ITALIA
Tredicesima udienza
Mafia Roma, l'audio dell'imprenditore in lacrime: "Minacciato, in mano di brutta gente"
Nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia il capitano del Ros Mazzoli racconta passaggi cruciali delle indagini che hanno portato alla sbarra la presunta organizzazione criminale
di Silvia Balducci
E' con le testimonianze degli investigatori del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri che i pm ripercorrono in aula le tappe fondamentali di questa inchiesta che vede alla sbarra la presunta associazione mafiosa che negli anni avrebbe fatto affari a Roma e non solo sfruttando omertà e forza di intimidazione. Una forza esercitata anche in modo violento, come racconta il capitano del ros Mazzoli e come dimostra un'intercettazione dell'aprile 2013 - che il magistrato Tescaroli chiede espressamente venga fatta ascoltare in aula - in cui un imprenditore in lacrime confessa di sentirsi minacciato da un gruppo criminale, per i pm riconducibile al presunto boss Massimo Carminati.
L'investigatore del ros riferisce anche di come l'allora capo della 29 Giugno Salvatore Buzzi si affidasse all'ex Nar Carminati per risolvere questioni e affari sospese. Lo racconta lo stesso Carminati in una conversazione con il suo braccio destro Brugia risalente al 2013. "Carminati racconta a Brugia - dice in aula il carabiniere del Ros - di una richiesta di Buzzi di controllare se accordi presi in sede politica fossero stati rispettati o meno". Passaggi questi che per la procura rafforzerebbero l'idea di una vera e propria associazione mafiosa.
Il timore del gruppo di essere intercettato
Tra gli episodi ricostruiti da Mazzoli c'è n'è anche uno che testimonia la preoccupazione del gruppo di essere intercettato. Stando a quanto affermato dal capitano, testo delle intercettazioni alla mano, nel luglio del 2014, Riccardo Brugia, che all'epoca si trovava in vacanza a Ponza, riceve la telefonata di una sua parente che lo avvisa del fatto che un operatore di Sky si era recato a casa sua per controllare i decoder della tv. Convinto che in realtà si trattasse di un espediente dei carabinieri per piazzare delle microspie, Brugia contatta Roberto Lacopo e altre persone chiedendo di fare delle verifiche, tra le quali contattare la società televisiva e domandare conferma di un intervento in casa sua.
Questione sull'inutilizzabilità
Si è aperta con una questione sulla inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche "per mancanza di requisiti di legge" l'udienza odierna del maxi-processo. Le questioni, sollevate dall'avvocato di Salvatore Buzzi Alessandro Diddi e dall'avvocato Gianluca Tognozzi, rigurdano anche i brogliacci delle stesse intercettazioni. In questo caso, il problema ravvisato da Diddi rigurda la mancanza di alcuni riferimenti essenziali nei documenti. In particolare, ha affermato il penalista, si tratta di semplici "fogli word", sui quali spesso non è presente nemmeno il nome dell'operante che ha lavorato all'intercettazione. "Ci sono verbali in bianco di intercettazioni delle quali la procura ha chiesto la trascrizione", ha detto Diddi, che ha poi depositato una memoria difensiva.
"Rispondo non senza imbarazzo alle questioni sollevate riguardo l'inutilizzabilità delle intercettazioni - ha affermato il pm Giuseppe Cascini - Per una questione di fair play processuale sarebbe stato opportuno farle nella fase preliminare". Ascoltato il parere della procura, il tribunale si è riservato di decidere sulle questioni.
L'investigatore del ros riferisce anche di come l'allora capo della 29 Giugno Salvatore Buzzi si affidasse all'ex Nar Carminati per risolvere questioni e affari sospese. Lo racconta lo stesso Carminati in una conversazione con il suo braccio destro Brugia risalente al 2013. "Carminati racconta a Brugia - dice in aula il carabiniere del Ros - di una richiesta di Buzzi di controllare se accordi presi in sede politica fossero stati rispettati o meno". Passaggi questi che per la procura rafforzerebbero l'idea di una vera e propria associazione mafiosa.
Il timore del gruppo di essere intercettato
Tra gli episodi ricostruiti da Mazzoli c'è n'è anche uno che testimonia la preoccupazione del gruppo di essere intercettato. Stando a quanto affermato dal capitano, testo delle intercettazioni alla mano, nel luglio del 2014, Riccardo Brugia, che all'epoca si trovava in vacanza a Ponza, riceve la telefonata di una sua parente che lo avvisa del fatto che un operatore di Sky si era recato a casa sua per controllare i decoder della tv. Convinto che in realtà si trattasse di un espediente dei carabinieri per piazzare delle microspie, Brugia contatta Roberto Lacopo e altre persone chiedendo di fare delle verifiche, tra le quali contattare la società televisiva e domandare conferma di un intervento in casa sua.
Questione sull'inutilizzabilità
Si è aperta con una questione sulla inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche "per mancanza di requisiti di legge" l'udienza odierna del maxi-processo. Le questioni, sollevate dall'avvocato di Salvatore Buzzi Alessandro Diddi e dall'avvocato Gianluca Tognozzi, rigurdano anche i brogliacci delle stesse intercettazioni. In questo caso, il problema ravvisato da Diddi rigurda la mancanza di alcuni riferimenti essenziali nei documenti. In particolare, ha affermato il penalista, si tratta di semplici "fogli word", sui quali spesso non è presente nemmeno il nome dell'operante che ha lavorato all'intercettazione. "Ci sono verbali in bianco di intercettazioni delle quali la procura ha chiesto la trascrizione", ha detto Diddi, che ha poi depositato una memoria difensiva.
"Rispondo non senza imbarazzo alle questioni sollevate riguardo l'inutilizzabilità delle intercettazioni - ha affermato il pm Giuseppe Cascini - Per una questione di fair play processuale sarebbe stato opportuno farle nella fase preliminare". Ascoltato il parere della procura, il tribunale si è riservato di decidere sulle questioni.