Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/sherol-dos-santos-contro-razzismo-musica-canto-2688f16c-7d4a-4b39-bc5d-30b0591b1785.html | rainews/live/ | true
SPETTACOLO

L'intervista

Sherol Dos Santos: una nuova canzone su Codogno. In Usa? ora qualcosa può cambiare

Durante l'isolamento la cantante capoverdiana ha lavorato all'album in uscita 'Resilienza 2020' in cui canta una canzone intitolata a Codogno. "Fino a 18 anni non sapevo chi fossi, in Usa inaccettabile vivere con la paura di non poter tornare a casa vivo, ora qualcosa può cambiare"

Sherol Dos Santos
Condividi
di Antonella Alba Una settimana fa la manifestazione contro il razzismo a Piazza del Popolo a Roma. Centinaia i manifestanti, soprattutto giovani, artisti e studenti, che hanno voluto far sentire la propria voce nonostante la presenza minacciosa del Covid, rispettosi delle distanze di sicurezza e muniti di mascherina. ‘Silence is violence’ ‘silenzio è violenza’ uno degli slogan scelti – tra i concetti chiave di Martin Luther King - per dire no al razzismo e per unirsi alla protesta accesa in tutto il mondo dopo la morte dell’afroamericano George Floyd avvenuta a Minneapolis per mano di un poliziotto bianco, il 25 maggio scorso. ‘I cant breathe’ le parole di Floyd prima dell'asfissia, che hanno dato il nome alla protesta considerata tra le più sentite e violente degli ultimi anni in Usa, anche a causa della pandemia da coronavirus che ha messo in ginocchio il paese e soprattutto gli strati più fragili della società. Un paradosso inquietante quello di non poter respirare a causa della mano violenta sui diritti civili e allo stesso modo a causa di un virus sconosciuto che nella sua mortale corsa però, non fa differenza tra bianchi e neri.
 
Abbiamo incontrato Sherol Dos Santos 23 anni, cantante di origini capoverdiane nata nella periferia di Roma, il successo all’European Music Contest, anche il Papa ha sentito la sua bellissima voce, che fu rivelazione di X Factor nel 2018.
 
Lei c’era a Piazza del Popolo sabato scorso?
No, non sono potuta andare per impegni di lavoro, ma l’ho vista dopo ed è stata bellissima, ho visto tanta gente, tanti giovani.  Ho letto che solo a Roma ci sono 1500 casi di violenza razziale all'anno. Mi ha fatto piacere vedere che anche in Italia sia stata organizzata una manifestazione dedicata a George Floyd, non può essere una protesta legata solo agli americani, ha, invece, l’urgenza di essere protagonista in tutto il mondo.
 
Pensa che qualcosa possa cambiare?
Sono fiduciosa, vedo una prospettiva di cambiamento che ci conduce in un futuro in cui queste cose non succedono più o quanto meno che si riducano drasticamente gli episodi di razzismo e odio razziale.
 
Dopo anni di lotte sui diritti civili, il razzismo è ancora così drammaticamente vivo
Quando ho visto il video della morte di George Floyd sono rimasta ovviamente shoccata. Dopo, a mente fredda, ho pensato che era solo l’ultimo dei tanti. Il razzismo c’è da prima che nascessi, se pensiamo a Martin Luther King o a Mandela a quello che hanno fatto loro per la gente di colore, è assurdo che come ha detto Obama succeda ancora oggi nel 2020. Per me è come un crimine contro l’umanità intera, un crimine che va oltre tutto, abominevole. Arrivo a pensare che lui George Floyd abbia fatto l’ennesimo sacrificio per gli altri perché questa rivolta nascesse e mettesse la parola fine a questa ingiustizia, a questa paura. Per me è inaccettabile che una persona di colore viva con la paura addosso, quella di non poter tornare a casa vivo, non possiamo sentirci inadeguati per il colore della nostra pelle. E' assurdo.

Lei con la sua voce ha girato l'Europa 
Anche in Europa, in Inghilterra, Francia, Belgio ci sono queste forme di razzismo, purtroppo. Io per prima ho subito razzismo in Italia, a scuola per esempio, alle elementari, mi tiravano cose a mensa, mi dicevano ‘ah scimmia’, mi ricordo che mia madre mi regalò una bambola di colore per farmi sentire orgogliosa delle mie origini e ricordo un giorno che la portai a scuola con me come quella bambola fu rovinata da alcuni miei coetanei, la distrussero, era solo una bambola, ma significò molto per me. Anche da adulta a volte mi sono sentita chiedere quasi innocentemente “Sei di Capo Verde? perché non torni lì? È tanto bello” oppure “Madonna come parli bene”, “da quanti anni sei italiana?”. Durante X Factor ho sentito “con tutte le ragazze italiane che ci sono dobbiamo far entrare una ragazza straniera e di colore?”. Vede io ci sono nata in Italia, ma ripeto credo che quelle domande siano ‘errori innocenti’, oggi non me la prendo più, ma prima mi sentivo sbagliata, poi tutto è cambiato con l’età.
 
