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ITALIA

Le polemiche dopo la cerimonia- show

Casamonica, sospesa licenza elicotterista. Parroco: "Rifarei funerale", nipote: "Non siamo mafiosi"

L'Enac ha sospeso la licenza del pilota: "Nessuna autorizzazione al sorvolo". Don Giancarlo Manieri: "Rifarei quel funerale, è il mio mestiere". Il nipote del boss a Alfano: "Giudica Dio non la politica". Prefetto Gabrielli si difende: "Roma non è connivente". Marino: "Meno soli nella battaglia contro la mafia"

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Non si placano le polemiche sul funerale-show del boss Vittorio Casamonica celebrato a Roma con carrozza, banda musicale e petali di rosa. La famiglia però si difende: "Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c'è la mafia - sottolinea il nipote Luciano Casamonica - Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive". Poi risponde alle accuse: "Vittorio Casamonica Re di Roma? Nel gergo nostro, nella nostra cultura significa che per noi è un re, il nostro re di Roma. Dicono che era un boss. Mio zio era conosciutissimo perchè lui comprava e vendeva auto". Risponde poi così alle critiche: "Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica", fanno eco i parenti: "Noi possiamo chiedere scusa al Papa e al Vaticano forse solo per aver messo una canzone che magari non andava bene".

Enac revoca licenza all'elicotterista
Intanto anche l'Enac è intervenuta sospendendo, in via cautelativa, la licenza del pilota dell'elicottero che ieri ha sorvolato la chiesa lanciando petali di rosa. "Non è stata data alcuna autorizzazione al volo o al sorvolo della città di Roma" dichiara l'ente nazionale dell'aviazione civile. Da una prima ricostruzione dei fatti - spiega l'Enac - il volo è stato effettuato da un privato che è decollato dall'elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l'elisuperficie Romanina. In arrivo su Roma ha chiesto alla torre controllo l'autorizzazione all'attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla città, non può essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri.

Parroco: "Rifarei quel funerale"
Al centro della bufera il parroco della chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri. "Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabilmente sì, faccio il mio mestiere" ha dichiarato a SkyTg24. "Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chiesa può dire no a un funerale? - continua - Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me". Si difende :"A me hanno fatto solo vedere un foglietto che diceva che era un cattolico praticante e che lasciava moglie e figli. Di tutto l'ambaradam che c'era fuori non sapevo nulla perché ero già 'apparato' per la funzione".

Gabrielli: "Roma non è connivente"
È accaduta una "cosa grave", sono stati fatti errori ma Roma "non è connivente". Il Prefetto Franco Gabrielli ammette inefficienze e lacune dell'apparato di sicurezza, ma accusa un'eccessiva amplificazione mediatica per il caso del funerale di Casamonica. Gabrielli difende Roma: "Non è corretto parlare di una criticità riferita al luogo" dice intervistato da Famiglia Cristiana. Parla di tre errori e tre cause: "Il funerale è stato celebrato in un quartiere diverso da quello di appartenenza del boss. Il periodo ferragostano ha generato un allentamento delle difese immunitarie anche in campo sociale. Infine, ed è una nostra mancanza, l'apparato di sicurezza non ha saputo cogliere igiusti segnali di quel che sarebbe successo".

Sabella: "Si doveva e poteva evitare"
"Certamente si poteva e si doveva evitare. Se non si è evitato è perche' Roma non ha ancora gli anticorpi necessari per comprendere e prevenire cose di questo tipo: l'esistenza della mafia è stata negata fino a pochissimo tempo fa". Così commenta l'assessore alla legalità di Roma Alfonso Sabella.

Marino: "Meno soli nella battaglia contro la mafia"
Interviene anche il sindaco Ignazio Marino: "La mia voce è meno isolata. Oggi, lo straordinario impegno del prefetto Franco Gabrielli, il lavoro determinato e insensibile alle minacce ricevute che stiamo compiendo ad Ostia, e la nuova consapevolezza della presenza di questo cancro metastatico nella nostra comunità, stanno spingendo tutte le forze democratiche ad unirsi per contrastare questi fenomeni, che sono chiaramente mafiosi.

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