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POLITICA

Grava sulla legge una sentenza della Corte Costituzionale del 2010

Unioni civili, lo spettro della Consulta: "Il matrimonio è tra persone di sesso diverso"

Il governo si prepara ad apportare alcune modifiche per evitare che la legge venga bollata come incostituzionale

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C’è un’ombra che si allunga sulla nuova legge che dovrebbe disciplinare le unioni civili: si tratta di una sentenza della Corte Costituzionale, datata aprile 2016, che ribadisce un assunto. E cioè che il matrimonio “stabilisce che i coniugi devono essere persone di sesso diverso". Questa frase pronunciata dai giudici costituzionali potrebbe mettere a rischio la nuova legge. Ed è per questo che il governo nelle ultime ore avrebbe chiesto una valutazione al presidente Mattarella per evitare che la legge salti per incoerenza con i dettati costituzionali. Una cosa attualmente è certa, e cioè che a mettere a rischio il provvedimento non è la questione della “stepchild adoption” ma il fatto che le unioni civili siano troppo equiparate al matrimonio.

Dal Colle la risposta è stata piuttosto precisa: il riferimento da prendere in considerazione è la sentenza 138 della Consulta. Ma Mattarella non intende assolutamente intervenire nei contenuti di una legge ancora in discussione in Parlamento: esprimerà le sue valutazioni, puramente costituzionali,  solo quando la norma sarà approvata. Ma è stato il richiamo alla sentenza della Corte del 2010 a mettere in allarme il governo che si prepara dunque a mettere in atto una serie di emendamenti  che punteranno a creare un istituto giuridico nuovo, che abbia caratteristiche del tutto diverse rispetto al matrimonio e che quindi non vada in contrasto con la norma costituzionale. In questo modo la speranza è che la nuova legge sulle unioni civili abbia quasi nulla in comune con l’istituto matrimoniale e non susciti dunque eccezioni costituzionali che potrebbero far naufragare la legge in un nulla di fatto.
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