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ITALIA

Identificati gli autori, sono 25

Inchino al boss a Oppido, il carabiniere su Facebook: "La 'ndrangheta forma odiosa di sopraffazione"

Il maresciallo dei Carabinieri che ha abbandonato la processione di Oppido, in Calabria, rompe il silenzio su Facebook: "Il piagnisteo non giova a nulla, servono azioni concrete. Qui il muro di silenzio è più duro del cemento armato"

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La 'ndrangheta è "una forma odiosa di sopraffazione fra esseri umani", "uccide ed è venditrice di morte. Oppido e gli oppidesi hanno vissuto passivamente ed ammutoliti cruente faide di cui oggi ancora in tanti portano addosso i segni. Il piagnisteo non giova a nulla, al pari del nascondimento. Servono azioni concrete". Le prime parole pubbliche le affida a Facebook il comandante dei carabinieri Andrea Marino, diventato "famoso" a suo malgrado per aver abbandonato la processione di Oppido Mamertina, fermatasi davanti alla casa di un boss per un "inchino". 

Il ringraziamento agli oppidesi
Il sottufficiale dell'Arma ringrazia sul social network "gli oppidesi onesti, che sono tanti, cosi come tanti sono i veri devoti di Maria Vergine delle Grazie. Li ringrazio particolarmente perché, pubblicamente e non, hanno comunque scalfito quel muro di silenzio che qui è più duro del cemento armato. Li invito a perseverare, a non aver paura di vivere liberi, a dimostrare che i cambiamenti sono frutto dei fatti e dei sacrifici e non solo delle belle parole". Il gesto "non aveva alcuna dietrologia, né era mirato a gettare fango sull'intera comunità oppidese in cui vivo con la mia famiglia da circa 6 anni, ed in cui ho conosciuto tanta gente laboriosa ed onesta". Cittadini che soffrono perché sentono "addosso il peso del fango mediatico che spesso dipinge Oppido come fosse il paese degli orrori".

Identificati gli autori, sono 25
Intanto, le persone che portavano la Vara con la statua della Madonna delle Grazie durante la processione di Oppido sono state identificate. Si tratta di 25 volontari che trasportavano l’immagine sacra e che hanno effettuato il contestato inchino vicino all'abitazione di Peppe Mazzagatti, il boss di 82 anni condannato all'ergastolo e ai domiciliari per motivi di salute. I loro nomi sono confluiti nel fascicolo aperto dalla Dda di Reggio Calabria ma al momento nei loro confronti non sono emersi rilievi di natura penale. Le 25 persone non appartengono a organizzazioni o congregazioni religiose. 

 
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