CULTURA
Correva l'anno 1944
"In Svizzera accolti da persone meravigliose": gli ex bambini della Repubblica d'Ossola raccontano
Duemilacinquecento minori affidati alle cure di famiglie Svizzere, in seguito ad un accordo tra i partigiani dell'esperienza dell'Ossola e le autorità elvetiche. "Il paese del pane bianco", saggio dell'ex partigiano Paolo Bologna, ricorda quell'operazione umanitaria
"Per me erano altri genitori"
Un viaggio in treno, organizzato dalla Croce Rossa, porta i bambini in Svizzera. I piccoli vengono bene accolti e cresciuti in famiglie, alcune italiane. "Il pane era razionato, ma io - racconta Giuseppe Maglio - ne mangiavo sempre. La famiglia che mi aveva accolto aveva un pastificio". I piccoli mantengono il legame con i genitori, attraverso carteggi e anche incontri. E' quanto accade, ad esempio, ad Antonietta La Mazza, che, a 4 anni, viene affidata ad una famiglia che definisce "meravigliosa", insieme alla sorella Rosa. Un giorno, la famiglia svizzera organizza l'incontro a sorpresa, alla stazione di Lugano, e le due sorelle riabbracciano la loro madre.
Gli "ex bambini" hanno mantenuto con le famiglie 'affidatarie' un legame affettivo. Un rapporto mantenuto anche con il paese elvetico. Claudio Barone, undicenne nel '44, ha scritto un diario su quell'esperienza e conserva anche alcuni oggetti di allora, come la cartella-valigia che portò con sé a Berna.
"I bambini del pane bianco"
I racconti degli ex bambini di allora sono stati raccolti da Paolo Bologna, nel libro "Il paese del pane bianco" presentato il 23 aprile, a due giorni dall'anniversario della Liberazione, a Roma. 70 anni dopo quell'esperienza, ci si chiede se la storia dei bambini dell'Ossola non possa essere anche un modello di accoglienza nella società odierna, dove le cronache di ogni giorno raccontano di migliaia di minori che cercano rifugio nel nostro Paese, in fuga da guerre e carestie. "Di loro non si occupano famiglie italiane ma istituzioni statali e organizzazioni di assistenza che ricevono un compenso per questa attività. Perché oggi non è possibile accogliere in famiglia i piccoli esuli delle guerre in Siria e in Medio Oriente?"