Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/L-Italia-invecchia-oltre-meta-della-popolazione-over-45-1668e70e-5c8d-4769-883b-2d60dd3218c3.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Calo delle nascite inizia negli anni 60

L'Italia invecchia, oltre metà della popolazione over 45

L'Italia, dagli anni Cinquanta, è invecchiata di più e più rapidamente rispetto agli altri Paesi europei. Lo rileva l'Istat nel Report 'Sessant'anni di Europa'. E sul fronte lavoro, l'Istituto di statistica segnale che il tasso di occupazione in Italia è al 57% contro il 75% dell'UE

Condividi
"L'Italia, che negli anni Cinquanta era tra i paesi europei più giovani, rispetto agli altri invecchiata di più e più rapidamente". Così l'Istat  nel report "Sessant'anni d'Europa"

"Se nel 1957 la metà della popolazione italiana aveva meno di 31 anni, ora ne ha più di 45. In sessanta anni, dunque, il baricentro della popolazione italiana si spostato di oltre 15 anni", spiega. Lo stesso fenomeno si registra per gli altri paesi ma con un'intensità "minore": lo spostamento è stato in media "di 11 anni": da "33 a 44 anni nei 6 Paesi fondatori e da 32 a 43 nel complesso dell'Ue".

Età parto sempre piu alta, verso media 32anni 
"L'età delle donne al parto  in Italia è strutturalmente superiore a quella rilevata negli aggregati europei, con un divario compreso tra i sei mesi e i due anni".  In tutta l'Ue si registra una tendenza verso l'aumento che "trova conferma anche nelle proiezioni" relative al periodo 2015-2020, quando in Italia l'età media si attesta sui 32 anni, contro i 30,9 dell'Unione europea nel suo complesso. In Italia i minimi si sono toccati tra i 1975 e il 1980 quando l'età media al parto risultava pari a 27,5 anni (comunque più alta di quella dell'Ue, 26,8 anni).

Calo delle nascite inizia negli anni 60
All'indomani della Seconda guerra mondiale l'aumento della popolazione in Europa procede a ritmi sostenuti fino ai primi anni Settanta. Dal 1980 la traiettoria dell'Italia si distacca da quella degli aggregati europei, poiché la popolazione rimane pressoché stabile. Soltanto dall'inizio del nuovo millennio la crescita della popolazione italiana riprende, soprattutto per l'apporto della popolazione straniera, e la forbice con gli altri paesi torna a ridursi. Con la grande recessione iniziata nel 2008 la popolazione italiana dapprima ristagna e dal 2015 diminuisce. E' quanto si legge nella pubblicazione "Sessant'anni di Europa" che l'Istat diffonde da oggi sul suo sito web in occasione dei 60 anni dalla storica firma dei Trattati di Roma e delle celebrazioni della Giornata italiana ed europea della statistica.

Storicamente, il dopoguerra si caratterizza per un andamento decrescente delle nascite, con l'eccezione degli anni del boom economico. In seguito le nascite tornano a diminuire progressivamente in tutta Europa per poi stabilizzarsi dalla metà degli anni Ottanta. Anche in questo caso, l'insorgere della crisi nel 2008 si traduce in un calo progressivo delle nascite, ben più marcato in Italia che nel resto d'Europa.

Contrariamente a una credenza radicata, il numero di figli per donna in Italia si mantiene inferiore ai valori europei fino a metà degli anni Sessanta. Sebbene da quella data inizi un diffuso declino, il tasso di fecondità totale rimane superiore ai 2 figli per donna sino alla metà degli anni Settanta. Negli anni Novanta si raggiungono i punti più bassi: 1,22 figli per l'Italia. Dagli anni Duemila si registra un aumento, da attribuire in buona parte alla componente straniera.

In crescita quota di bimbi nati da coppie non sposate
Dal 1960 a oggi la quota di bambini nati da coppie non sposate è cresciuta in misura rilevante in tutta Europa. Il nostro Paese si differenzia però sensibilmente nei livelli: già negli anni Sessanta la quota di figli nati fuori dal matrimonio era in Italia di poco superiore al 2% mentre nel resto d'Europa si aggirava attorno al 5. A partire dalla metà degli anni Settanta inizia a crescere ovunque ma in Italia i ritmi sono meno sostenuti fino all'inizio del nuovo millennio.

Progressivo calo della mortalità infantile
Il calo della mortalità infantile è invece generalizzato. Nel 1957, alla firma dei Trattati di Roma, il tasso è del 39,6 per mille nel complesso dei sei paesi fondatori e del 49,6 per mille in Italia. Vent'anni dopo, nel 1977, il tasso di mortalità infantile in Italia è inferiore alla media Ue e sotto la soglia del 20 per mille; nel 1987 è sotto il 10 per mille e dal 2010 è sotto il 3 per mille, uno dei migliori risultati tra i 28 stati membri. 

Italia uno dei paesi a maggiore longvità in Ue
Siamo attualmente uno dei paesi a maggiore longevità, all'interno di un continente comunque caratterizzato da valori molto elevati. Per effetto dell'aumento della speranza di vita e del rallentamento delle nascite, la popolazione europea invecchia. L'Italia, che negli anni Cinquanta era tra i paesi europei più giovani, rispetto agli altri è invecchiato di più e più rapidamente. Se nel 1957 la metà della popolazione italiana aveva meno di 31 anni, ora ne ha più di 45. Un fenomeno simile ha interessato, anche se in misura minore, gli aggregati europei per i quali lo spostamento è di 11 anni. L'Italia è stata storicamente un paese d'emigrazione, gli espatri eccedono gli arrivi fino all'inizio degli anni Settanta. Segue un lungo periodo di stasi, in cui ingressi e uscite si compensano e si attestano su valori piuttosto bassi. Dal 1991 l'Italia diventa un Paese d'immigrazione ma il fenomeno, in crescita fino al 2007, rallenta poi sensibilmente per effetto della Grande recessione. 
Condividi