Coronavirus
Tensione tra governo e Regioni della zona rossa
Coronavirus, da oggi in vigore il nuovo Dpcm: cosa cambia nelle aree di rischio
A breve alla Camera l'informativa urgente del ministro della Salute, Roberto Speranza. Le regioni 'zona rossa' chiedono verifiche sui dati. "È il momento della responsabilità, abbassiamo i toni" dice il presidente della regione Emilia Romagna
A breve è in programma a Montecitorio l'informativa urgente del ministro della Salute Roberto Speranza n merito ai criteri scelti dal governo per la definizione delle tre aree a rischio Covid-19 previste dall'ultimo Dpcm. Ieri il ministro dopo aver firmato l'ordinanza che inserisce le Regioni nelle zone 'rossa' e 'arancione', ha cercato di frenare la rivolta dei presidenti, sostenuto "da tutto il governo" e dagli scienziati. Lo scontro è però acceso: i governatori insistono chiedendo una verifica sui dati o minacciando, come ha fatto presidente facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì, di impugnare il provvedimento.
Nelle prossime ore arriveranno i nuovi dati - probabilmente sabato - relativi alla settimana 26 ottobre-1 novembre e non è affatto escluso che chi oggi si trova nella zona gialla possa finire in quelle dove sono previste maggiori restrizioni: a rischio ci sono almeno la Campania, la Liguria, il Veneto, la Toscana.
Le misure per le zone rosse
È vietato ogni spostamento, anche all’interno del proprio Comune, in qualsiasi orario, salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute; vietati gli spostamenti da una Regione all’altra e da un Comune all’altro.- Chiusura di bar e ristoranti, 7 giorni su 7. L’asporto è consentito fino alle ore 22. Per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. Chiusura dei negozi, fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità. Restano aperte edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Chiusi i centri estetici.
Didattica a distanza per la scuola secondaria di secondo grado, per le classi di seconda e terza media. Restano aperte, quindi, solo le scuole dell’infanzia, le scuole elementari e la prima media. Chiuse le università, salvo specifiche eccezioni. Sono sospese tutte le competizioni sportive salvo quelle riconosciute di interesse nazionale dal CONI e CIP. Sospese le attività nei centri sportivi. Rimane consentito svolgere attività motoria nei pressi della propria abitazione e attività sportiva solo all’aperto in forma individuale. Sono chiusi musei e mostre; chiusi anche teatri, cinema, palestre, attività di sale giochi, sale scommesse, bingo, anche nei bar e nelle tabaccherie. Per i mezzi di trasporto pubblico è consentito il riempimento solo fino al 50%, fatta eccezione per i mezzi di trasporto scolastico.
Le misure per le zone arancioni
In Puglia e Sicilia vietato spostarsi in entrata e in uscita da una regione all’altra e da un comune all’altro, salvo motivi di lavoro, studio, salute, necessità e per usufruire di servizi e attività non disponibili nel comune di residenza. In queste regioni chiudono bar e ristoranti 7 giorni su 7 ma possono operare per l’asporto fino alle 22. Non ci sono restrizioni per la consegna a domicilio.
Le misure per le zone gialle
Dell'area gialla fanno parte Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Sardegna, Liguria, Marche, Toscana, Umbria, Veneto, province di Trento e di Bolzano. Negozi chiusi nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, ad eccezione di farmacie, parafarmacie, alimentari, tabacchi ed edicole. È prevista la didattica a distanza per le scuole superiori di secondo grado, le lezioni in presenza rimangono per scuole dell’infanzia, elementari e medie. Didattica a distanza anche all’università, salvo che per le matricole e per le attività di laboratorio. Sospese prove scritte per concorsi e prove di abilitazione professionale, con alcune eccezioni. Per i mezzi di trasporto pubblico: riempimento fino al 50% fatta eccezione per i mezzi di trasporto scolastico. Nell'area gialla, c'è la raccomandazione di non andare in altre abitazioni.
Bonaccini: "È il momento della responsabilità, abbassiamo i toni"
Siamo tutti "in una condizione di pandemia, tutti dobbiamo rispettare le regole, tutti abbiamo il dovere di fare in modo che le misure funzionino. È il momento della responsabilità e dell'unità, dimostriamo di essere un grande Paese e ne usciremo prima e meglio". Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ancora in isolamento, per guarire dal coronavirus, di cui ha "sintomi lievi". Gli ospedali "potrebbero raggiungere presto il limite. Non ci sono pagelle da dare, ma una pandemia da fermare" spiega. Non c'è bisogno "di accrescere il livello di scontro ma semmai di lavorare assieme - sottolinea -. Ascoltiamo il presidente Mattarella e abbassiamo i toni". Tra governo e Regioni, sulla valutazione dei dati "non ci sono trattative, non siamo al calciomercato. Ci sono 21 parametri e i relativi dati forniti dai territori, valutati dagli esperti". Bonaccini vedrebbe possibile "un livello di confronto tecnico, di volta in volta,tra gli esperti del ministero e quelli delle Regioni coinvolte.Ne parleremo col ministro". Il governatore dell'Emilia Romagna respinge il sospetto che le Regioni possano inviare dati parziali per evitare il lockdown e rimarca come ci sia l'obbligo"di ascoltare chi rischia di chiudere e non riaprire più. Come Regioni abbiamo insistito da subito perché alle misure restrittive fossero affiancati ristori certi, adeguati e immediati. Ben venga un decreto ristori-bis".
Fontana: "Non sono contrario a zona rossa, ma valutare i dati"
"Io non ho detto che non volevo accettare la zona rossa, tutte le settimane si fanno valutazioni e io pretendevo che venisse fatta la valutazione anche di questa settimana. Poi se siamo in un momento drammatico, da zona rossa è giusto che si stia in zona rossa". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana a Radio Anch'io su Rai Radio 1.
Milano, in mattinata mezzi pubblici meno affollati
A Milano il primo giorno del nuovo lockdown sono ancora tanti i pendolari che arrivano alla stazione di Milano Cadorna da fuori città per lavoro. Ma non c'è l'affollamento dei giorni scorsi, niente code ai tornelli della metropolitana o per salire sui tram, mezzi pubblici che da oggi viaggiano con una capacità di trasporto che si è ridotta, per il decreto del governo, dall'80 al 50%. All'ingresso della stazione la Polizia controlla chi deve partire e fa compilare l'autocertificazione. I pendolari arrivati questa mattina a Milano da fuori città hanno raccontato di treni "mezzi vuoti",che viaggiavano "con molta meno gente rispetto a ieri e ai giorni scorsi", di convogli "molto alleggeriti". Anche in metropolitana, sulla linea 1 che va da Cadorna verso piazza Duomo, niente affollamento ma ci sono comunque molte persone che viaggiano sui vagoni, per andare al lavoro o per accompagnare i figli a scuola, visto che i più piccoli continuano le lezioni in presenza. Immagini comunque molto diverse da quelle del primo lockdown di marzo, quando la città di era fermata quasi completamente.