SALUTE
Doping genetico, l’ultima frontiera
Superprestazioni sportive, muscoli gonfi, enormi i danni del doping per l’organismo: ma ora si lavora al doping genetico, trasportare nelle cellule particolari geni che potenziano capacità.
Le amfetamine possono provocare crisi anginose o addirittura l’infarto del miocardio. I farmaci che rendono il sangue più denso perché ricco di globuli rossi ossigenano di più i muscoli, garantendo risultati migliori, ma possono provocare trombi nelle arterie: dall’infarto all’occlusione della femorale all’ictus cerebrale all’ischemia di un arto inferiore, o alla trombosi dell’arteria renale: questo il prezzo che molto spesso si paga.
Ricadute pesanti anche per chi usa gli ormoni, come il nandrolone o il testosterone, possono provocare il cancro, stesso discorso per la eritropoietina, farmaco ormonale potentissimo nato per curare le anemie di cui hanno abusato generazioni di atleti: in più, con la EPO, si torna ai problemi causati dalla eccessiva densità del sangue.
Un altro farmaco molto usato è il salbutamolo, un broncodilatatore che si usa nelle bronchiti acute: permette di respirare a pieni polmoni, ma ovviamente ha i suoi effetti collaterali soprattutto a carico del cuore.
Ci sono poi le autostrasfusioni, il sangue rigenerato, ma la frontiera a cui qualcuno sta già lavorando è il doping genetico: portare all’interno delle cellule, con virus disattivati, geni che sviluppano capacità, resistenza, forza del cuore, dei polmoni, dei muscoli. Sono 250 i geni che si stanno studiando, collegati in qualche modo alle performance sportive: l’atleta bionico potrebbe arrivare presto.