ITALIA
Il procuratore Cozzi: "Può essere fondamentale"
Genova, trovato reperto "chiave" che mostra corrosione dei cavi
Si tratta del reperto numero 132 che verrà inviato a Zurigo per essere sottoposto a una super-perizia
crollo del ponte Morandi avvenuto a Genova lo scorso 14 agosto. Si tratta, come scrivono l'edizione locale di Repubblica e il Secolo XIX, del reperto che mostrerebbe un avanzato stato di corrosione dei cavi di acciaio dentro lo strallo di cemento armato. Corrosione, secondo i militari della Guardia di Finanza, dovuta a manutenzioni carenti. Il reperto verrà inviato in Svizzera per analisi più approfondite.
Per gli inquirenti, infatti, il collasso del viadotto è stato causato dalla rottura degli stralli (i tiranti alla sommità della struttura) ammalorati da anni e per i quali era stato approvato il progetto di retrofitting, il rinforzo appunto delle pile 9 e 10. I lavori sarebbero dovuti partire tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2019. Nel piano di intervento però non era stata prevista la chiusura del ponte.
Cozzi: "Reperto può essere fondamentale"
Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi è andato nell'hangar dove sono custoditi i reperti di ponte Morandi catalogati dai periti e dai consulenti, tra i quali il numero 132 che potrebbe risultare decisivo per le indagini. "Questo reperto è uno dei più grossi - ha commentato il procuratore - e potrebbe essere fondamentale per permetterci di risalire alle cause del disastro". Nell'hangar, Cozzi ha potuto verificare che "il lavoro svolto da vigili del fuoco, consulenti e periti sembra fatto a regola d'arte".
"Ci sono ancora grandi macerie - ha commentato il procuratore - stiamo valutando il modo di riuscire a rimuoverle senza creare intralcio alle indagini". Il procuratore è in contatto con il commissario per la
ricostruzione del ponte, Marco Bucci, che ha chiesto una valutazione sui tempi e i modi per riaprire via Perlasca, strada che corre lungo il Polcevera e che è stata riaperta il 6 settembre scorso solo in un tratto. Cozzi ha sottolineato che la procura ha ben presente la "necessità di bilanciare le esigenze investigative con quelle della popolazione".
È stato individuato, tra le tante macerie, il reperto numero 132, catalogato dai periti della procura e i consulenti che potrebbe essere la prova chiave delle indagini sul
Per gli inquirenti, infatti, il collasso del viadotto è stato causato dalla rottura degli stralli (i tiranti alla sommità della struttura) ammalorati da anni e per i quali era stato approvato il progetto di retrofitting, il rinforzo appunto delle pile 9 e 10. I lavori sarebbero dovuti partire tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2019. Nel piano di intervento però non era stata prevista la chiusura del ponte.
Cozzi: "Reperto può essere fondamentale"
Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi è andato nell'hangar dove sono custoditi i reperti di ponte Morandi catalogati dai periti e dai consulenti, tra i quali il numero 132 che potrebbe risultare decisivo per le indagini. "Questo reperto è uno dei più grossi - ha commentato il procuratore - e potrebbe essere fondamentale per permetterci di risalire alle cause del disastro". Nell'hangar, Cozzi ha potuto verificare che "il lavoro svolto da vigili del fuoco, consulenti e periti sembra fatto a regola d'arte".
"Ci sono ancora grandi macerie - ha commentato il procuratore - stiamo valutando il modo di riuscire a rimuoverle senza creare intralcio alle indagini". Il procuratore è in contatto con il commissario per la
ricostruzione del ponte, Marco Bucci, che ha chiesto una valutazione sui tempi e i modi per riaprire via Perlasca, strada che corre lungo il Polcevera e che è stata riaperta il 6 settembre scorso solo in un tratto. Cozzi ha sottolineato che la procura ha ben presente la "necessità di bilanciare le esigenze investigative con quelle della popolazione".