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POLITICA

Roma

Jobs act, dalla sinistra Pd alt al governo sulla fiducia. Ma nel partito si lavora all'intesa

In un tweet l'ex viceministro Stefano Fassina ammonisce il governo a porre la questione di fiducia sul testo della riforma del lavoro che domani approda al Senato. Il capogruppo al Senato Zanda e l'ex ministro Damiano più "possibilisti" sull'accordo nel partito

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Roma "Se la delega resta in bianco, il testo è invotabile, a maggior ragione con la fiducia". L'esponente della sinistra Pd Stefano Fassina sul Jobs Act è chiaro. Domani il testo della delega al governo sulla riforma del lavoro approda al Senato. Fassina chiede contenuti ben definiti - la questione è il diritto di reintegro in caso di licenziamento e la definizione stessa di licenziamento economico - e, soprattutto, si oppone all'ipotesi che il governo ponga la questione di fiducia sul testo del Jobs Act.
Tra Stefano Fassina e Matteo Renzi l'acredine è forte, sin da quando il primo era viceministro dell'Economia nel governo Letta e il secondo, non ancora premier, neo segretario del Pd. Ad una domanda su una dichiarazione dell'allora viceministro, Renzi rispose "Fassina chi?". Quest'ultimo offrì subito le proprie dimissioni.




A paventare l'ipotesi della questione di fiducia, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti che, in mattinata, auspicava "un'approvazione rapida e certa". Il dispositivo d'indirizzo sul testo approvato della direzione del Pd la settimana scorsa non ha ottenuto i voti della minoranza del partito che più volte ha tenuto a ribadire in questi giorni: "la questione non finisce qui". 

Zanda apre all'intesa con la minoranza
Nel Pd si lavora perché il testo possa approdare al voto nei tempi voluti dal Governo ma senza fiducia con una maratona parlamentare che durerebbe tutta la notte di martedì. Questa linea "morbida" sembra lanciata dalle dichirazioni del capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda: "Il gruppo dei senatori del Pd è un gruppo molto equilibrato, molto maturo. Penso che voteranno compatti perché c'è la consapevolezza in tutti dell'importanza di questo provvedimento".

Così anche Cesare Damiano (l'ex ministro del lavoro e presidente della commissione lavoro alla Camera che ha votato no all'odg Pd): "mi auguro che il premier Renzi possa portare in Europa un testo condiviso sulla riforma del lavoro, ma un voto del Senato per il vertice Ue di mercoledì non mi sembra compatibile con i tempi di una normale discussione parlamentare. Tuttavia si può comunque tentare di farcela purché non si metta la Fiducia per raggiungere l'obiettivo". 

Nonostante il monito di Fassina, qualora il premier Renzi optasse per una linea soft senza porre la questione di fiducia, la minoranza Pd potrebbe comunque sostenere il testo con i propri voti.
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