ITALIA
Palagonia
Duplice omicidio nel Catanese, la figlia delle vittime: "Colpa anche dello Stato"
"Renzi venga qui, a spiegare e non a chiedere scusa o a giustificarsi perché i miei genitori ormai sono morti e il Governo deve dirci perché ", dice Rosita Solano, figlia della coppia uccisa a Palagonia.
"Non dovevano morire così, ammazzati. Per che cosa? Per due cellulari, per una telecamera, per un computer?" dice ancora Rosita Solano, "No... Mio padre non aveva niente, ne' cassaforte, ne' niente, ma anche se l'avesse avuta, se la portavano, li lasciavano legati, imbavagliati, ma vivi. E invece no: cosa avevano fatto questi poverini? Una vita di sacrifici per costruirsi una casa. Adesso che l'avevano finita se la potevano godere e invece no...".
"Hanno creato un odio. Se prima c'era un qualcosa di sopportabile, da quello che mi hanno detto i miei paesani, hanno creato un paese di razzismo dove cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni non lo so", è invece il commento di Francesco, nipote materno dei coniugi uccisi. "So che Renzi e Alfano senza la certezza della pena hanno creato un sentimento di razzismo nei confronti di queste persone - ha aggiunto il nipote -. E se tutto questo sfociasse in una 'guerra civile'...? Renzi e Alfano dovrebbero provvedere al più presto a tamponare la cosa rapidamente".
Le indagini e il fermo
Intanto è stato fermato per omicidio un ivoriano sospettato di avere ucciso Vincenzo Solano, 68 anni, e la moglie Mercedez Ibanez, di 70. Le indagini sono partite dai controlli, aumentati nell'ultimo periodo, all'ingresso del Cara di Mineo. Il migrante ha un borsone. La polizia di Stato lo controlla e trova un telefonino e un pc portatile. Scattano gli accertamenti e una chiamata col cellulare: risponde una delle due figlie del proprietario, che non vivono in famiglia. "Mio padre - dice preoccupata agli agenti - è una persona attenta, sono preoccupata". Fornisce l'indirizzo della villetta, a Palagonia, in via Palermo, e una pattuglia di carabinieri arriva sul posto per raccogliere la denuncia di furto. La scena che gli investigatori trovano è drammatica: il corpo della donna nel cortile e quello dell'uomo in casa, con segni evidenti di una colluttazione e la casa in disordine.
La squadra mobile di Catania sente subito l'ivoriano, che diventa il sospettato dell'inchiesta aperta della Procura di Caltagirone anche se non si trovano prove per 'collocarlo' dentro la villetta. Non ci sono segni di effrazione, si cercano tracce di Dna e impronte digitali. Ma ci vuole tempo per una verifica. Lui nega ogni addebito e si professa innocente: "il telefonino? L'ho trovato per strada", dice alla polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Caltagirone. Una ricostruzione che per gli investigatori è 'debole'. Fino al fermo arrivato in serata, dopo che l'ivoriano è stato trovato con addosso gli abiti di Vincenzo Solano.
La ricostruzione
Il delitto è stato commesso certamente la notte tra sabato e domenica perché i due coniugi sabato era stati a cena dalla sorella di Vincenzo Solano. Sarebbero rientrati a casa e per il gran caldo si sarebbero messi a letto con pochi indumenti, la donna quasi nulla. E avrebbero lasciato le imposte aperte. La villa non ha sistema di sorveglianza né cancelli invalicabili. E' alla fine della strada principale del paese, dove non ci sono passanti né frequentatori, se non i clienti di un vicino supermercato. Il buio ha favorito l'intrusione e la tragedia. Quello che è accaduto nella villa costruita dalla famiglia di operai tornati dalla Germania per godersi la pensione dal lavoro di operai resta un mistero. Le due figlie delle coppia vivono per conto loro: una a Palagonia, l'altra nel nord Italia. In casa c'erano soltanto Vincenzo e Mercedes e il loro assassino, che secondo i primi rilievi ha agito con grande violenza.