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Antitrust Ue, Facebook ha mentito su acquisto WhatsApp: "Informazioni fuorvianti"
Avviata una procedura nella forma di una 'lettera di obiezioni'
In sostanza, la Commissione ritiene in via preliminare che, contrariamente alle affermazioni di Facebook, la possibilità tecnica di corrispondenza automatica tra utenti WhatsApp e utenti Facebook ci fosse già nel 2014
La decisione della Commissione dell'ottobre 2014 che approvò la fusione Facebook-WhatsApp si è basata su una serie di fattori che vanno al di là della possibilità di abbinare gli account utente, e quindi questa ulteriore inchiesta non avrà un impatto su tale decisione. La nuova inchiesta è anche correlata alle problematiche di privacy, protezione dei dati e di protezione dei consumatori.
Il commissario Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza, ha dichiarato: "Le aziende hanno l'obbligo di fornire informazioni precise alla commissione nel corso indagini sulle concentrazioni, e devono prendere sul serio tale obbligo. In questo caso specifico, Facebook ci ha dato informazioni errate o fuorvianti durante le indagini l'acquisizione di WhatsApp. Facebook ha ora la possibilità di rispondere".
L'inchiesta attuale è limitata alla valutazione della violazione delle regole procedurali, precisa la Commissione.
Dato che nell'ottobre 2014 l'Antitrust Ue aveva autorizzato l'acquisto di WhatsApp da parte di Facebook fondandosi "su un numero di fattori non limitati alla possibilità di associare i conti degli utilizzatori, l'inchiesta lanciata oggi non avra' alcuna incidenza su quella decisione che resta pertanto valida".
Allora la Commissione aveva esaminato l'effetto dell'operazione sui mercati sui mercati dei servizi di comunicazione per il grande pubblico e dei servizi di 'reti riguarda la comunicazione per il grande pubblico, Bruxelles aveva concluso che Facebook Messenger e WhatsApp non erano concorrenti "prossimi" e che i consumatori avrebbero continuato ad aere accesso , dopo la concentrazione, a una vasta scelta di altre applicazioni.
Per i servizi dei 'social', la Commissione concluse che indipendentemente dai limiti precisi di tale mercato e dalla questione di sapere se WhatsApp e' considerato o meno una 'rete sociale', le imprese sono "concorrenti lontani".
Per quanto riguarda la pubblicità online, Bruxelles concluse che indipendentemente dall'introduzione o meno della pubblicità su WhatsApp da parte di Facebook e/o dalla raccolta di dati degli utilizzatori di WhatsApp a fini pubblicitari, l'operazione non sollevava alcun problema di concorrenza. Oltre a Facebook, infatti, diversi altri fornitori avrebbero continuato a proporre pubblicità mirata ed esistono molti dati di utilizzatori internet per la pubblicità che non sono sotto controllo esclusivo di Facebook.
La Commissione infine ricorda che l'invio di una comunicazione di addebiti "non pregiudica le conclusioni dell'inchiesta" e Facebook adesso può rispondere per via scritta o chiedere di essere ascoltata. Non c'e' alcun vincolo temporale per l'Antitrust.
Facebook risponde alla richiesta della Commissione Europea
Facebook affida a una nota ufficiale la risposta alla Ue: "Rispettiamo il processo avviato dalla Commissione e siamo fiduciosi che dall’analisi completa dei fatti verrà confermato che Facebook ha agito in buona fede. Abbiamo costantemente fornito informazioni precise sulle nostre capacità tecniche e sui nostri piani, incluso le richieste circa l'acquisizione di WhatsApp e briefing proattivi inviati in maniera volontaria prima della introduzione dell’aggiornamento della privacy policy di WhatsApp quest'anno. Siamo lieti che la Commissione confermi la sua decisione di autorizzazione (“clearance decision” nel testo originale); noi continueremo a collaborare e condividere informazioni con i funzionari per rispondere alle loro domande". (Qui il post originale)