POLITICA
L'intervista
Napolitano: "Errori dopo l'11 settembre". Sull'Europa: "Non sia un semestre di soli affari interni"
Il capo dello Stato in un'intervista alla Stampa: "L'Ue dia impulsi di pace, dalla Siria all'Iraq fino all'instabilità della Libia"
La crisi
"In questi lunghi anni di crisi finanziaria ed economica, la dimensione della politica estera e di sicurezza comune europea è purtroppo rimasta drammaticamente sacrificata", ha spiegato Napolitano, ma ora emergono "tensioni e conflitti con cui malamente conviviamo da molti anni e nuovi focolai di contrapposizione".
Dunque secondo il presidente della Repubblica "coltivare questo spazio è diventato essenziale: lo si chiede all'Europa da diverse parti e in modo particolare da una presidenza americana ben consapevole di non poter supplire, come nel passato, a insufficienze europee specie nel campo della sicurezza".
Dopo l'11 settembre
Napolitano evidenzia anche come "la comunità internazionale, dal dopo 11 settembre 2001, non sia riuscita ad affrontare e ad avviare a soluzione con mezzi politico-diplomatici nessuna crisi e non sia riuscita a disinnescare nessuna sfida". "Esempi assillanti", dice il capo dello Stato, di "una tale insufficienza o impotenza politica" sono i "fallimenti dei tentativi di negoziato" tra Israele e Autorità palestinese, e il superamento del conflitto in Siria. Situazioni che, secondo il presidente, rischiano di incrociarsi ora con "l'attacco fondamentalista in Iraq".
Immigrazione
Il presidente parla con La Stampa anche di immigrazione: "Le sfide che vengono dal Mediterraneo e che trovano la loro espressione drammatica nel massiccio flusso di migranti e di richiedenti asilo verso l'Italia e l'Europa devono avere un posto di rilievo accanto ai problemi e agli assilli provenienti da altri punti cardinali".