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ITALIA

L'anniversario dei Trattati di Roma

Gentiloni: “Rinunciare a qualcosa per l’interesse comune. Così riparte l’Europa”

"Serve il coraggio di voltare pagina, abbandonando una visione della nostra economia affidata a piccole logiche di contabilità" ha detto il premier nel suo discorso ai 27 leader europei riuniti a Roma per celebrare l’anniversario dei trattati fondatori dell'Europa unita

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27 firme, una dopo l'altra. I leader europei hanno siglato la dichiarazione congiunta per una nuova Unione, per rinnovare il sogno che 60 anni fa avviò il progetto europeo. Riuniti a Roma in occasione dell'anniversario dei Trattati, hanno rinnovato l'impegno a difendere l'unità dell'Europa, minata da populismi e da un nuovo protezionismo. Davanti alla teca che custodisce il documento firmato nel 1957 da Francia, Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, hanno sottoscritto l'impegno a continuare il viaggio cominciato allora, 


"Cominciato in 6, oggi siamo in 27" dice il premier Gentiloni parlando davanti ai capi di Stato e di Governo. Ricorda il viaggio dell'Unione e gli uomini che iniziarono a costruire "un'Unione di pace e di progresso". Un viaggio "di conquiste, di speranze realizzate e di speranze ancora da esaudire". Il premier cita Adenauer, De Gasperi, Schuman, Spaak, Monnet: furono loro a dar corpo al sogno di un grande progetto europeo, rinascita dalle macerie della Seconda Guerra.

"Alla fine della seconda guerra mondiale, l'Europa era ridotta a un cumulo di macerie -dice Gentiloni- milioni di europei morti. Milioni di europei rifugiati o senza casa. Un continente che poteva contare su almeno 2500 anni di storia, ritornato di colpo all'anno zero". "Prima ancora che la guerra finisse, reclusi in una piccola isola del Mediterraneo, due uomini, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, assieme ad altri, sognavano un futuro diverso. Un futuro senza guerre. Un futuro prospero. Un futuro di pace". "Venivamo da lingue diverse -ricorda ancora il premier- non la pensavamo allo stesso modo su tutto, ma tutti erano accomunati da una splendida stessa ossessione: non dividere, ma unire, non schierarsi gli uni contro gli altri per il male di tutti, ma cooperare insieme per il bene ciascuno”. Oggi a Roma, "celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei nostri padri fondatori europei".

Gentiloni ricorda quindi la caduta del Muro di Berlino, la minaccia del terrorismo internazionale, i grandi flussi migratori. Ma “l’Europa si è presentata con troppi ritardi. E questo ha provocato una crisi di rigetto in una parte della nostra opinione pubblica, addirittura maggioritaria nel Regno Unito. Ha fatto addirittura ripartire chiusure nazionalistiche che pensavamo consegnate agli archivi della storia”.

"Abbiamo imparato la lezione: l’Unione riparte- conclude- E ha un orizzonte per farlo nei prossimi dieci anni”. "Serve il coraggio di voltare pagina, abbandonando una visione della nostra economia affidata a piccole logiche di contabilità. Di procedere con cooperazioni rafforzate, dove è necessario e quando è possibile. E, soprattutto, il coraggio di mettere al centro i nostri valori comuni. Parlo dei valori che ci fanno sentire tutti colpiti quando il Parlamento Britannico è sotto attacco. Che ci fanno gioire quando riapre i battenti il Bataclan. Che ci fanno essere orgogliosi delle donne e degli uomini di quell'avamposto europeo della civiltà che è Lampedusa. Colleghi, non vi nascondo la mia emozione nel partecipare a questo appuntamento" conclude.

Il testo della dichiarazione di Roma

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