POLITICA
Intesa sulla soglia di sbarramento al 3%
Italicum, patto di governo fino al 2018. Renzi: "Legge elettorale al Senato entro fine anno"
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi chiede la firma su un documento ai capigruppo dei partiti che sostengono il governo
Roma
Un documento per impegnarsi sulla legge elettorale, sulle riforme costituzionali e sul Jobs act. E’ stata questa la richiesta del premier Matteo Renzi ai capigruppo dei partiti della maggioranza riuniti a palazzo Chigi nel vertice - durato tre ore - per discutere dell’Italicum. Nel documento c'è scritto nero su bianco che si andrà alle elezioni soltanto dopo il referendum sulle riforme costituzionali. In cambio i partiti più piccoli hanno ottenuto l'Introduzione delle preferenze, soglie al 40% per il premio di maggioranza e sbarramento d'ingresso al 3%. Nel documento si conferma l'introduzione del sistema dei capilista bloccati ed inoltre la possibilità di potersi candidare in più collegi. Verrà inoltre indicato il 'timing' in Parlamento del jobs act, della delega fiscale, della riforma elettorale e delle riforme costituzionali.
L'obiettivo del presidente del Consiglio è incardinare la legge elettorale al Senato prima della fine dell'anno e licenziarla entro febbraio alla Camera dei deputati per poi andare avanti con il programma di governo, fissando il 2018 come orizzonte di legislatura dell'azione del suo esecutivo. "La maggioranza ritiene fondamentale che l'orizzonte temporale del governo sia unicamente quello della scadenza naturale della legislatura. Votare prima del 2018 sarebbe un errore e una sconfitta inaccettabile per tutti" si ribadisce infatti nel documento.
Alla riunione hanno partecipano i capigruppo di Pd, Ncd, Sc, Per l'Italia, gruppo misto, Centro democratico. Al centro della discussione, in particolare, con i piccoli partiti al cospetto del premier e con il patto del Nazareno che "scricchiola", la questione delle soglie di accesso. Si 'balla' nella forchetta 3-5 per cento. La convinzione del Nuovo Centrodestra è che "si può chiudere l'accordo sull'Italicum, e se c'è l'accordo i numeri della maggioranza ci sono per approvare la legge". Spiega infatti il coordinatore Gaetano Quagliariello arrivando a palazzo Chigi: "Le riforme si provano a fare con lo schieramento più ampio possibile ma partendo dalla maggioranza". A entrare nei dettagli è la capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo: "Logica vorrebbe che con il premio di maggioranza del 55% alla lista e il doppio turno non ci fossero poi soglie di sbarramento". Ma se devono esserci, "il 2, 3, 4% al massimo". Perché "se dal premio alla coalizione si passa al premio di lista, allora si possono cambiare anche le soglie e le preferenze". "C'è un problema di fondo - le fa eco Gianluca Susta (Sc) - se il premio di maggioranza va alla lista, serve una soglia che sia tecnica e che garantisca la rappresentanza. Il 5 per cento va bene con un sistema proporzionale, con un premio di maggioranza va rivista".
Per noi il patto resta valido - riferiscono fonti Pd - ma se Berlusconi si sfila si andrà in Aula con chi ci sta. Berlusconi non intende accettare questo 'timing' qualora il Capo dell'esecutivo dovesse accontentare in tutto e per tutto i partiti convocati a palazzo Chigi. A quel punto sarebbe un patto di maggioranza, non più il patto del Nazareno. Certo da più parti l'ex presidente del Consiglio viene invitato a non rompere, ma la partita sulle soglie e il premio di maggioranza alla lista restano degli ostacoli sulla strada dell'intesa. Ncd e gli altri partiti della maggioranza contano sul fatto che la soglia di ingresso venga abbassata al 3%, mentre per il Cavaliere non si può scendere sotto il 5. Una ipotesi di mediazione potrebbe essere però quella del 4%.
