POLITICA
Speranza presenta le dimissioni
Assemblea Pd, Renzi: "Italicum senza modifiche". E Speranza si dimette
Il punto chiave della riunione è la discussione sull'Italicum. Il segretario chiede ai deputati Pd di votare la proposta della direzione senza modifiche perché "Il governo è legato a questa legge elettorale nel bene e nel male". Per "profondo dissenso" alla riforma il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha annunciato le proprie dimissioni all'Assemblea del deputati e subito dopo i deputati di Area riformista hanno lasciato la riunione
l'annuncio delle dimissioni del capogruppo Pd Roberto Speranza che esprime il suo "profondo dissenso" sulla legge elettorale.
Legge elettorale funzionale
Il segretario del partito ammette:"Questa non è la legge elettorale perfetta - sottolinea - perché la legge elettorale perfetta non esiste in natura, ma esistono leggi elettorali funzionanti". "Chi voterà la proposta della segreteria - prosegue - parte dalla consapevolezza che non esiste la legge perfetta. Chi deciderà di votare contro dovrebbe comunque riconoscere un lavoro di mediazione e di cambiamento lungo 14 mesi".
La mediazione
Renzi ribadisce che "oggettivamente la mediazione sulla legge elettorale c'è stata ed è in linea con il dibattito interno al Pd. Ora la nostra discussione deve essere depurata da toni di Armageddon".
Cinque motivi per dire sì
Perciò il premier indica "cinque motivi" per cui approvare "subito" la riforma elettorale. Innanzi tutto, spiega, "la legge funziona, impedisce il consociativismo sul modello della Grande coalizione". Il ballottaggio "è il punto centrale", ma poi c'è anche "la parità di genere, la riconoscibilità dei candidati, mentre il premio alla lista è il compimento della vocazione maggioritaria: a chi vince viene affidata la responsabilità di governare il Paese". In secondo luogo l'Italicum "è in linea con quanto proposto sin dai tempi dell'Ulivo", e in terzo luogo permette "la scelta del governo" da parte dei cittadini. Un altro motivo per cui approvare subito la riforma secondo Renzi è che "se si fa la legge elettorale, vuol dire che finalmente la politica decide. Fermiamo il gioco degli editoriali sulla politica impotente che non decide". Inoltre una volta approvata la legge elettorale, dice il segretario, "possiamo pensare alle riforme che realizzano l'Italia che immaginiamo: penso a temi come la scuola, i diritti o al rapporto tra sicurezza e libertà".
Il ballottaggio
Nel dettaglio Renzi spiega che il ballottaggio è il punto centrale dell'Italicum. La legge funziona perché c'è il ballottaggio". E sottolinea: "Serve a evitare una deriva neocentrista Il Consultellum, per com'è fatto, impedisce la formazione di una maggioranza e favorisce dinamiche consociative tipiche della prima Repubblica".
Il dibatitto interno al Pd
Il segretario ricorda poi ai deputati che il dibattito interno al Pd "è sotto la lente di ingrandimento" e che l'assemblea del gruppo deve essere "uno luogo di dialogo". E citando il Libro della giungla dice: "Fuori di qui ci sono tanti Tabaqui (lo sciacallo nel romanzo di Kipling ndr). Ma anche gli altri dovrebbero abituarsi alla bellezza della discusisone democratica".
Minoranza abbandona l'Assemblea
Ma il dialogo con la minoranza del partito si interrompe quando il segretario propone all'assemblea di votare le dimissioni da capogruppo a Montecitorio di Speranza in "una sede più opportuna". Alla decisione dell'assemblea di continuare la discussione sull'Italicum, la minoranza del Pd abbandona la riunione. Si tratterebbe di una settantina di deputati su 310. Stefano Fassina riferisce: "Molti esponenti della minoranza, come Civati, Bindi, D'Attorre, Cuperlo ed io abbiamo lasciato l'assemblea del gruppo dopo la forzatura che c'e stata nel non considerare il fatto politico delle dimissioni di Speranza". Mentre Civati dice: "Non si può andare avanti così. Ci
vediamo in Aula. E personalmente ho già detto cosa farò (se la legge elettorale non cambia voterà contro n.d.r.)".
Bersani: "Se avanti così io non ci sto"
Intanto anche Bersani ribadisce la sua distanza dall'Italicum: "Non è un tema né di disciplina di partito né di voto di coscienza ma di responsabilità: se si sceglie di andare avanti così, io non ci sto. Non sono disponibile ad andare avanti in questo modo, qui parliamo non solo della legge elettorale ma del nostro sistema democratico".
