Nasa. Dalla sonda Parker nuove scoperte sull'origine del vento solare
Sorprendenti inversioni dei campi magnetici e velocità superiori al previsto: sulla rivista Nature l'analisi dei dati raccolti dalla sonda a 24 milioni di chilometri di distanza dal Sole
La sonda Parker della Nasa, il veicolo che più di ogni altro si è avvicinato al Sole, è riuscita a intravedere le sorgenti del vento solare, il flusso di particelle cariche continuamente emesso dal Sole.
Analizzando i dati della missione, un gruppo di ricercatori ha realizzato quattro studi pubblicati sulla rivista Nature, rivelando i primi "segreti" del vento solare.
"Sin dall'inizio abbiamo assistito a una nuova straordinaria astrofisica del plasma", ha detto Stuart Bale, un fisico del plasma presso l'Università della California, Berkeley. "È stato spettacolare". "Adesso possiamo osservare le strutture magnetiche della corona solare, che ci indicano come il vento solare emerga da piccoli buchi coronali".
Alla distanza ravvicinata di 24 milioni di chilometri - anziché i 150 milioni che separano la Terra dal Sole - la sonda ha osservato che durante la propagazione del vento solare nello spazio, parte di esso subisce dei picchi di accelerazione. "Come delle grandi onde" dice Kasper, scienziato dell'University del Michigann, al cui interno la velocità raddoppia generando un flusso così intenso da riuscire a invertire la direzione dei campi magnetici. Durante i suoi passaggi la sonda ha attraversato oltre 1.000 di queste ondate, la cui origine non è ancora stata compresa a fondo dagli scienziati.
La Parker solar probe ha poi scoperto che il vento solare ruota attorno al Sole più velocemente del previsto: tra i 35 e i 50 chilometri al secondo, molti più di quanto si pensasse in precedenza. Questa scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a prevedere con maggior precisione il tempo impiegato dai brillamenti solari a raggiungere la Terra. Suggerisce, inoltre, che il vento solare potrebbe disperdere l'energia del Sole più rapidamente di quanto si creda: se così fosse, gli astronomi dovrebbero rivedere le loro teorie sull'invecchiamento di tutte le altre stelle dell'Universo.
La sonda continuerà ad avvicinarsi ulteriormente al Sole e si prevede che nei prossimi cinque anni potrà arrivare fino a 6 milioni di chilometri di distanza. Grandissima l'attesa per i dati che potrà continuare a raccogliere, considerando che la nostra stella dovrebbe entrare nella fase più attiva del suo ciclo.