Entusiasmo Cinquestelle dopo accordo sul Def. Ministri si affacciano dal balcone di Palazzo Chigi
Strette di mani e abbracci a palazzo Chigi: il governo ha fissato al 2,4% l'asticella del rapporto deficit/pil per l'anno prossimo dopo un lungo e faticoso accordo maturato con il ministro dell'economia Giovanni Tria che non voleva discostarsi troppo dall'1,6%. I ministri Cinquestelle esultano - dopo una lunga sessione di lavoro - dal balcone della sede del Governo della Repubblica Italiana
I vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio in una dichiarazione congiunta annunciano l'intesa con il ministro dell'Economia, Giovanni Tria: "Accordo raggiunto con tutto il governo sul 2,4" di deficit per i prossimi tre anni. "Siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento", seguono i festeggiamenti dei Cinquestelle a Palazzo Chigi. Sopra i ministri, sotto un gruppo di parlamentari pentastellati. Di Maio urla: "Ce l'abbiamo fatta!", venendo accolto da un coro "Luigi, Luigi". È questa l'immagine che sancisce il lungo braccio di ferro tra le forze di maggioranza e il ministro dell'Economia (che non si è dimesso) per ottenere delle maggiori coperture dalle quali si ricaveranno circa 15 miliardi in più.
"Dieci miliardi saranno destinati al reddito di cittadinanza e alle pensioni minime a 780 euro", spiega Di Maio. Nella manovra trovano spazio anche misure per i "truffati delle banche, che saranno risarciti con un Fondo ad hoc di 1,5 miliardi". Gli fa eco Salvini che difende le sue iniziative: "Tasse abbassate al 15% per più di un milione di lavoratori italiani, diritto alla pensione per almeno 400mila persone - iniziativa destinata al superamento della legge Fornero -, chiusura delle cartelle di Equitalia, investimenti per scuole, strade e Comuni. Nessun aumento dell'Iva".
La risposta dei mercati
E ora i mercati potrebbero guastare la festa. Già alla vigilia della manovra, i titoli di Stato italiani sono stati sotto pressione soprattutto sulle scadenze più brevi, biennali e triennali. Buon risultato invece all'asta di Btp con rendimenti tornati sotto il 3% e soprattutto una domanda sostenuta, ai massimi dal maggio scorso. Il clima sui mercati negli ultimi giorni era più disteso sugli asset italiani. Tra gli investitori prevaleva l'orientamento che l'asticella del deficit per il 2019 sarebbe stata fissata sotto il 2%. In avvio la fiammata di vendite sui bond governativi della Repubblica sulle notizie di stampa circa il pressing di Lega e M5s sul ministro Tria per alzare il deficit ben oltre la soglia del 2%. Fibrillazioni rientrate a fine seduta con lo spread che dopo aver superato i 250 punti si è ristretto a 238 con il rendimento del decennale al 2,91%. Ora il perimetro e le dimensioni della manovra dovranno affrontare il primo esame degli investitori.
Il vaglio della Commissione europea e il possibile taglio del rating
La decisione del governo di alzare il deficit 2019 al 2,4% potrebbe avere un impatto sul rating dell'Italia. A fine ottobre sono attesi i giudizi di Standard & Poor's e Moody's sulla revisione del rating e il rischio di un taglio del merito di credito è elevato, soprattutto da parte di Moody's. Un eventuale declassamento del rating dell'Italia magari accompagnato da un outlook negativo avvicinerebbe il rating in area no investment grade. Il giudizio di Moody's sull'Italia oggi è Baa2, appena due gradini sopra la classificazione "junk". Il giudizio della Commissione Europea sulla 'manovra coraggiosa' è atteso a metà ottobre.