ECONOMIA
Patuanelli: Governo deve suturare ferite della città
Taranto, corsa contro il tempo per l'impianto ex Ilva
Doppio 'no' di Confederazioni, sigle metalmeccaniche e altre categorie interessate al piano di ArcelorMittal di 3.500 cigs a Taranto e spegnimento di Afo2. Le parti convocate al Mise, insieme ai commissari dell'amministrazione straordinaria di Ilva. Patuanelli: "Il Territorio di Taranto ha ferite ancora sanguinanti che un Governo responsabile deve suturare"
"Il Territorio di Taranto ha ferite ancora sanguinanti che un Governo responsabile deve suturare". Così riferiscono fonti sindacali, il ministro Patuanelli, introduce ai sindacati il documento preparato dal governo nella trattativa con Mittal.
La comunicazione dell'azienda
Arcelor Mittal nella serata di mercoledì 11 dicembre ha informato i sindacati che, "in seguito al rigetto dell'istanza avanzata dai Commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria di proroga allo spegnimento di Afo2, a breve invieranno alle stesse l'avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per 3.500 unità". L'incontro al Mise è previsto per le ore 17. La posizione dei sindacati è univoca: no agli esuberi del nuovo piano industriale di ArcelorMittal, 4700 entro il 2023 dichiarati al Mise nei giorni scorsi, e no anche alla cassa integrazione straordinaria per 3500 lavoratori del siderurgico di Taranto che l'azienda ha chiesto ieri in conseguenza della fermata, per intervento della magistratura, dell'altoforno 2, uno dei tre attualmente operativi nello stabilimento.
Cisl: la produzione deve restare
"Al Mise, noi ribadiremo che la produzione dell'acciaio nel nostro Paese è fondamentale e non sta né in cielo né in terra che la perdiamo. né tanto meno che tra liti, denunce e tribunali alla fine restano sul campo oltre 6 mila lavoratori", afferma la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in merito alla vertenza Arcelor Mittal.
Uil: chiediamo partecipazione pubblica
"Noi non ci rassegniamo e non ci fermeremo, continueremo a lottare", sottolinea il leader della Uil Carmelo Barbagallo. "Il governo purtroppo ha dato alibi, la magistratura ha fatto la sua parte, il problema è vedere se vogliamo ancora fare acciaio in questo Paese oppure no. Chiediamo la partecipazione pubblica, con una sorta di Civ pubblico sulle aziende strategiche", aggiunge Barbagallo ribadendo che le multinazionali "non possono venire nel nostro Paese a fare shopping e poi lasciarci con le macerie".
Uilm: decisione gravissima, intervenga il Governo
''La decisione di ArcelorMittal è di una gravità inaudita poiché, invece di verificare tutte le alternative possibili per non ricorrere ad uno strumento così invasivo, utilizza il provvedimento del Giudice per ottenere i risultati che si era prefissata: utilizzare i lavoratori come scudi umani". Il leader Uilm Rocco Palombella contesta la decisione di A.Mittal di avviare la procedura di Cgis per 3.500 lavoratori e invoca "urgentemente l'intervento del governo contro questa multinazionale" e "delle autorità giudiziarie affinché verifichino che non ci siano state violazioni che pregiudicherebbero l'integrità degli impianti".
Le Usb: torni la mano pubblica
"Chiudere le fonti inquinanti e costruire un accordo di programma. Lo stabilimento tarantino cade a pezzi ed è inimmaginabile una scelta industriale che coniughi diritto al lavoro, alla salute e il rispetto dell'ambiente. La soluzione che proponiamo, l'unica percorribile, passa per il ritorno in mano pubblica dell'ex Ilva, per queste ragioni il governo deve subito dichiarare inadempiente ArcelorMittal e perseguirla legalmente per danni", sottolinenao in una nota congiunta Sergio Bellavita dell'Usb nazionale e Francesco Rizzo dell'Usb di Taranto.
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Il ministro per il Sud: Mittal ha responsabilità
“L’ingresso pubblico nell’Ilva dipende dal piano industriale”, afferma Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la Coesione Territoriale a Radio 24. “Se di Ilva facciamo la più grande acciaieria d’Europa all’avanguardia nella produzione di acciaio verde allora ha senso una presenza pubblica per accompagnare questo processo. Arcelor MIttal ha una responsabilità se dopo un anno e mezzo il piano si è rivelato impraticabile”.
I tarantini al ministro della Salute: chiuda la produzione a caldo
Intanto i portavoce di una ventina di associazioni e comitati, tra cui Genitori Tarantini, Peacelink e Isde-Medici per l'Ambiente scrivono al ministro della Salute: "Pretendiamo che lei si adoperi con ogni mezzo e a qualsiasi costo per garantire la salute di cittadini e lavoratori minata dalla produzione a caldo di acciaio". In una lettera aperta al ministro Roberto Speranza, i cittadini spiegano che "la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato lo Stato italiano per non aver tutelato la salute dei tarantini" e che il "prossimo 23 gennaio è prevista la prima tappa di un nuovo procedimento contro lo Stato".