Coronavirus, Bergamo: depositate in Procura le prime 50 denunce dei parenti delle vittime Covid-19
Decine di rappresentanti del comitato "Noi denunceremo - verità e giustizia per le vittime del Covid-19", che su Facebook conta 55 mila iscrizioni, si sono riunite in piazza Dante a Bergamo, davanti alla sede della Procura orobica, per un'iniziativa dal valore simbolico: la consegna delle prime 50 denunce, su circa 200 totali
Ognuno stringe a sé la foto ricordo del caro estinto. Siamo a Bergamo, in piazza Dante, di fronte alla Procura orobica, ed è qui che è iniziato quello che i media hanno ribattezzato il "Denuncia Day". In fila ci sono decine di rappresentanti del comitato "Noi denunceremo - verità e giustizia per le vittime del Covid-19", iniziativa che su Facebook conta 55 mila iscrizioni, scesi in piazza per un gesto simbolico: consegnare ai magistrati le prime 50 denunce, su un totale di circa 200.
I familiari delle vittime, in particolare a Bergamo resteranno indelebili nella memoria le immagini dei camion militari che portavano via le bare, chiedono alle autorità di far luce, e di individuare i responsabili, sui decessi avvenuti nella Bergamasca e in alcuni comuni della Bassa Valseriana, come Nembro e Alzano Lombardo. Tra le responsabilità mancate ci sarebbe "Quella di non aver chiuso la Valseriana quando doveva essere chiusa, cioè il 23 febbraio e non l'8 marzo. Per quindici giorni noi bergamaschi abbiamo viaggiato, lavorato, bevuto il caffè, fatto gli aperitivi e, a quel punto, il virus ha circolato senza problemi. Sono anche convinto che se ci fosse stata la chiusura tempestiva della zona rossa nella provincia di Bergamo forse non avremmo dovuto chiudere tutta la Lombardia. E probabilmente avremmo evitato il lockdown italiano", ha dichiarato il presidente e fondatore del Comitato 'Noi denunceremo', Luca Fusco.
L'avvocato Consuelo Locati, legale del comitato, ha già consegnato ai magistrati una chiavetta Usb in Procura. Nonostante ciò, ciascuno dei familiari è entrato formalizzando la propria denuncia alla polizia giudiziaria. "Sarà un'inchiesta non breve per via della delicatezza della materia", spiega il legale alle domande dei giornalisti. E tornando sulle parole del procuratore facente funzione Maria Cristina Rota la quale, dopo aver sentito il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera come persone informate sui fatti, aveva detto che dalle prime risultanze decidere di istituire la zona rossa sarebbe stata una "decisione governativa". "Quella frase - ha detto l'avvocato Locati - è stata male interpretata, la Procura indaga a 360 gradi e non ha scagionato nessuno. Indaga senza escludere alcuna ipotesi".
La procura di Bergamo ha già da tempo avviato un'indagine per epidemia colposa. Tre, in particolare, i fronti dell'inchiesta coordinata da Rota: le morti nelle Rsa della zona, la gestione del pronto soccorso di Alzano Lombardo nella fase iniziale della pandemia e la mancata istituzione di una zona rossa nell'area di Alzano Lombardo e Nembro nella fase iniziale dell'emergenza.