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ITALIA

Decisive le denunce degli imprenditori contro il racket

Palermo, Bagheria, operazione contro il "nuovo direttorio" della mafia: 31 fermati

"Decapitato" il mandamento mafioso dei Bagheria, roccaforte di Cosa Nostra. Fermati capi e gregari ritenuti responsabili di associazione mafiosa, omicidio, sequestro ed estorsione. Identificati gli esecutori materiali di due omicidi. Parlano due pentiti

Immagine d'archivio
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"Un direttorio" che ha sostituito la "storica commissione provinciale" di Cosa Nostra a Palermo. Un vertice strategico chiamato in gergo "la testa dell'acqua" che dirigeva le fila dell'organizzazione. È quanto emerge dalla indagini dei carabinieri che hanno portato al fermo di 31 persone, "decapitando" così il mandamento mafioso di Bagheria, storica roccaforte di Cosa nostra.

I provvedimenti sono stati emessi nei confronti di capi e gregari, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina, detenzione illecita di armi da fuoco e danneggiamento a seguito di incendio.
Insieme ai reggenti dell'ultimo decennio del mandamento e delle famiglie mafiose di Bagheria, Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia sono stati fermati numerosi uomini d'onore dei clan.

A svelare il nuovo sistema di potere le dichiarazioni dei due nuovi pentiti, il killer Sergio Flamia e il geometra Enzo Gennato. Fondamentali poi le denunce di 44
imprenditori e commercianti che si sono ribellati al racket delle estorsioni.

Nell'operazione, che i carabinieri hanno chiamato "Reset", sono stati impegnati 500
militari. Sono stati identificati anche gli esecutori materiali dell'omicidio di Antonino Canu, ucciso a Caccamo il 27 gennaio 2006, e del tentato omicidio di Nicasio Salerno, ammazzato sempre a Caccamo il 23 agosto 2005.
Scoperte poi 44 estorsioni, una rapina e una tentata rapina. Quattro i progetti di rapina sventati grazie all'intervento preventivo dei carabinieri.
 
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