SPETTACOLO
Festival
A Berlino trionfa il cinema iraniano: Orso d'oro a "Taxi" di Jafar Panahi
Finale della Berlinale con la cerimonia di premiazione. A vincere è il regista osteggiato dal governo di Teheran e adorato dalla critica internazionale
Delusione italiana
Il film era il solo contributo italiano in concorso alla 65esima edizione della Berlinale. Regista e attrice erano già partite in giornata e non sono apparse alla cerimonia. La giuria ha assegnato a questa edizione diversi premi ex equo motivandoli con la gran quantità di bei film. Uno è andato al film tedesco, il solo dei tre tedeschi in concorso a prendere qualcosa, "Victoria" di Sebastian Schipper, che ha ottenuto un Orso d'argento per la miglior fotografia con il norvegese Sturla Brandt Grovlen: un'ora e 40 minuti di un unico piano sequenza, senza montaggio. Lo stesso premio è andato anche a Evgeniy Privin e Sergey Mikhalchuk per la fotografia del film russo "Under Electric Clouds" di Alexej German. "Taxi", arrivato a Berlino clandestinamente, è uno spaccato della società a Teheran attraverso le corse di un taxi.
La commozione dei parenti di Panahi
Al volante c'è lo stesso regista che lascia parlare, e riprendere con camere all'interno, i passeggeri mentre raccontano dei loro problemi di tutti i giorni. L'Orso d'oro è stato ritirato dalla nipotina, ripresa anche nel film, che era emozionatissima: "Non sono in condizione di parlare", ha detto con voce commossa. Tra il pubblico c'era anche la moglie del regista al quale non sono permesse dichiarazioni e interviste. Per le sue critiche al regime, Panahi è stato condannato nel 2010 a sei anni di prigione e vent'anni di divieto di lavorare e andare all'estero. La condanna non è stata applicata pienamente finora. Il trionfo del regista iraniano è completato dal Premio della critica Fipresci.
Applausi per Larrain
La giuria internazionale guidata dal regista americano Darren Aronofsky ha fatto una scelta di campo molto chiara, premiando i film impegnati a scapito di grandi nomi come l'americano Terence Malick, il tedesco Werner Herzog o l'inglese Peter Greenaway. Molto lodato, e premiato con l'Orso d'argento della giuria, il film "El Club" del cileno Larrain, che mette il dito sulla piaga dei sacerdoti responsabili di abusi sessuali su minori. Premiato un altro cileno, il regista e sceneggiatore Patricio Guzman: Orso d'argento per la migliore sceneggiatura con "Il bottone di madreperla", un film documentario sull'acqua e l'oceano che denuncia lo sterminio delle popolazioni indigene della Patagonia e i crimini del regime di Augusto Pinochet.
Gli altri premiati
Al film del Guatemala "Ixcanul Volcano" di Jayro Bustamante, sulla vita di una comunità maya, è andato l'Orso d'argento premio Alfred Bauer, che viene assegnato a opere nuove che "aprono nuove prospettive". Gli Orsi d'argento per la migliore regia vanno ex aequo al romeno "Aferim!" di Radu Jude, un film in bianco e nero sulla schiavitù fra gli zingari nella Valacchia nel diciannovesimo secolo, e alla polacca Malgorzata Szumowska con "Body", che parla di una ragazza anoressica con un conflitto con il padre e della terapeuta che l'ha in cura.
Un premio all'Italia
Il festival si conclude con un successo anche per l'Italia: premio Fipresci nella sezione Forum per "Il gesto delle mani", di Francesco Clerici, un documentario sull'antica tecnica della scultura in bronzo.