EUROPA
Primi arresti
Austria. Dopo l’attentato a Vienna chiuse tre moschee considerate “radicali”
Il provvedimento preso dopo un vertice tra i ministri dell’interno e della cultura austriaca con il presidente della comunità di fede islamica. Sospeso, anche, il responsabile dell'anti-terrorismo
Il vertice di crisi
Dopo l’attentato di lunedì scorso a Vienna, il ministro degli Interni austriaco Karl Nehammer e la ministra della Cultura Susanne Raab hanno incontrato Umit Vural presidente della comunità di fede islamica. Da qui la decisione della chiusura delle tre moschee.
Arresti e indagini
Sul fronte delle indagini, che non si stanno svolgendo solo in Austria ma anche in altri paesi, 6 persone sono state arrestate, altre 6 sono state rilasciate. La notizia l’ha riferita all’agenzia stampa austriaca Apa, una portavoce della procura. Gli arrestati, secondo la polizia, avrebbero contribuito all'attacco o comunque, avrebbero fatto parte dell'organizzazione terroristica. Per altre persone in stato di fermo è stata richiesta la custodia cautelare.
Sospeso il responsabile dell'anti-terrorismo
Sospeso il responsabile dell'anti-terrorismo (Lvt) a Vienna. Lo ha annunciato il capo della polizia, Gerhard Purstl, quattro giorni dopo l'attentato alla capitale austriaca e le rivelazioni sulla inadeguata sorveglianza del terrorista, che era già monitorato dalle autorità. Erich Zwettler, il funzionario in questione, "mi ha chiesto di sospenderlo dalle sue funzioni perché – ha spiegato il capo della polizia ai giornalisti- non vuole ostacolare le indagini".
Le falle nei controlli
Annunciando le dimissioni del capo dei servizi d'intelligence, il capo della polizia Gerhard Puerstl, ha ammesso, che su richiesta di Berlino la polizia austriaca aveva monitorato a luglio un incontro fra estremisti tedeschi e l'attentatore islamista che lunedì a Vienna ha ucciso quattro persone. Il futuro attentatore, Kujtim Fejzulai, questa estate era in libertà provvisoria dopo una condanna per aver tentato di raggiungere lo Stato Islamico in Siria. L'incontro con estremisti tedeschi avrebbe dovuto preoccupare gli inquirenti, così come la segnalazione, sempre in luglio, dei servizi di Bratislava che l'uomo si era recato in Slovenia per comprare munizioni. Segnalazione che non ha avuto seguito e di cui ha ammesso due giorni fa l'esistenza il ministro degli Interni.