SPORT
Inchiesta "Dirty Soccer"
Calcioscommesse, 50 arresti: "Truccate partite in Lega Pro e Serie D"
Coinvolti anche calciatori, dirigenti, presidenti, allenatori. Sulla vicenda anche l'ombra della 'ndrangheta. Il presidente della Figc Tavecchio: "Noi parte lesa"
Catanzaro
L’ennesimo colpo alla credibilità del calcio italiano, l’ennesima bufera che parte dalle indagini della magistratura e che potrebbe riscrivere la geografia dei prossimi campionati. Calcio e scommesse, ancora una volta lo scandalo di partite combinate, in questo caso nella stagione in corso della Lega Pro e della Serie D. “Un nuovo romanzo criminale”, dicono i pm di Catanzaro, la cui inchiesta denominata “Dirty Soccer” ha portato a 50 fermi. Gli indagati sono oltre 70.
L'operazione
L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Ad alcuni indagati vengono contestate anche le aggravanti mafiose e transnazionali. La polizia ha eseguito perquisizioni in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto, Lombardia. Il provvedimento di fermo, di oltre mille pagine, delinea una rete di personaggi appartenenti a due distinte organizzazioni criminali, attive nella combine di incontri dei campionati di Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti, capaci di alterare risultati e investire denaro nel connesso "giro di scommesse" in Italia e all'estero. I club coinvolti sono 33. Tra di essi ci sono Pro Patria, Barletta, Brindisi, L'Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor-Lamezia, Santarcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas e San Severo.
Rapporti con la ‘ndrangheta
Ad aggravare lo scandalo ci sarebbero anche rapporti con la ‘ndrangheta. Fra i personaggi coinvolti nell'indagine della Dda di Catanzaro, oltre a calciatori ed ex, presidenti e dirigenti di club, figurano anche soggetti stranieri, un presunto appartenente alla cosca Iannazzo, potente clan operante nella provincia di Lamezia Terme, e un poliziotto. L'inchiesta è iniziata grazie alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di vertice dell'omonima cosca che opera a Lamezia Terme, arrestato giovedì scorso in una operazione della polizia contro la 'ndrina.
Le promesse a giocatori e club
I componenti delle organizzazioni facevano valere le loro conoscenze con calciatori disponibili alla combine ai quali venivano corrisposti, di volta in volta, somme di denaro o promesse di ingaggi più remunerativi in altre squadre. Secondo gli inquirenti è stata accertata, inoltre, un particolare capacità degli indagati nell'approfittare, per propri fini, delle difficoltà economiche di alcune squadre che per tali motivi risultavano maggiormente disponibili ad introiti derivanti dal corrispettivo della combine prospettategli.
“Un nuovo romanzo criminale”
Per il sostituto procuratore Elio Romano, titolare delle indagini, siamo davanti ad un "nuovo romanzo criminale" i cui protagonisti stanno creando un "danno economico" e "si fanno beffa delle passioni di quanti seguono la propria squadra del cuore e ledono gli investimenti di denaro e speranze che impegnano le famiglie dei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio".
Nel mirino anche la Serie B
Secondo il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, l’organizzazione era collegata con l’estero e i suoi componenti "tramavano per estendere le combine al campionato di serie B e a gare più importanti”. Lombardo ha aggiunto che la Dda "non ha elementi per dire se la combine sia andata a buon fine" e che il procuratore nazionale della Federazione italiana giuoco calcio ha preso contatti con la procura di Catanzaro per ottenere la documentazione relativa all'inchiesta.
L’intercettazione: “Lotito ricatta Macalli e Tavecchio”
Nelle carte dell’inchiesta ci sono anche i nomi del presidente della Lega Pro, del presidente della Figc e del presidente della Lazio, nessuno dei quali è indagato. A riferirsi a loro è Vittorio Galigani, ex ds di diverse squadre dalla serie A alla C e oggi editorialista della rivista on line TuttoLegaPro.com, in una telefonata con il direttore sportivo de L'Aquila Ercole Di Nicola, uno degli arrestati. “Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti... in mano a Lotito, che li ricatta”, dice Galigani. Nella conversazione i due fanno anche riferimento alla proprietà di alcune squadre delle serie maggiori. Al fatto che Lotito, presidente della Lazio, abbia le mani anche su Salernitana, Bari e Brescia, con Galigani che aggiunge: "Lui adesso con Infront insieme a Galliani, che è un para... Galliani, hanno preso anche il Brescia. Infront è Galliani! Infront è Galliani".
