Mandato esplorativo, questo sconosciuto. A Casellati la nona investitura dal 1948
Il primo mandato esplorativo è stato dato a Merzagora, l'ultimo a Marini. Iotti unico precedente donna
Il mantra è 'mandato esplorativo'. Cosa vuole dire e come potrebbe far nascere un governo quest'investitura che il presidente fa, solitamente, rivolgendosi alla seconda o alla terza carica dello Stato? Dopo 45 giorni di stallo, tanti ne sono trascorsi dalle elezioni del 4 marzo 2018, a ricevere il nono mandato esplorativo della storia della Repubblica Italiana è Maria Elisabetta Alberti Casellati, seconda carica dello Stato, in quota Forza Italia.
Prima di lei, dal 1948, per 5 volte l'incarico è stato dato a un presidente del Senato e per tre a un presidente della Camera. C'è invece un unico precedente di una donna che abbia ricevuto il mandato esplorativo per aiutare la formazione del governo: si tratta di Nilde Iotti, allora presidente della Camera, che nel 1987, dopo la crisi del governo Craxi, ha ricevuto l'incarico dal presidente della repubblica Francesco Cossiga.
Molto più utilizzato durante la Prima Repubblica, il mandato esplorativo, prima della riforma in senso maggioritario della legge elettorale, è stato utilizzato spesso durante le consultazioni del Capo dello Stato. Nella Seconda Repubblica l'unica volta in cui si è sfruttata questa investitura, prevista dalla Costituzione, riguarda Franco Marini, incaricato nel 2008 da Giorgio Napolitano, dopo la caduta del governo di Romano Prodi e prima delle elezioni anticipate. Inevitabile epilogo della Legislatura più travagliata (e più breve) della storia repubblicana. La Terza Repubblica, ossia il tripolarismo, per via del Rosatellum, una legge elettorale che non favorisce maggioranze parlamentari certe, ha spinto a tornare ad utilizzare il mandato esplorativo. A cosa serve? Capire se è possibile formare un governo. Nel caso specifico, Casellati dovrà valutare la possibilità di una coalizione che unisca Centrodestra con il Movimento Cinque stelle.
Mandato esplorativo nella Storia
Il primo 'esploratore' della storia della Repubblica fu il presidente del senato Cesare Merzagora, incaricato dal presidente della repubblica Giovanni Gronchi dopo le dimissioni di Antonio Segni il 6 maggio 1957. Nel conferirgli l'incarico, il capo dello Stato spiegò che avrebbe dato al suo supplente 'il compito di accertare quali concrete possibilità esistessero di costituire un governo in grado, per la composizione e il programma, di riscuotere la fiducia delle camere e del paese'. Alla fine nacque il governo guidato dal dc Adone Zoli.
Il 4 marzo del 1960, di nuovo dopo le dimissioni di un governo Segni, Gronchi decise di chiamare come 'esploratore' stavolta il presidente della Camera Giovanni Leone. La crisi fu superata con l'arrivo del governo di Fernando Tambroni.
Nel 1968 fu la volta del presidente di Montecitorio Sandro Pertini. Poi toccò a Tommaso Morlino, eletto presidente del Senato nel 1982 e che fu incaricato proprio da Pertini, diventato presidente della Repubblica, di verificare una ripresa del dialogo tra le forze di governo per evitare la fine della Legislatura. Morlino, però, proprio dopo aver riferito in senso negativo al Capo dello Stato, fu stroncato da un malore nel maggio 1983.
Il 4 luglio 1986 Amintore Fanfani, presidente del Senato, viene chiamato dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a coadiuvarlo nella ricerca di una soluzione per la crisi nata dalle dimissioni del primo governo di Bettino Craxi. Cinque giorni dopo, terminata la sua esplorazione, Fanfani riferì al Capo dello Stato che dagli elementi raccolti emergeva la possibilità di arrivare ad una soluzione della crisi, che poi si realizzò con il giuramento del governo Craxi-bis.
La prima volta di una 'esploratrice', fu il 27 marzo del 1987: Cossiga incaricò la Iotti, allora presidente della Camera. Dal 26 maggio all'11 giugno 1989 fu chiamato per un mandato esplorativo, sempre da Cossiga, Giovanni Spadolini: lo portò a termine dopo due giri di consultazioni.
Passò più di un mese per veder risolta una delle crisi più lunghe, durata 64 giorni. Prima di sciogliere le Camere dopo le dimissioni di Romano Prodi nel gennaio del 2008, il presidente della Repubblica Napolitano affidò al presidente del Senato Marini l'incarico di esplorare se esistesse consenso su una riforma delle legge elettorale e di un governo che la portasse a termine, ma non fu possibile. Sempre Napolitano all'inizio della scorsa Legislatura, dopo che Pier Luigi Bersani rinunciò all'incarico, formò due commissioni di lavoro, chiamate a stabilire contatti con i gruppi parlamentari, per un confronto su proposte programmatiche in materia istituzionale ed economico-sociale ed europea. Da lì nacque il governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta.