gli indagati operavano per 3 volte in più - spiegano i pm che coordinano l'inchiesta - A dispetto di 40 interventi di una squadra, loro ne effettuavano 120 creando malumore per alcuni e volontà di aggregarsi in altri, così da ottenere più denaro".

Le indagini condotte dai poliziotti dalla Squadra Mobile, "con il fondamentale e prezioso aiuto dei Vigili del Fuoco", hanno permesso di appurare quale fosse il modus operandi del gruppo criminale. I componenti del turno "D" erano conosciuti da tutti gli altri colleghi che operavano onestamente e "la loro avidità ha permesso di far emergere le condotte criminali poste in essere", dicono gli inquirenti. La terza e più grave tipologia di truffa ai danni dello Stato era quella di appiccare incendi a cassonetti e terreni.

Scandagliando le singole modalità messe in atto, è emerso che gli indagati, in alcuni casi, "non si preoccupavano di utilizzare i loro stessi telefoni cellulari per simulare le richieste - dicono ancora gli investigatori - L'esame dei tabulati telefonici delle utenze a loro in uso ha permesso di appurare che molti avevano effettuato, nel periodo 2013/2015, numerose segnalazioni false. Le richieste erano anche non verificabili, difatti segnalavano la presenza di "animali vaganti" così da non dover giustificare utilizzo di acqua o altri sistemi di spegnimento e soprattutto nessuno avrebbe potuto constatare la reale esistenza di animali che nel contempo avrebbero potuto lasciare la zona autonomamente".

Parenti ed amici venivano istruiti alla perfezione ma ogni tanto commettevano errori. Esaminando tutte le singole schede d´intervento è stata scoperta la ripetitività di alcuni nomi, poi risultati di parenti (anche loro coinvolti nell´indagine) degli indagati così come alcuni numeri di telefono ripetuti ma cambiava il nominativo del richiedente. La terza modalità di truffa ai danni dello Stato "era sicuramente la più grave - spiegano i pm -in quanto si configurava mediante incendi appiccati solitamente con artifizi pirotecnici". 

'Più era vasto il fuoco e più tempo avrebbero impiegato a spegnerlo'
Più era vasto 'incendio e più avrebbero impiegato per spegnerlo; ciò che mettevano in atto non poteva essere controllato. Gli incendi, per loro stessa natura, non solo controllabili ma vengono alimentati dal vento e dalle condizioni climatiche in generale quindi, per volontà degli indagati venivano create condizioni di gravissimo pericolo. Una volta chiarito il sistema creato dagli indagati, gli agenti della Squadra Mobile hanno installato, grazie alla collaborazione del Comando Provinciale, sistemi di localizzazione gps sulle autobotti ed i mezzi dei Vigili del Fuoco, così come sulle auto in uso agli indagati.

Questa tecnica investigativa ha permesso di appurare che D.D.V., l'arrestato, "con la complicità degli altri volontari, durante il turno di servizio, a bordo della sua auto si allontanava dal distaccamento di Santa Croce Camerina, appiccava l'incendio o effettuava una segnalazione falsa, poi rientrava in caserma ed aspettava che la centrale operativa del 115 li inviasse sul posto".

Il modus operandi messo in atto era infallibile in quanto la sala operativa del Vigili del Fuoco era sempre pronta ad inviare in soccorso il personale di servizio più vicino al luogo segnalato, quindi anche i volontari. Oltre ai sistemi di pedinamento c.d. elettronico, la Procura della Repubblica di Ragusa ha autorizzato le intercettazioni di tutti gli indagati. Fondamentali ulteriori fonti di prova sono state acquisite con quest´altro strumento investigativo, difatti gli indagati commentavano i diversi incendi dolosi appiccati o le simulazioni di richieste di aiuto da parte di inesistenti cittadini. 

Quasi tutti hanno ammesso le loro responsabilità
Al fine di porre subito un freno a questa pericolosissima attività criminale, gli indagati sono stati convocati in ufficio e a loro sono state contestate le numerose violazioni del codice penale. Quasi tutti hanno ammesso le proprie responsabilità durante gli interrogatori, "delineando, in modo ancora più chiaro, quanto già constatato con le indagini della Squadra Mobile". Anche negli uffici della Polizia di Stato venivano intercettati i colloqui tra gli indagati e per loro stessa ammissione e reciproche accuse, emergevano e venivano cristallizzate ulteriori fonti di prova "loro sanno tutto, sanno che abbiamo dato fuoco".

Gli indagati hanno commesso i reati prevalentemente nel territorio di Santa Croce Camerina luogo dove insiste il distaccamento dei Vigili del Fuoco volontari ma anche in altri territori vicini. I fatti reato sono stati immediatamente interrotti per espressa volontà della Procura della Repubblica proprio "per la pericolosità di quanto messo in atto dagli indagati". Questa scelta immediatamente eseguita dalla Squadra Mobile, ha interrotto la condotta criminale e quindi il GIP, in sede di valutazione delle esigenze cautelari, ha ritenuto di non applicare una misura restrittiva della libertà personale per 14 dei 15 indagati in quanto i fatti reato erano del 2015. Diversamente ha valutato la posizione di D.D.V. sottoponendolo agli arresti domiciliari perché ha continuato a reiterare il reato. Proprio quest´ultimo ha manifestato di "possedere una capacità criminale spiccata e di non temere in alcun modo le conseguenze delle condotte poste in essere". Addirittura, in una occasione, D.D.V. asseriva di voler "fare scoppiare una bomba" pur di prendere le indennità spettanti in caso di riparazione dei mezzi di soccorso che non volevano concedergli perché non si trattava di un soccorso.

Gli indagati sono stati allontanati dal distaccamento e sono tutti residenti in provincia di Ragusa, parte a Vittoria, Santa Croce, Ragusa e Modica. Quasi tutti svolgono un´attività lavorativa anche se spesso non assunti regolarmente. D.D.V. è stato arrestato durante l'attività lavorativa come addetto all'assistenza tecnica di impianti refrigeranti. Il volontario non ha opposto alcuna resistenza ed essendo a conoscenza dell'attività investigativa condotta non si è meravigliato quando ha visto gli agenti della Squadra Mobile di Ragusa.
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