Tavecchio: “Noi parte lesa”
"Ci dichiariamo parte lesa per quanto sta succedendo - ha detto il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio - Il calcio non viene aiutato da questi scandali. Noi siamo un soggetto che vuole difendere il sistema da certe cose ma i nostri mezzi non sono all'altezza". Sull'argomento è intervenuto anche il presidente dell'assocalciatori Damiano Tommasi. "Il nostro è un mondo allettante per chi persegue il malaffare. Aprire alle scommesse è stato un rischio perché ci sono 160 squadre e le partite non sono trasmesse".
L'operazione
L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Ad alcuni indagati vengono contestate anche le aggravanti mafiose e transnazionali. La polizia ha eseguito perquisizioni in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto, Lombardia. Il provvedimento di fermo, di oltre mille pagine, delinea una rete di personaggi appartenenti a due distinte organizzazioni criminali, attive nella combine di incontri dei campionati di Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti, capaci di alterare risultati e investire denaro nel connesso "giro di scommesse" in Italia e all'estero. I club coinvolti sono 33. Tra di essi ci sono Pro Patria, Barletta, Brindisi, L'Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor-Lamezia, Santarcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas e San Severo.
Rapporti con la ‘ndrangheta
Ad aggravare lo scandalo ci sarebbero anche rapporti con la ‘ndrangheta. Fra i personaggi coinvolti nell'indagine della Dda di Catanzaro, oltre a calciatori ed ex, presidenti e dirigenti di club, figurano anche soggetti stranieri, un presunto appartenente alla cosca Iannazzo, potente clan operante nella provincia di Lamezia Terme, e un poliziotto. L'inchiesta è iniziata grazie alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di vertice dell'omonima cosca che opera a Lamezia Terme, arrestato giovedì scorso in una operazione della polizia contro la 'ndrina.
Le promesse a giocatori e club
I componenti delle organizzazioni facevano valere le loro conoscenze con calciatori disponibili alla combine ai quali venivano corrisposti, di volta in volta, somme di denaro o promesse di ingaggi più remunerativi in altre squadre. Secondo gli inquirenti è stata accertata, inoltre, un particolare capacità degli indagati nell'approfittare, per propri fini, delle difficoltà economiche di alcune squadre che per tali motivi risultavano maggiormente disponibili ad introiti derivanti dal corrispettivo della combine prospettategli.
“Un nuovo romanzo criminale”
Per il sostituto procuratore Elio Romano, titolare delle indagini, siamo davanti ad un "nuovo romanzo criminale" i cui protagonisti stanno creando un "danno economico" e "si fanno beffa delle passioni di quanti seguono la propria squadra del cuore e ledono gli investimenti di denaro e speranze che impegnano le famiglie dei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio".
Nel mirino anche la Serie B
Secondo il procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, l’organizzazione era collegata con l’estero e i suoi componenti "tramavano per estendere le combine al campionato di serie B e a gare più importanti”. Lombardo ha aggiunto che la Dda "non ha elementi per dire se la combine sia andata a buon fine" e che il procuratore nazionale della Federazione italiana giuoco calcio ha preso contatti con la procura di Catanzaro per ottenere la documentazione relativa all'inchiesta.
L’intercettazione: “Lotito ricatta Macalli e Tavecchio”
Nelle carte dell’inchiesta ci sono anche i nomi del presidente della Lega Pro, del presidente della Figc e del presidente della Lazio, nessuno dei quali è indagato. A riferirsi a loro è Vittorio Galigani, ex ds di diverse squadre dalla serie A alla C e oggi editorialista della rivista on line TuttoLegaPro.com, in una telefonata con il direttore sportivo de L'Aquila Ercole Di Nicola, uno degli arrestati. “Macalli e Tavecchio sono due rincoglioniti... in mano a Lotito, che li ricatta”, dice Galigani. Nella conversazione i due fanno anche riferimento alla proprietà di alcune squadre delle serie maggiori. Al fatto che Lotito, presidente della Lazio, abbia le mani anche su Salernitana, Bari e Brescia, con Galigani che aggiunge: "Lui adesso con Infront insieme a Galliani, che è un para... Galliani, hanno preso anche il Brescia. Infront è Galliani! Infront è Galliani".
Tavecchio: “Noi parte lesa”
"Ci dichiariamo parte lesa per quanto sta succedendo - ha detto il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio - Il calcio non viene aiutato da questi scandali. Noi siamo un soggetto che vuole difendere il sistema da certe cose ma i nostri mezzi non sono all'altezza". Sull'argomento è intervenuto anche il presidente dell'assocalciatori Damiano Tommasi. "Il nostro è un mondo allettante per chi persegue il malaffare. Aprire alle scommesse è stato un rischio perché ci sono 160 squadre e le partite non sono trasmesse".