Coronavirus, i boss mandati ai domiciliari
C'è anche Rosalia Di Trapani, 72 anni, moglie del boss mafioso palermitano Salvatore Lo Piccolo e madre di Sandro anche lui mafioso, ergastolani, tra i detenuti che sono stati scarcerati in questi giorni per andare agli arresti domiciliari.
La donna era stata condannata a otto anni di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso e dall'agevolazione di Cosa nostra al Mercatone della carne di Palermo. Di Trapani, secondo l'avvocato Marcello Trapani, procuratore sportivo finito in carcere per mafia e poi diventato collaboratore di giustizia, curava gli interessi del gruppo Lo Piccolo, al vertice di Cosa nostra palermitana, per conto del marito e del figlio, all'epoca latitanti.
Tra gli altri scarcerati anche il presunto mafioso di Gela Vincenzo Mulè, 58 anni, detto Enzo l'americano, che farebbe parte del gruppo mafioso dei Rinzivillo, e Giacomo Teresi, 74 anni, mafioso del quartiere palermitano di Brancaccio. Nella sua macelleria le microspie degli investigatori captarono un progetto di attentato nei confronti dell'ex procuratore a Palermo Gian Carlo Caselli.
A casa è andato anche il killer ergastolano Antonino Sudato,mafioso siracusano del clan Nardo-Aparo che avrebbe partecipato alla guerra di mafia della sua zona negli anni dal '90 al '94. Ai domiciliari anche i boss Antonino Sacco, 65 anni, con varie condanne per mafia e estorsioni, il catanese Francesco Sansone, 70 anni, mafioso ed estorsore.
Sono sette, due dei quali ritenuti pericolosi, i pregiudicati del Barese che hanno lasciato il carcere. I due esponenti di rilievo nella geografia criminale locale sono il presunto boss malavitoso di Trani Gaetano Rano, ritenuto in passato vicino all'allora capoclan Salvatore Annacondia prima che questi si pentisse, e l'andriese Valerio Capogna. Rano nel 2014 fu coinvolto in un blitz sul narcotraffico dalla Colombia al Nord Barese. Il 7 aprile 2019 fu ferito di striscio al collo da un colpo di pistola mentre era davanti ad un bar. Capogna è il figlio di Vito che fu ucciso in un agguato il 25 luglio scorso. Valerio Capogna, assieme al fratello Pietro, aveva deciso di vendicare la morte del padre: per questo i due fratelli furono arrestati nel febbraio scorso per detenzione di armi (anche un kalashnikov) aggravate dal metodo mafioso con le quali avrebbero dovuto vendicare loro padre. Sia Rano sia Capogna hanno gravi problemi di salute.
Hanno già fatto scalpore le scarcerazioni del boss mafioso palermitano Francesco Bonura, 78 anni, e di Pino Sansone, 70anni, in attesa di giudizio, costruttore vicino alla mafia corleonese. Su Bonura il magistrato di sorveglianza scrive che può uscire per motivi sanitari non solo suoi ma anche dei familiari conviventi. Li può accompagnare a visite mediche, sedute dentistiche, esami diagnostici.