ITALIA
Ilaria Cucchi sulla lettera di Nistri: "Mi ha scaldato il cuore"
Sull'eventuale costituzione parte civile dell'Arma: "So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Sarebbe bellissimo". Oggi nel processo è la volta di Francesco Tedesco, il militare super teste e imputato per omicidio preterintenzionale che ha accusato i colleghi coimputati
Lo afferma Ilaria Cucchi in una intervista a Repubblica. E parlando dell'impegno di Nistri a chiedere l'autorizzazione a costituire eventualmente l'Arma come parte civile nel processo per depistaggio sulla morte di Stefano Cucchi, sottolinea: "So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l'ipotesi sia concreta. Sarebbe bellissimo. E soprattutto, vero. Perché, come scrive Nistri, mio fratello è morto ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l'Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento". Quindi parla delle deposizione, oggi al processo Cucchi, del carabiniere Tedesco, testimone del pestaggio: "Sono nove anni che aspetto quello che accadrà questa mattina. E in aula ci sarà anche mia mamma. Non sta bene, ma nonostante la sua grande sofferenza ci sarà. Tedesco non deve temere. E voglio pensare che le parole di Nistri lo aiuteranno a farsi forza. La verità è liberatoria. Lo è stata per noi. Voglio pensare che lo sarà anche per lui e, di nuovo, per l'Arma. Detto questo, mi auguro una sola cosa. Che in questo passaggio cruciale del processo tutti dimostrino responsabilità. Ritengo che la mia famiglia, il nostro avvocato Fabio Anselmo, la Procura, il Comandante generale dell'Arma, l'abbiano fatto. Dunque, faccio appello a che gli avvocati difensori degli imputati e i nostri giudici facciano lo stesso. Perché, come è ormai chiaro a tutti, la giustizia per Stefano non è semplicemente un dovere verso una famiglia, ma la strada per ricucire una ferita profonda tra lo Stato, i suoi apparati e noi cittadini".
Nel processo ai cinque carabinieri imputati per la morte di Stefano Cucchi, oggi è la volta di Francesco Tedesco, il militare super teste e imputato per omicidio preterintenzionale che ha accusato i colleghi coimputati. Tedesco sarà sentito in aula, davanti alla prima Corte d'assise di Roma. Sono cinque i carabinieri alla sbarra nel procedimento bis in corso davanti alla prima Corte d'Assise: Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all'epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l'arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso.
Altri otto carabinieri sono indagati nel fascicolo sui presunti depistaggi sul caso, e rispondono di reati che vanno dal falso, all'omessa denuncia, la calunnia e il favoreggiamento. Si tratta del generale Alessandro Casarsa, che nel 2009 era alla guida del gruppo Roma, il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale, Massimiliano Labriola Colombo, ex comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Cucchi venne portato dopo il pestaggio, Francesco Di Sano, che a Tor Sapienza era in servizio quando arrivò il geometra, Francesco Cavallo all'epoca dei fatti capufficio del comando del Gruppo carabinieri Roma, il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro, Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Ciani.