POLITICA
Lotta all'Isis
Iraq, Gentiloni: "Strategico" l'invio dei nostri soldati a Mosul
Il ministro degli Esteri italiano parla della nuova missione in Medio Oriente e dell'impegno italiano in Libia
Alla domanda sull'impegno dell'Italia in Siria dopo che Obama ha detto anche che bisogna colpire più duramente i jihadisti, Gentiloni risponde: "L' Italia è molto attiva dentro il processo diplomatico sulla Siria, giunto a uno snodo fondamentale, anche alla luce dei colloqui tra Kerry e Putin. La settimana scorsa a Riad si è costituito un cartello delle opposizioni ad Assad. Ci sono le premesse perché a gennaio comincino i negoziati tra il regime e le opposizioni, avvio che dovrebbe coincidere con il cessate il fuoco. Da quel momento scatterebbero i 6 mesi durante i quali ci dovrebbe essere l' inizio della transizione. Durante questo processo secondo noi dovrebbe esserci l' uscita di scena di Assad, ma al tavolo negoziale non è ancora un esito dichiarato".
Parlando al Corriere della Sera, il ministro degli esteri Gentiloni torna anche sulla vicenda libica a partire dalla conferenza di Roma di domenica scorsa che ha consolidato un processo in Libia e segnato una svolta. Ora si tratterà di vedere cosa accade politicamente sul terreno e "resta il fatto che le prossime mosse sono nelle mani delle parti libiche".
"L' importante nel vertice di domenica, del quale la diplomazia italiana deve essere orgogliosa - dice Gentiloni - è che attorno al coraggio e alla volontà delle maggioranze dei due organismi libici, siamo riusciti a costruire il massimo di consenso internazionale possibile. Resta il fatto che le prossime mosse sono nelle mani delle parti libiche".
Secondo il ministro le criticità risiedono nel fatt che "Per definizione è un Paese troppo frammentato. Non sarà semplice mettere insieme una massa critica capace di riportarlo sotto una guida unitaria. Ci saranno ostacoli infiniti. E il primo sarà probabilmente il trasferimento del nuovo governo a Tripoli, che richiede garanzie adeguate di sicurezza. Ma la corsa a ostacoli ha anche tre potenti fattori positivi: il sostegno della comunità internazionale registrato a Roma; la possibilità che si traduca rapidamente in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza; la diffusa disponibilità delle più diverse componenti libiche, a cominciare dalle tribù, di volersi riappropriare di una nazione con grandi risorse e potenzialità enormi".