'Salò o le 120 giornate di Sodoma': 40 anni dopo torna al cinema l'ultima opera Pasolini
A quarant'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, torna in sala, in versione integrale e restaurata, il suo ultimo film: «Salò o le 120 giornate di Sodoma». Il poeta, scrittore, regista e voce critica del paese tra gli anni '60 e '70, verrà ricordato il 2 novembre con una serie di iniziative che si terranno in Italia e in particolar modo a Bologna, sua città natale.
Grazie al restauro, a cura di Cineteca di Bologna e Cineteca Nazionale, sarà possibile vedere in sala la pellicola i cui diritti appartengono ad Alberto Grimaldi, storico produttore di Sergio Leone e di Ultimo tango di Bertolucci. «Salò o le 120 giornate di Sodoma» è ritenuto una sorta di testamento dell'intellettuale bolognese, che finì il montaggio il giorno prima di essere ucciso all'idroscalo di Ostia.
Il film
Ispirato al romanzo del marchese De Sade (ma anche agli scritti di Barthes), con un'ambientazione trasferita nella Repubblica di Salò del '44, il film "indubbiamente doloroso, urticante, ruvido, difficile, non riconciliato parla al nostro presente, è una metafora di quello che saremmo diventati", ha dichiarato Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna. Ora, con la giusta distanza degli anni, è arrivato il momento di vederlo, per quanto scioccante siano quei gironi infernali con i giovani costretti dai Signori alle pratiche sessuali estreme. Interpretato da Paolo Bonacelli, Giorgio Cataldi, Uberto Paolo Quintavalle, Aldo Valletti, Caterina Boratto, Elsa De Giorgi tra gli altri, venne prima respinto dalla censura poi, dopo l'omicidio di Pasolini, fu difficile non farlo uscire e così arrivo in sala, tagliato e vietato ai minori ma immediatamente sequestrato, oggetto di attacchi neofascisti, sottoposto, ricorda Farinelli, "ad una violenza contraria inaudita sotto la cappa del perbenismo italiano della metà degli anni '70".