Cosa è cambiato?
Ho aspettato tanto la cittadinanza che poi è arrivata a 18 anni. All’anagrafe devi dimostrare di essere nata e cresciuta in Italia e poi devono valutare se va bene. Il problema è che fino a 18 anni non sai chi sei, allora ti chiedi ‘forse sono italiana o forse no?”. Ora so chi sono ma credo che il principio di crescita che vi è alla base non aiuta, è sbagliato.

Quanto conta la periferia dove è cresciuta?
Sono cresciuta a San Cleto che non è esattamente San Basilio, è un quartiere più sconosciuto vicino San Basilio. Lì ho trovato il mio desiderio di riscatto, anche se mi sono trovata bene e rispetto il luogo da dove vengo perché lì c’è la mia famiglia.
 
I suoi genitori erano d’accordo con il suo desiderio di cantare?
Mi hanno appoggiato subito. Mia madre. E’ stata lei a portarmi a Santa Cecilia per iscrivermi al coro di voci bianche di cui ho fatto parte, poi sono venuti i cori Gospel da professionisti. A 8 anni cantavo in parrocchia, aveva capito che sapevo cantare. Però fu chiara: dovevo anche studiare, quello fu il nostro patto. Ho frequentato il liceo scientifico e nello stesso tempo ho creato una band, dopo X Factor (2018 ndr) continuo a studiare Scienze della Comunicazione all’Università. E se faccio una scelta la porto fino in fondo.
 
Com' è nata la passione per il canto?
Da mia madre e da mio padre, lei cantava e lui suonava il pianoforte, ma non per mestiere lui ristrutturava case, mentre lei lavorava in un asilo nido. Poi mio padre è andato a vivere altrove, io avevo 10 anni e mio fratello 6. Quando ero piccola cercavo di imitare i cantanti che ascoltavo. In particolare mi piaceva un aria della 'Regina di notte' di Mozart interpretato da Luciana Serra.
 
Hanno paragonato la sua voce a quella di Beyoncè e Aretha Franklyn, come risponde?
Non posso rispondere, loro sono i miei idoli, ho sempre ammirato la loro carica emotiva, essere paragonati a tali mostri sacri è un onore, io non mi sento così ma mi viene voglia di fare di più, ma non non so se arriverò a tanto.
 
Da solista come si definisce Pop, Rock, Jazz?
Ho problemi a definirmi perché mi piacciono tante cose diverse, anche se  capisco che dovrei sceglierne una per andare aventi più mirata. Mi piace sperimentare, forse sono un po’ Pop un po’ Are & Be, anche Rock , faccio di tutto per non prendere una decisione (ride ndr)
 
Lei ha interpretato un cult anni 80 tutto italiano firmato Raf, un successo, perché proprio quello?
E’ una canzone che mi è sempre piaciuta e con il mio produttore Marco Del Bene ci siamo divertiti a stravolgerla in chiave Rock, per me era doveroso fare una cover di quella canzone, mi ha dato una carica pazzesca, sono contenta di averla restituita a chi l'ha ascoltata.
 
La pandemia ha avuto un impatto diverso negli artisti, c’è chi si è chiuso e non è riuscito a creare e chi invece ha reagito, a lei come è andata?
Ho reagito in entrambi i modi, sui social non ho pubblicato molto, ma ho cercato di mantenere un contatto con le persone che mi seguono. Poi insieme al mio produttore abbiamo realizzato ‘Resilienza 2020’ un album tutto strumentale di una ventina di brani, disponibile su Spotify, nel quale canto un pezzo intitolato a ‘Codogno’, una delle città più colpite dal Covid, un brano molto emozionante.
Durante l'isolamento ho provato a scrivere anche canzoni mie una Rock e una Are & Be.
 
Ci dica di più
Una si chiama ‘Senza dimensione’. In questa pandemia mi sono ritrovata a vivere in un mondo come 'senza dimensione', un mondo che non è più quello di prima, da un momento all’altro tutti siamo rimasti dentro casa senza sentire la normalità di prima, vivendo nella paura di essere contagiati o di contagiare a nostra volta, tutto il testo è agganciato a un discorso amoroso, credo che lo sentirete presto.
Condividi