POLITICA
Stasera la riunione dei deputati dem
Italicum, il giorno della resa dei conti nel Pd. Renzi: "Non si torna indietro, non è Monopoli"
Il premier: "Vado avanti". La Serracchiani non esclude la fiducia mentre i 'dissidenti' insistono: meno capolista nominati e troveremo l’intesa
I 'dissidenti'
Le minoranze Pd sono una galassia frastagliata e proprio su quelle divisioni il premier cerca di far leva per portare a casa la nuova legge elettorale così com’è, senza altre "perdite di tempo". In vista dell' appuntamento, Area Riformista, la minoranza che fa capo a Roberto Speranza, ha ribadito le richieste di modifiche alla riforma, ma ha dato mandato a parlare ancora con Renzi, al quale viene chiesto di trovare una soluzione che permetta alla minoranza stessa di votare l'Italicum. Proprio questa componente della minoranza (di cui però non fanno parte altri esponenti come Pier Luigi Bersani, Rosi Bindi, Gianni Cuperlo o Alfredo D'Attorre), si è riunita per tutta la mattina di ieri; la decisione è che alla riunione del Gruppo verrà reiterata la richiesta di modifiche, e se sarà respinta si voterà in quella sede contro l'Italicum, senza che però questo si debba tradurre in un "no" anche in Aula. Anzi, nella riunione più d'uno ha detto che sarebbe meglio evitare una spaccatura, specie se Renzi riconoscerà almeno le ragioni portate da Area Riformista, o aprirà magari alle modifiche sulla riforma costituzionale del Senato.
Nelle prossime ore Speranza dovrebbe incontrare Renzi chiedendogli di fare all'Assemblea, una apertura, se non alle modifiche all'Italicum, almeno alla riforma costituzionale, visto che molte delle critiche riguardano il combinato disposto delle due leggi. Oltre tutto se questa sera il capogruppo Speranza si trovasse su una linea bocciata dai due terzi del gruppo, sarebbe quasi obbligato a rimettere il mandato, anche se il vicesegretario Lorenzo Guerini ha detto che il suo ruolo non è in discussione.
E di una possibile "novità" in arrivo prima dell'Assemblea, ha parlato anche Bersani. C'è poi Pippo Civati che annuncia un "no" in ogni caso, anche se dovesse arrivare la fiducia, definita da Nico Stumpo, di Area Riformista, una mossa "totalmente sbagliata". Una fiducia di fatto, anche se non ufficialmente, è stata già posta da Renzi, quando ha definito la riforma "essenziale al programma del governo". Per questo Marina Sereni sottolinea che dalle decisioni di oggi "dipende il prosieguo della legislatura". Sereni si dichiara "fiduciosa" che "prevarrà il senso di unità", e anche Guerini ha detto di aver fiducia sulla "lealtà della minoranza".
Renzi
Sulla legge elettorale, ha detto Renzi a Milano, "vediamo la fine. Dopo mesi passati a discutere abbiamo detto 'basta, si decide'. Non è il Monopoli dove c'è la casella 'tornate al vicolo corto'". Insomma un modo per ribadire il "no" alle due modifiche chieste da Area Riformista la scorsa settimana in un Documento firmato da oltre 80 deputati su 310.
Forza Italia
Punta invece alle crepe interne dei Dem Forza Italia che presenterà pochi emendamenti, e su tre di essi chiederà il voto segreto: "premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista, apparentamento al secondo turno; entrata in vigore della legge al 2017 anziché nel luglio del 2016": temi condivisi da diversi esponenti della minoranza.
L'appello del M5S
"Possiamo ribaltarla". Fabiana Dadone, portavoce e vicepresidente vicario del Movimento 5Stelle, chiede al pezzo di Pd che si oppone all’Italicum una convergenza tattica per affossare la legge elettorale. "Noi siamo aperti e sin dall'inizio fermi a migliorare questo provvedimento soprattutto nella parte che riguarda le preferenze spiega la Dadone - Ma se invece - continua la deputata grillina - fanno il passo indietro, se vanno in Aula con gli emendamenti, dove sanno già che non hanno i numeri, allora è inutile".