"Sono qui per chiedere che l'assemblea del gruppo confermi la linea che la direzione ha dato": il voto della legge elettorale senza modifica. È questa la richiesta di Matteo Renzi all'assemblea del gruppo Pd alla Camera. Il premier ha spiegato che la sua volontà è "chiudere la discussione sulla legge elettorale in modo definitivo". E aggiunge: "Questo governo è legato a questa legge elettorale nel bene e nel male e si è fatto promotore di un documento firmato dalla maggioranza convinta. In quel documento c'era lo scambio tra l'abbassamento delle soglie con il premio alla lista, anziché alla coalizione". La richiesta di Renzi, però, provoca
Legge elettorale funzionale
Il segretario del partito ammette:"Questa non è la legge elettorale perfetta - sottolinea - perché la legge elettorale perfetta non esiste in natura, ma esistono leggi elettorali funzionanti". "Chi voterà la proposta della segreteria - prosegue - parte dalla consapevolezza che non esiste la legge perfetta. Chi deciderà di votare contro dovrebbe comunque riconoscere un lavoro di mediazione e di cambiamento lungo 14 mesi".
La mediazione
Renzi ribadisce che "oggettivamente la mediazione sulla legge elettorale c'è stata ed è in linea con il dibattito interno al Pd. Ora la nostra discussione deve essere depurata da toni di Armageddon".
Cinque motivi per dire sì
Perciò il premier indica "cinque motivi" per cui approvare "subito" la riforma elettorale. Innanzi tutto, spiega, "la legge funziona, impedisce il consociativismo sul modello della Grande coalizione". Il ballottaggio "è il punto centrale", ma poi c'è anche "la parità di genere, la riconoscibilità dei candidati, mentre il premio alla lista è il compimento della vocazione maggioritaria: a chi vince viene affidata la responsabilità di governare il Paese". In secondo luogo l'Italicum "è in linea con quanto proposto sin dai tempi dell'Ulivo", e in terzo luogo permette "la scelta del governo" da parte dei cittadini. Un altro motivo per cui approvare subito la riforma secondo Renzi è che "se si fa la legge elettorale, vuol dire che finalmente la politica decide. Fermiamo il gioco degli editoriali sulla politica impotente che non decide". Inoltre una volta approvata la legge elettorale, dice il segretario, "possiamo pensare alle riforme che realizzano l'Italia che immaginiamo: penso a temi come la scuola, i diritti o al rapporto tra sicurezza e libertà".
Il ballottaggio
Nel dettaglio Renzi spiega che il ballottaggio è il punto centrale dell'Italicum. La legge funziona perché c'è il ballottaggio". E sottolinea: "Serve a evitare una deriva neocentrista Il Consultellum, per com'è fatto, impedisce la formazione di una maggioranza e favorisce dinamiche consociative tipiche della prima Repubblica".
Il dibatitto interno al Pd
Il segretario ricorda poi ai deputati che il dibattito interno al Pd "è sotto la lente di ingrandimento" e che l'assemblea del gruppo deve essere "uno luogo di dialogo". E citando il Libro della giungla dice: "Fuori di qui ci sono tanti Tabaqui (lo sciacallo nel romanzo di Kipling ndr). Ma anche gli altri dovrebbero abituarsi alla bellezza della discusisone democratica".
Minoranza abbandona l'Assemblea
Ma il dialogo con la minoranza del partito si interrompe quando il segretario propone all'assemblea di votare le dimissioni da capogruppo a Montecitorio di Speranza in "una sede più opportuna". Alla decisione dell'assemblea di continuare la discussione sull'Italicum, la minoranza del Pd abbandona la riunione. Si tratterebbe di una settantina di deputati su 310. Stefano Fassina riferisce: "Molti esponenti della minoranza, come Civati, Bindi, D'Attorre, Cuperlo ed io abbiamo lasciato l'assemblea del gruppo dopo la forzatura che c'e stata nel non considerare il fatto politico delle dimissioni di Speranza". Mentre Civati dice: "Non si può andare avanti così. Ci
vediamo in Aula. E personalmente ho già detto cosa farò (se la legge elettorale non cambia voterà contro n.d.r.)".
Bersani: "Se avanti così io non ci sto"
Intanto anche Bersani ribadisce la sua distanza dall'Italicum: "Non è un tema né di disciplina di partito né di voto di coscienza ma di responsabilità: se si sceglie di andare avanti così, io non ci sto. Non sono disponibile ad andare avanti in questo modo, qui parliamo non solo della legge elettorale ma del nostro sistema democratico".