ITALIA
Taranto
ArcelorMittal: via al fermo dell'altoforno 2. Si tratta per impedire il recesso
Adeguato nella scansione temporale, il cronoprogramma dell'altoforno 2 è lo stesso dello scorso settembre, quando l'impianto fu già avviato a stop causa sequestro, poi bloccato dalla pronuncia del 20 settembre del Tribunale del Riesame che fu favorevole a Ilva. Infatti per fermare l'altoforno adesso non si parte da zero ma dal punto in cui il lavoro tre mesi fa è stato interrotto. ArcelorMittal, su disposizione di Valenzano, ha già preso contatti con Paul Wurth. "Non può svolgersi a partire dal 14 dicembre alcuna attività in contrasto con le esigenze cautelari sussistenti nel caso in specie" scrive il giudice Maccagnano nelle quasi due pagine dell'ordine di esecuzione. Il giudice afferma anche che "appare opportuno comprendere quali possano essere le modalità di custodia del bene in sequestro anteriori allo spegnimento dello stesso, le tempistiche residue del cronoprogramma di spegnimento dell'altoforno 2 (già avviato prima del 17 settembre 2019) e gli effetti che detta operazione può avere su tale impianto". Il giudice chiede, poi, al custode giudiziario Valenzano di specificare entro il 17 dicembre tre elementi: le modalità di custodia dell'impianto nel periodo che precede lo spegnimento, i tempi entro cui, ad altoforno spento, Ilva può adempiere alle prescrizioni della Procura del 7 settembre 2015 "allo stato non ancora adempiute", nonché di implementare "ogni più utile modalità di custodia tale da assicurare che - a partire dal 14 dicembre 2019 - l'altoforno 2 non sia più utilizzato". Infine prende corpo la possibilità che gli avvocati di Ilva in amministrazione straordinaria presentino con qualche giorno di anticipo sul previsto l'impugnazione al Riesame contro il diniego di Maccagnano alla proroga per l'altoforno espresso il 10 dicembre. Si lavora per depositare l'atto il 17 dicembre in modo da discuterlo in udienza il 30 dicembre. L'obiettivo di quest'anticipo è fermare il cronoprogramma giàdelle prime battute per non compromettere ulteriormente la situazione della fabbrica.
Si tratta per impedire il recesso
Nonostante tutte le difficoltà, ArcelorMittal - commissari di Ilva in amministrazione straordinaria e il negoziatore incaricato dal Governo, il presidente Saipem , Francesco Caio - continuano a trattare per vedere se è possibile arrivare ad un nuovo accordo per una "nuova" Ilva. Ieri si sono incontrati e lunedì si incontreranno di nuovo. Ieri - affermano fonti vicine al dossier contattate da Agi - si è convenuto nel far chiedere agli avvocati delle parti un aggiornamento dell'udienza del 20 dicembre al Tribunale di Milano. Tra pochi giorni, infatti, c'è il secondo appuntamento davanti al giudice per discutere del ricorso cautelare urgente che Ilva in as ha presentato a novembre (si tratta di un articolo 700 del Codice di procedura civile) per ribattere all'atto di citazione presentato da ArcelorMittal nei confronti dei commissari e per contrastare l'abbandono della multinazionale attraverso il recesso dal contratto di fitto.
La prima udienza sul ricorso cautelare si è tenuta il 27 novembre a Milano e in quella sede i legali chiesero al giudice un aggiornamento perché era volontà delle parti - pochi giorni prima i Mittal avevano incontrato il premier Conte - trovare un accordo. Fu così fissato l'aggiornamento al 20 dicembre. Adesso l'accordo ancora non c'è ma ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria stanno provando a raggiungerlo. C'è ovviamente bisogno di tempo, di lavoro, di mediazione perché i nodi da sciogliere non sono pochi e sono anche complicati. Oggi le parti hanno espresso la volontà di andare avanti. A quanto pare, al magistrato verrebbero indicati due-tre punti su cui è in corso il confronto. Molto verte sulla ristrutturazione della fabbrica. Si lavora, spiegano le fonti ad Agi, per produrre a Taranto un acciaio "verde" intendendo con questo parziale abbandono dell'attuale ciclo integrale basato sulla trasformazione dei minerali e uso sia del preridotto di ferro negli altiforni, sia dei forni elettrici. Questo dovrebbe portare ad un contenimento delle emissioni inquinanti. Non si sarebbe ancora parlato - o quantomeno non se ne sarebbe discusso in termini approfonditi - della forza lavoro che è un tema spinoso, anche perché ArcelorMittal, a distanza di pochi giorni, prima ha dichiarato 4700 esuberi entro il 2023, di cui 2900 in una fase immediata, e poi la cassa integrazione straordinaria per 3500 addetti a Taranto. Circa la riunione di oggi, il clima viene definito "disteso. Magari si parte in modo contrastato - spiegano ancora le fonti, ma poi l'atmosfera migliore e si discute". L'aggiornamento dell'udienza del 20 dicembre dovrebbe essere chiesta il giorno stesso.