TECH
Si lavora in aiuto dei soccorritori e per il ripristino della rete
In Nepal le aziende tech aiutano a rintracciare i dispersi
Per una tragica coincidenza, proprio dieci giorni fa si è tenuto a Kathmandu un congresso delle aziende Tlc per studiare possibili azioni in caso di terremoto nell'area, considerato altamente probabile. Dopo la catastrofe, da Facebook a Google a Uber a Ericsson, le tech portano il loro contributo in aiuto della popolazione nepalese
Tragica coincidenza
Un evento organizzato in collaborazione con il Governo nepalese (Nepal telecommunications Authority), per stabilire una piattaforma di ‘best practices’ nel caso di evento sismico nel Paese. Le comunicazioni su mobile giocano un ruolo fondamentale nel caso di disastri, aiutando l’accesso ai servizi di emergenza e la condivisione di informazioni in tempi rapidi per poter salvare vite.
Con un tempismo tragico, il convegno partiva dalla premessa che un possibile terremoto di vaste proporzioni in Nepal era più che reale, secondo il Kathmandu Valley Risk Management Project. E si valutava che, in quel caso, l’impatto sulla rete di comunicazioni sarebbe stato di vasta portata.
Copertura precaria
Questo perché in Nepal, anche senza emergenze, l’accesso a Internet e alla rete mobile è, nella migliore delle ipotesi, limitato. Secondo i dati della Banca Mondiale, citati dal Wall Street Journal, soltanto il 13% dei circa 30 milioni di nepalesi ha un accesso regolare a Internet. Dopo le scosse, la rete è andata giù e anche i collegamenti su mobile sono diventati precari.
Aiuto tech
Sta di fatto che il disastro naturale in Nepal ha unito non solo le persone, ma anche le aziende attorno all’idea di fornire il proprio aiuto, e di farlo con tempestività.
A esempio di quanto accaduto in Giappone in occasione del terremoto seguito dallo tsunami, le aziende tech hanno cercato di aiutare i soccorritori dopo il sisma di magnitudo 7.9 che ha devastato il Paese.
Dai più grandi come Facebook e Google fino alle startup come Viber e Uber e i giganti dell’industria come Ericsson hanno messo in piedi iniziative per rimettere in agibilità le comunicazioni e, nel contempo, aiutare i sopravvissuti.
Security Check
Per Facebook è stata l’occasione di mettere alla prova il suo servizio ‘Security Check’, lanciato nel 2014, che consente agli utenti che si trovano nell’area colpita di aggiornare il proprio status e far sapere che si trovano al sicuro. Il servizio geolocalizza le persone in base alle informazioni presenti sul loro profilo ed eventuali check-in. Gli utenti presenti nell’area colpita ricevono un invito ad aggiornare il proprio status per far sapere a parente e amici che stanno bene. Un portavoce di Facebook ha dichiarato che la copertura dell’alert è di 500 km dall’epicentro del terremoto e comprende in parte anche Buthan, Bangladesh e India.
Person Finder
Google ha messo al lavoro il suo tool gratuito ‘Person finder’, accessibile a tutti, per aiutare alla ricerca delle persone disperse. Il servizio, aggiornabile da organizzazioni e da singoli, consente di chiedere e fornire informazioni sulle persone scomparse ed è disponibile anche via Sms in India e negli Stati Uniti. La tech company di Mountain View, per venire incontro alle esigenze di comunicazione, ha ridotto il costo delle chiamate verso il Nepal via Google Voice da 19 centesimi a 1 centesimo al minuto.
Viber
Il servizio di instant messaging Viber ha aperto i suoi canali per chiamate gratuite dal Nepal nei primi due giorni dopo il sisma e ha reso gratuite anche le chiamate da mobile a fisso in Nepal nelle successive 48 ore.
Uber e Paytm
L’app per il noleggio auto Uber India ha aperto una sottoscrizione tra gli utenti per fare donazioni direttamente dalla sua piattaforma logistica al Fondo per i soccorsi creato dal Governo indiano in 11 città. Per ogni contributo, Uber aggiunge una identica quota da destinare al fondo. La stessa iniziativa è stata intrapresa dalla piattaforma di pagamenti online Paytm.
Ericsson e Onu
Infine, la multinazionale delle telecomunicazioni Ericsson ha reso noto sul suo blog ‘Technology for good’ che un suo team è in arrivo in Nepal insieme al gruppo Emergency Telecom Cluster delle Nazioni unite per lavorare al ripristino delle reti nel Paese.