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ITALIA

Le polemiche dopo il funerale-show

Casamonica, famiglia del boss: "Giudica Dio non la politica"; il parroco: "Non sapevo chi fosse"

Il nipote del boss; "Non siamo mafiosi, era il nostro Re". Il parroco si difende: "Dovevo arrestarlo io?". Spunta il permesso di scarcerazione per il figlio. Intanto l'Enac ha sospeso la licenza all'elicotterista. Prefetto Gabrielli: "Errori ma Roma non è connivente"

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Non si placano le polemiche sul funerale-show del boss Vittorio Casamonica celebrato a Roma con carrozza, banda musicale e petali di rosa. I giudici e i carabinieri sapevano. "Urgentissimo": così si legge sul permesso straordinario firmato dal presidente della prima sezione della Corte d’Appello e inviato alla tenenza dei carabinieri di Ciampino. È il documento grazie al quale è stato consentito ad Antonio Casamonica, figlio di Vittorio, agli arresti domiciliari, di partecipare ai funerali del padre, presso la parrocchia di San Giovanni Bosco al quartiere Cinecittà di Roma. La richiesta è stata inoltrata alla Corte dal suo avvocato, il giorno 19 agosto. L'istanza è stata accolta e i magistrati hanno autorizzato, come si legge nel documento, "l'imputato ad allontanarsi dalla propria abitazione" dalle 10 fino alle 14.  

La famiglia si difende
La famiglia si difende e giustifica il funerale: "Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c'è la mafia - sottolinea il nipote Luciano Casamonica - Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive".

Poi risponde alle accuse: "Vittorio Casamonica Re di Roma? Nel gergo nostro, nella nostra cultura significa che per noi è un re, il nostro re di Roma. Dicono che era un boss. Mio zio era conosciutissimo perchè lui comprava e vendeva auto".  Sulle critiche: "Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica", fanno eco i parenti: "Noi possiamo chiedere scusa al Papa e al Vaticano forse solo per aver messo una canzone che magari non andava bene".



Parroco: "Non sapevo chi fosse"
"Molti mi hanno rimproverato di non aver bloccato il funerale a un boss che ne ha combinate più che Bertoldo. Ma se era così fuori norma, perché mai era a piede libero? Hanno aspettato la sua morte sperando che lo...'arrestasse' il parroco? Mio dovere è distribuire misericordia, m'insegna Papa Francesco. Ed è quello faccio".Si difende dalla accuse il parroco della Don Bosco, don Giancarlo Manieri che poi precisa che chi fosse la persona per la quale era stato chiesto il rito. "Personalmente non conoscevo il nome del boss dei Casamonica per me poteva essere il più lontano dei parenti". Una precisazione che arriva dopo la dichiarazione a SkyTg24: "Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabilmente sì, faccio il mio mestiere".

Enac revoca licenza elicotterista
Enac revoca licenza all'elicotterista Intanto anche l'Enac è intervenuta sospendendo, in via cautelativa, la licenza del pilota dell'elicottero che ieri ha sorvolato la chiesa lanciando petali di rosa. "Non è stata data alcuna autorizzazione al volo o al sorvolo della città di Roma" dichiara l'ente nazionale dell'aviazione civile. Da una prima ricostruzione dei fatti - spiega l'Enac - il volo è stato effettuato da un privato che è decollato dall'elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l'elisuperficie Romanina. In arrivo su Roma ha chiesto alla torre controllo l'autorizzazione all'attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla città, non può essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri.

Gabrielli: "Roma non è connivente"
È accaduta una "cosa grave", sono stati fatti errori ma Roma "non è connivente". Il Prefetto Franco Gabrielli ammette inefficienze e lacune dell'apparato di sicurezza, ma accusa un'eccessiva amplificazione mediatica per il caso del funerale di Casamonica. Gabrielli difende Roma: "Non è corretto parlare di una criticità riferita al luogo" dice intervistato da Famiglia Cristiana. Parla di tre errori e tre cause: "Il funerale è stato celebrato in un quartiere diverso da quello di appartenenza del boss. Il periodo ferragostano ha generato un allentamento delle difese immunitarie anche in campo sociale. Infine, ed è una nostra mancanza, l'apparato di sicurezza non ha saputo cogliere i giusti segnali di quel che sarebbe successo". 

Marino: "Meno soli nella battaglia contro la mafia"
Interviene anche il sindaco Ignazio Marino: "La mia voce è meno isolata. Oggi, lo straordinario impegno del prefetto Franco Gabrielli, il lavoro determinato e insensibile alle minacce ricevute che stiamo compiendo ad Ostia, e la nuova consapevolezza della presenza di questo cancro metastatico nella nostra comunità, stanno spingendo tutte le forze democratiche ad unirsi per contrastare questi fenomeni, che sono chiaramente mafiosi. 

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