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SCIENZA

Il caso

Terremoti, Italia territorio a rischio: 5000 morti dal 1968. Si spende troppo poco in prevenzione

Dall'11 al 12 settembre la Convention nazionale dei Geologi. Il Consigliere Nazionale Calcagni lancia l'allarme: "L'Italia spende poco in prevenzione". Solo dopo L'Aquila un'inversione di tendenza

La zona a più alto rischio sismico è il versante appenninico.
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"L'Italia è un Paese sismicamente molto pericoloso". A pochi giorni della Convention nazionale dei Geologi, che si terrà a San Benedetto del Tronto l'11 e 12 settembre, il consigliere Nazionale, Giovanni Calcagnì, lancia l'allarme. Basti pensare che dal 1968 a oggi i morti causa terremoto sono stati 5 mila, e oltre 500 mila i senza tetto. Eppure, lo Stato  ha speso molto di più in interventi di post-emergenza che in prevenzione vera e propria. Poco più di un miliardo di euro, dal 1986 al 2010, a fronte degli oltre 150 miliardi spesi negli ultimi 40 anni per interventi tampone successivi. "Solo dopo il sisma dell'Aquila si è notata una certa inversione di tendenza", sottolinea ancora Calcagnì. 

Secondo la mappatura elaborata dall'Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (Ingv), nel territorio italiano ci sarebbero 36 diverse zone sismogenetiche ed una diffusa presenza di faglie attive da cui periodicamente si originano sismi. "La pericolosità sismica italiana è molto forte soprattutto nei territori appenninici - ribadisce Calcagnì - ma anche nelle altre zone, ed è causata essenzialmente dalla particolare posizione geostrutturale della nostra penisola, collocata in pieno nelle zone orogenetiche attuali tra le superplacche africana ed euroasiatica; dalla sua relativa "giovinezza" geologica e morfologica; dalla sua diffusa "fragilità" litologica per la grande presenza, in Appennino, di sedimenti terrigeni spesso caoticizzati dalla loro travagliata genesi e in pianura da sedimenti spesso soffici e in falda".
 
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