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POLITICA

Montecitorio

Italicum, in Commissione sostituzione di dieci deputati della minoranza dem

 Sono complessivamente 135 gli emendamenti presentati all'Italicum in commissione Affari costituzionali della Camera, che si riunirà a breve per il vaglio dell'ammissibilità delle proposte di modifica al testo. La minoranza Pd ha presentato 11 emendamenti.

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Lo scontro all'interno del Pd sulla legge elettorale porterà con ogni probabilità alla sostituzione degli esponenti della minoranza in commissione Affari costituzionali. Sarà l'ufficio di presidenza del gruppo stasera a decidere in merito. Avvicendamento in vista, quindi, per l'ex segretario Pier Luigi Bersani, per Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Alfredo D'Attorre, Enzo Lattuca, Barbara Pollastrini, Roberta Agostini, Marilena Fabbri, Marco Meloni. Non dovrebbe essere sostituito, invece, Giuseppe Lauricella, critico verso l'Italicum ma che aveva già annunciato di seguire le indicazioni del gruppo in commissione. In commissione sono stati presentati complessivamente 135 gli emendamenti La minoranza Pd ha presentato 11 emendamenti. 

Per Stefano Fassina sostituzione è "un fatto grave". Si tratta "della conseguenza dell' indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto Italicum-revisione del Senato non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi e quindi ad una pericolosa regressione della nostra democrazia" dici il deputato dem. Rincara la dose anche un altro esponente della minoranza dem, Gianni Cuperlo, secondo cui il ricorso alla fiducia sull'Italicum rappresenterebbe "uno strappo" che "metterebbe seriamente a rischio il proseguimento della legislatura, perché le
opposizioni tutte avrebbero una reazione forte". Cuperlo ha rinnovato quindi il suo "appello a che questo strappo si eviti". Cuperlo preferisce invece non aprire la polemica sulla sostituzione dei membri della minoranza Pd in Commissione Affari costituzionali. "Ho già affermato in passato - ha spiegato - che se l'ufficio di presidenza, a fronte della chiarezza e anche della lealtà da me dimostrate, avesse ritenuto di prendere dei provvedimenti, avrei preso atto e rispettato la decisione perché riconosco che in un gruppo esistono delle regole e io a quelle regole mi attengo. Non è su questo punto che voglio aprire la polemica".

"Mi auguro - ha proseguito - che in queste prossime ore e in questi prossimi giorni ci sia la volontà di capire che nessuno vuole sabotare, mettere i bastoni tra le ruote o azzerare il percorso. Ho voluto credere al presidente del Consiglio quando ha voluto, nel colloquio con Repubblica parlare di un nuovo equilibrio tra riforma elettorale e riforme costituzionali. I margini ci sono, bisogna vedere se c'è la volontà".

Anche l'opposizione, con  Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, ha attaccato il Pd sulla sostituzione: "La sostituzione di 10 membri di Commissione che evidentemente non la pensano come il segretario del partito e presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è una cosa assolutamente mai vista. E' aberrante, è antidemocratico, è anti regolamenti parlamentari. E questa decisione la dice lunga sulla democrazia di Renzi, anzi sulla democratura di Renzi, democrazia più dittatura". "Questo è quello che sta avvenendo, ma ne vedremo della altre pessime come la fiducia che Renzi senz'altro metterà sul suo Italicum". "Noi saremo assolutamente contrari, questo Italicum non può passare così ma soprattutto non può passare questo modo di violentare il Parlamento, a partire dai propri commissari del Pd. Cambiare 10 commissari del calibro della presidente Bindi, e di tutti gli altri. Questo è veramente aberrante. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarebbe bene che ci mettesse l'attenzione e lo sguardo", ha concluso Brunetta.

Sull'Italicum è intervenuto anche il premier Matteo Renzi a Rtl. "Non ci saranno più inciuci" ha Matteo Renzi,  "e non ci saranno più le grandi accozzaglie, come l'Ulivo di Prodi e il centrodestra di Berlusconi. Ma "è chiaro che qualcuno non vuole" questa legge elettorale "perchè il potere di blocco che tante volte è intervenuto nella politica italiana, viene superato. Ma è arrivato il momento di dire che non si può più consentire ai veti e controveti dei piccoli di bloccare la democrazia in Italia", ha aggiunto il premier.

 
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