“Papà uccidi il mostro”, corto ispirato al dramma dell'Ilva e al piccolo Federico
Con un lungo piano sequenza viene raccontato il dramma di un uomo, e del suo bambino (morto nel 2014 per un neuroblastoma), "specchio di quello di intere generazioni di operai, illusi e delusi dal miracolo industriale delle acciaierie italiane. Una storia d’amore, tra le fiamme degli altiforni, cornice infernale e crudele di mille vite sacrificate"
Un piano sequenza di 9 minuti per non dimenticare Federico, il bambino di taranto morto nel 2014 a causa di un neuroblastoma. Prima dell'addio un ultimo ricordo al padre: un disegno in cui tratteggia i fumi dell'ex Ilva della sua città come dei mostri. Stiamo parlando di "Papà uccidi il mostro" il cortometraggio (liberamente ispirato a una storia vera e ai problemi sanitari e ambientali degli stabilimenti) dell'attore-regista Fabio Vasco dove racconta il dramma di un uomo, e del suo bambino, "specchio di quello di intere generazioni di operai, illusi e delusi dal miracolo industriale delle acciaierie italiane. Una storia d’amore, tra le fiamme degli altiforni, cornice infernale e crudele di mille vite sacrificate".
La paura, il mostro, Federico ce li aveva ben presenti, e aveva affidato alle matite colorate la speranza: “Papà uccidi il mostro”, e suo padre quel foglio l’aveva trovato accanto al figlio dormiente. Il papà del bambino dopo la sua morte lo inviò a una delle attiviste che lo ha ripubblicato a distanza di anni su Facebook: “C’è un solo modo per ricordare Federico e tutti i bambini messi sull’altare del profitto: lottare, lottare ancora e resistere”.
"Un corto breve, violento e abbacinante come un fulmine" spiega l'autore dove un "uomo solo, in una casa vuota e dall’atmosfera sospesa, come in attesa di qualcosa, comunica col figlio malato, perso in un lontano lettino d’ospedale. Dietro i vetri delle finestre, nuvole gravide di pioggia si confondono col grigio plumbeo dell’Italsider di Taranto, madre assassina e Medea d’acciaio. Sul letto una valigia, per una partenza imminente. O forse no".
"Con il mio corto ho voluto dare voce a tutte le vittime di una tragedia purtroppo ancora attuale. - Ha spiegato ancora Vasco - Vorrei che passasse questo messaggio: perché i bambini capiscono prima degli adulti la gravità di determinate situazioni, mentre noi restiamo indifferenti, spettatori della cruda realtà."
Nato da un’idea di Fabio Vasco e scritto da Antonio Mocciola, il corto è prodotto da Mag-Movimento artistico giovanile con il patrocinio di Apulia Film Commission e distribuito da Premiere Film. Inoltre, è stato presentato a vari festival cinematografici nazionali e internazionali.