Il premier Renzi ha incontrato Alfano e Casini e si sarebbe discusso proprio su una mediazione di questo tipo che potrebbe accontentare, viene riferito, sia il Nuovo Centrodestra che Forza Italia. Occorrerà capire se Renzi è disposto ad aspettare qualche giorno prima di accelerare. Berlusconi nelle prossime incontrerà i parlamentari azzurri nell'ufficio di presidenza con Raffaele Fitto intenzionato a porre nella riunione la questione del partito, oltre che a chiedere un confronto aperto sulla legge elettorale. L'obiettivo del Cavaliere è quello di tenere unito il partito, per questo motivo potrebbe ancora temporeggiare e a quel punto si andrà al confronto direttamente in Parlamento. I contatti tra Pd e FI sono ancora in corso ma l'intesa ancora non c'è e il fatto che Renzi abbia convocato la direzione del partito per mercoledì è un segnale che il Capo dell'esecutivo voglia andare al G20 in Australia con i 'dossier' già avviati. Il segretario del Pd ha messo in agenda, oltre all'Italicum, anche il Jobs act e le riforme costituzionali.
L'obiettivo del presidente del Consiglio è incardinare la legge elettorale al Senato prima della fine dell'anno e licenziarla entro febbraio alla Camera dei deputati per poi andare avanti con il programma di governo, fissando il 2018 come orizzonte di legislatura dell'azione del suo esecutivo. "La maggioranza ritiene fondamentale che l'orizzonte temporale del governo sia unicamente quello della scadenza naturale della legislatura. Votare prima del 2018 sarebbe un errore e una sconfitta inaccettabile per tutti" si ribadisce infatti nel documento.
Alla riunione hanno partecipano i capigruppo di Pd, Ncd, Sc, Per l'Italia, gruppo misto, Centro democratico. Al centro della discussione, in particolare, con i piccoli partiti al cospetto del premier e con il patto del Nazareno che "scricchiola", la questione delle soglie di accesso. Si 'balla' nella forchetta 3-5 per cento. La convinzione del Nuovo Centrodestra è che "si può chiudere l'accordo sull'Italicum, e se c'è l'accordo i numeri della maggioranza ci sono per approvare la legge". Spiega infatti il coordinatore Gaetano Quagliariello arrivando a palazzo Chigi: "Le riforme si provano a fare con lo schieramento più ampio possibile ma partendo dalla maggioranza". A entrare nei dettagli è la capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo: "Logica vorrebbe che con il premio di maggioranza del 55% alla lista e il doppio turno non ci fossero poi soglie di sbarramento". Ma se devono esserci, "il 2, 3, 4% al massimo". Perché "se dal premio alla coalizione si passa al premio di lista, allora si possono cambiare anche le soglie e le preferenze". "C'è un problema di fondo - le fa eco Gianluca Susta (Sc) - se il premio di maggioranza va alla lista, serve una soglia che sia tecnica e che garantisca la rappresentanza. Il 5 per cento va bene con un sistema proporzionale, con un premio di maggioranza va rivista".
Per noi il patto resta valido - riferiscono fonti Pd - ma se Berlusconi si sfila si andrà in Aula con chi ci sta. Berlusconi non intende accettare questo 'timing' qualora il Capo dell'esecutivo dovesse accontentare in tutto e per tutto i partiti convocati a palazzo Chigi. A quel punto sarebbe un patto di maggioranza, non più il patto del Nazareno. Certo da più parti l'ex presidente del Consiglio viene invitato a non rompere, ma la partita sulle soglie e il premio di maggioranza alla lista restano degli ostacoli sulla strada dell'intesa. Ncd e gli altri partiti della maggioranza contano sul fatto che la soglia di ingresso venga abbassata al 3%, mentre per il Cavaliere non si può scendere sotto il 5. Una ipotesi di mediazione potrebbe essere però quella del 4%.
Il premier Renzi ha incontrato Alfano e Casini e si sarebbe discusso proprio su una mediazione di questo tipo che potrebbe accontentare, viene riferito, sia il Nuovo Centrodestra che Forza Italia. Occorrerà capire se Renzi è disposto ad aspettare qualche giorno prima di accelerare. Berlusconi nelle prossime incontrerà i parlamentari azzurri nell'ufficio di presidenza con Raffaele Fitto intenzionato a porre nella riunione la questione del partito, oltre che a chiedere un confronto aperto sulla legge elettorale. L'obiettivo del Cavaliere è quello di tenere unito il partito, per questo motivo potrebbe ancora temporeggiare e a quel punto si andrà al confronto direttamente in Parlamento. I contatti tra Pd e FI sono ancora in corso ma l'intesa ancora non c'è e il fatto che Renzi abbia convocato la direzione del partito per mercoledì è un segnale che il Capo dell'esecutivo voglia andare al G20 in Australia con i 'dossier' già avviati. Il segretario del Pd ha messo in agenda, oltre all'Italicum, anche il Jobs act e le riforme costituzionali.