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POLITICA

Ieri l'assemblea Pd e le dimissioni di Speranza

Italicum, Renzi soddisfatto per l'ok dell'assemblea. Bersani: "Fiducia? Non la considero nemmeno"

Ieri sera lasciano l'assembla molti deputati - da Civati a Zoggia alla Bindi - dopo che il premier ha deciso di tirare dritto dopo le dimissioni di Speranza. Fallita la mediazione con la minoranza dem che voleva ulteriori modifiche il testo è stato votato con 190 sì su 310. Il prossimo test in aula sarà il 27 aprile. 

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Il premier Matteo Renzi si dice soddisfatto dell'esito dell'assemblea Pd di ieri sera sulla legge elettorale e assicura 'rispetto' per le dinamiche in atto all'interno della minoranza del partito. E in vista del viaggio negli Usa, ammonisce: 'Adesso concentriamoci sulle priorità, a cominciare dai temi al centro dell'incontro con Obama: una economia basata sulla crescita e lavoro, Libia e agenda internazionale'. 

Ma la minoranza non si rassegna. Bersani chiarisce: "Non ho visto una ritirata, ma un'idea di combattimento". A Bersani la decisione di Renzi di andare avanti con il voto in assemblea sull'Italicum - finito con 190 sì su 310 - nonostante le dimissioni di Roberto Speranza da capogruppo a Montecitorio non è piaciuta per niente. Si era detto "esterrefatto", oggi rincara la dose e alla domanda su un eventuale voto di fiducia risponde secco: "Non voglio neanche considerare questa ipotesi".

L'ipotesi fiducia
Il precedente dell'assemblea mostra che ci sono almeno 70 deputati Pd pronti ad opporsi. Il governo potrebbe quindi decidere di porre la fiducia, ipotesi che Sel, Lega e Forza Italia hanno già bollato come "golpe istituzionale".

L'assemblea di ieri
La spaccatura del Pd si è consumata ieri sera durante la discussione sulla legge elettorale. All'appello - l'ennesimo - della minoranza per modificare ancora l'Italicum, Matteo Renzi dice no e tira dritto. Il destino del governo, spiega, è legato "nel bene e nel male" all'approvazione del testo così com'è. Fallisce ogni tentativo di mediazione, in molti lasciano l'assemblea e Bersani ne spiega il senso: non una ritirata ma "un'idea di combattimento" fortificata dalle dimissioni di Speranza, "un gesto coerente". 

Cosa chiede la minoranza PD
La legge approvata già in due diverse versioni alla Camera e al Senato non piace alla minoranza dem che chiede di ridurre le dimensioni dei collegi, eliminare le candidature multiple dei capilista (che non vuole bloccati), introdurre la possibilità di fare coalizioni al primo turno e apparentamenti al secondo.

Cosa vuole fare la maggioranza
Secondo la linea maggioritaria del PD l'Italicum è già stato modificato più volte per soddifare le richieste della minoranza - e fa questi esempi: è stata alzata la soglia per il premio di maggioranza, sono stati abbassati gli sbarramenti e c'è stata una parziale introduzione delle preferenze - quindi ora nuove modifiche non farebbero che allungare i tempi e far naufragare l'approvazione della legge.

Ecco cosa ha detto Renzi a proposito dei benefici dell'Italicum: "La legge funziona, impedisce il consociativismo sul modello della Grande coalizione, il ballottaggio è il punto centrale, ma poi c’è anche la parità di genere, la riconoscibilità dei candidati, mentre il premio alla lista è il compimento della vocazione maggioritaria, a chi vince viene affidata la responsabilità di governare il Paese".

L'iter dell'Italicum
Approvato dalla Camera a marzo 2014 con 365 sì e modificato dal Senato, che ha dato il via libera a gennaio, l’Italicum è tornato alla Camera per il sì definitivo. Lo scorso 8 aprile è cominciato l’esame del testo in commissione Affari Costituzionali a Montecitorio. 
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