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POLITICA

Gelo dei prodiani sul Rosatellum

Il Pd compie 10 anni e Renzi rivendica il suo ruolo: "Resto il candidato premier"

Il Pd celebra i suoi 10 anni, con una festa su cui pesano le spaccature sulla legge elettorale e l'assenza annunciata di Romano Prodi. Il cui ex braccio destro Arturo Parisi parla di un "lutto" dopo il Rosatellum. Il segretario dem Renzi rivendica intanto il ruolo del suo partito, baricentro forte di una coalizione che lui vede andare dal mondo centrista a quello di sinistra che, dice, "senza voler tirare la giacchetta a qualcuno, credo ci sarà". E sulle primarie di coalizione sottolinea che non si mette in discussione che il leader del Pd è per statuto candidato premier del Pd.

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Per costruire una coalizione "abbiamo quattro margini di azione. Primo: il mondo centrista, dall'ex Scelta civica ad Ap, cattolici e moderati. Secondo: Forza Europa, i radicali, magari coinvolgendo anche personalità dell' attuale governo. Terzo: la galassia ambientalista, a cominciare dai Verdi e dall'associazionismo. Quarto: un mondo di sinistra che, senza voler tirare la giacchetta a qualcuno, credo ci sarà. E in più la rete di alcuni sindaci. Naturalmente con un baricentro forte: il Pd".

Il segretario dem Matteo Renzi - intervistato da Repubblica - è convinto che questa compagine sarà "in tutti i collegi sopra il 30% e possa puntare altrove al 40%. Vedremo cosa farà il mondo di Campo progressista, per il quale le porte sono totalmente spalancate".   

Si faranno le primarie? "Con questa legge elettorale, il leader del Pd è per statuto candidato premier del Pd - risponde il segretario -. Questo punto non lo mettiamo in discussione".   

Il Rosatellum è "un passo avanti - secondo Renzi -. Non sono entusiasta, naturalmente, perché il 4 dicembre è stato sconfitto il nostro modello istituzionale e il ballottaggio, che garantiva la governabilità. Con la legge Rosato almeno ci sono i collegi. A me piacciono, anzi ne avrei voluto di più". Perché non prevedere il voto disgiunto? "Lo fa al massimo l'1% degli elettori. È solo un tecnicismo", risponde, e "avremmo portato la guerra in casa del centrodestra. E dunque non c'era l'accordo". La fiducia è non è una forzatura democratica? "Dissento radicalmente - è la replica -. Parlare di forzatura democratica è inaccettabile. La fiducia è uno strumento democratico che permette di fare le leggi".

Rosatellum e addii rovinano decennale
Decennale dal retrogusto un po' amaro per il partito democratico, che oggi festeggia le dieci candeline in un clima di forte contrapposizione all'interno del centrosinistra.     

Matteo Renzi, dal palco del teatro Eliseo, dopo gli interventi di Walter Veltroni e Paolo Gentiloni, farà di tutto per rilanciare il ruolo di un partito che punta a fare da argine alle destre e al populismo. 

Il forte scontro sul Rosatellum, gli addii di ben due ex segretari, Guglielmo Epifani e Pierluigi Bersani, l'assenza di Romano Prodi e gli attacchi di Arturo Parisi hanno un po' rovinato il clima della vigilia.     

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L'intervento di Veltroni
"Non abbiamo paura della parola sinistra, è un'idea del mondo e della giustizia, cambiata nel tempo come è dovere farlo, la sinistra ci ha messo troppo a capire che libertà e giustizia non sono separate. Sinistra è libertà, per me sinistra era quel ragazzo cinese con le buste della spesa e non il carro armato". Così Walter Veltroni nel suo intervento di apertura della festa per i 10 anni del Pd.

"Vorrei che la legislatura si concludesse con l'approvazione dello ius soli. Paolo e Matteo fate ciò che è necessario".

"Il Pd nacque con 10 anni di ritardo doveva essere il consolidamento dell'Ulivo, il governo Prodi del '96 fu il migliore della storia repubblica in primo luogo per l'autorevolezza di chi lo presiedeva: Romano Prodi. Ma l'esperienza finì uccisa da due mali storici della sinistra, il massimalismo e le divisioni". 
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