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ITALIA

Le reazioni

Jobs Act, le critiche dei sindacati. Cgil: "Restano divari"; Cisl: "Ci voleva più coraggio"

Licenziamenti collettivi e precarietà ancora senza "effettiva cancellazione" secondo la leader Cisl Annamaria Furlan. Per Barbagallo (Uil) il governo non va nella direzione giusta, mentre la Cgil promette: "Quanto tolto andrà riconquistato"

Annamaria Furlan
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"E' un primo intervento solo parziale. Avremmo voluto un atteggiamento più coraggioso del Governo sulla effettiva abolizione delle forme di precarietà dei giovani". Annamaria Furlan, leader Cisl, commenta così le novità uscite dal Consiglio dei Ministri sul Jobs Act in una nota.

"Quello che il Governo ha fatto in materia di lavoro non va nella direzione giusta. Bisognava eliminare tutti i contratti di precarietà. Invece, sono rimasti quelli a tempo determinato a 36 mesi senza causale e hanno esteso la possibilita' di ricorrere ai voucher", è invece il commento di Carmelo Barbagallo della Uil.

Critica anche la Cgil che promette battaglia: "Quanto tolto andrà riconquistato con contrattazione e nuovo Statuto lavoratori" perché, come spiega il sindacato guidato da Susanna Camusso, “il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà”.

La parole della Cgil
Il primo commento della Cgil sulle decisioni del Consiglio dei ministri arriva con una nota: “Il contratto a tutele crescenti è la modifica strutturale del tempo indeterminato che ora prevede, nel caso di licenziamento illegittimo o collettivo, che l'azienda possa licenziare liberamente pagando un misero indennizzo". Sulla precarietà, prosegue la nota, “siamo alla conferma dell'esistente, se non al peggioramento, come nel caso del lavoro accessorio e all'assurdo sulle collaborazioni che si annunciano abolite dal 2016 ma comunque stipulabili in tanti casi, mentre nulla si dice delle cococo della Pa”. Insomma, continua la nota, “dove sarebbe la svolta? Il governo parla di diritti ma mantiene la precarietà, dimentica le partite Iva e regala a tutti licenziamenti e demansionamenti facili. Per rendere i lavoratori più stabili non bisogna per forza renderli più licenziabili o ricattabili”. Per la Cgil “quello che il governo sta togliendo e non estendo ai lavoratori stabili e precari, andrà riconquistato con la contrattazione e con un nuovo Statuto dei lavoratori”.

La nota della Cisl
"E' chiaro che bisognerà leggere attentamente i testi prima di dare un giudizio completo sui provvedimenti del Governo. Ma l'esultanza del Presidente del Consiglio è assolutamente ingiustificata perché con queste norme cambierà poco e niente. Da un lato, si sceglie positivamente di incentivare il contratto a tempo indeterminato, dall'altro si inserisce la norma sui licenziamenti collettivi che sia le commissioni parlamentari, sia il sindacato avevano in più occasioni criticato in maniera dettagliata".

"Non è questa la strada giusta per la Cisl - continua la nota -. Per questo speriamo che il Parlamento possa correggere questa norma sbagliata che non produrrà nulla di buono né per i lavoratori, né per le imprese. E' certamente un fatto importante che si sia lasciato il reintegro per i licenziamenti discriminatori e disciplinari, come aveva chiesto ripetutamente la Cisl in questi mesi. Così come è importante aver cancellato dalle tipologie contrattuali gli associati in partecipazione. Ma per il resto non c'è ancora la svolta che la Cisl auspicava sulla effettiva cancellazione delle altre forme di precarietà selvaggia, sottopagate e senza tutele che sono proliferate in questi anni nel mondo del lavoro. La Cisl, per quanto ci riguarda, continuerà a battersi per affidare le materie del lavoro alla contrattazione, che è oggi lo strumento più efficace per favorire gli investimenti, la produttività, le riorganizzazioni aziendali e garantire l'ingresso stabile dei giovani nel mondo del lavoro. Non permetteremo a nessuno di mettere in discussione diritti consolidati dei lavoratori che oggi vengono messi a rischio dalle norme sui licenziamenti collettivi". 

Il commento del leader Uil
"Per quanto riguarda poi le collaborazioni fonti di precarietà non è ancora chiaro se davvero spariranno o se ce le ritroveremo sotto altre forme. Inoltre, resta il fatto che si daranno decontribuzione e riduzione dell'Irap sino a 36 mesi senza che per le imprese ci siano vincoli o paletti sul fronte della stabilizzazione delle assunzioni", dice Barbagallo secondo cui "non si sarebbe dovuto perdere tutto questo tempo semplicemente per favorire i licenziamenti, compresi quelli collettivi, pensando che questa fosse la soluzione per l'economia del Paese. Il Governo sbaglia - conclude il leader Uil - se ritiene di attivare la ripresa economica e l'occupazione con i decreti legge. Così non si cambia verso. E' necessario restituire potere d'acquisto ai lavoratori, rinnovando i contratti, e realizzare investimenti pubblici e privati: queste sono le due strade da seguire".
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