Maggioranza battuta alla Camera sul nuovo testo, Colle preoccupato
Legge elettorale, naufraga il patto a quattro. Renzi: al voto con quella che c'è
Naufragato il patto tra Pd, M5s, Fi e Lega e con lui la legge elettorale che ne era figlia, il proporzionale con soglia al 5%, dopo che l'Aula della Camera ha approvato un emendamento apparentemente minore, ma che non era stato concordato e che M5s ha votato lo stesso. Renzi: "Non voglio più sentir parlare di legge elettorale, al massimo un provvedimento tecnico poco prima delle elezioni”. Un'ipotesi, però, che non trova sponda al Quirinale. "Un incidente non fermi la legge", è l'appello di Silvio Berlusconi
"Ora è evidente che questo Parlamento non è in grado di fare una legge elettorale". Matteo Renzi, al Nazareno, dopo l'affossamento del sistema tedesco alla Camera, ritira fuori dal cassetto il piano B, già elaborato da settimane: andare a votare (il più presto possibile) con le leggi 'scritte' dalle due sentenze della Corte costituzionale in materia, il Consultellum per il Senato e l'Italicum corretto alla Camera, rivisto con limitatissimi interventi per armonizzare le norme. Per poi andare al voto prima della scadenza dei tempi di conversione del decreto (60 giorni), con l'ipotesi più accreditata del 24 settembre.
Le due leggi, attualmente, sarebbero infatti da 'armonizzare'. E la via del decreto non appare certo semplice, anche se chi tra i dem è un forte sostenitore del voto anticipato minimizza: "Non sta a noi individuare gli strumenti, il decreto è competenza del Governo e poi del Quirinale". È proprio l'inquilino del Colle il destinatario ricorrente dei 'messaggi' dem, ma Sergio Mattarella non intende farsi tirare per la giacchetta.
La linea del capo dello Stato sull'ipotesi decreto non cambia: tale strumento può essere utilizzato solo a scadenza naturale della legislatura, in mancanza di una legge elettorale. La "preoccupazione" del Colle per quanto avvenuto in aula c'è, ma allo stato dell'arte nessuna fuga in avanti appare giustificata agli occhi del Capo dello Stato: la maggioranza al Governo fin qui, è il ragionamento, non è mai venuta meno.
Il segretario del Pd, nel primo pomeriggio di ieri, mentre alla Camera il capogruppo Ettore Rosato dava dei "traditori" ai pentastellati e chiedeva (ottenendolo) il ritorno in commissione del testo della legge elettorale, ha convocato la segreteria Dem, allargata ai due capigruppo. Ma Renzi non vede possibilità di ricucire lo strappo su questa legge né su altre. "(M5s, ndr) si è rivelato inaffidabile come quando parla di scie chimiche e di vaccini", ha detto e fatto dire ai suoi. Dopo quanto accaduto alla Camera "le condizioni per fare la legge elettorale non ci sono più" e restano "le sentenze della Consulta", ha scandito Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria. "Il Pd deciderà la prossima settimana cosa fare", ha aggiunto il portavoce Matteo Richetti. Ma l'orientamento sembra essere definito. "Penso che l'unica cosa da fare sia prendere atto che questo Parlamento non è più in grado di operare - spiega un deputato Pd molto vicino al segretario".
Ma anche nel Pd le resistenze al voto sono notevoli e lo si è visto ieri in aula alla Camera, quando i franchi tiratori Dem, secondo i calcoli della maggioranza Pd, sono stati tra 20 e 30. E anche tra le "colombe" renziane c'è chi nutre forti dubbi sulla strategia del "capo". "Per me si deve riprovare con il Rosatellum, i voti al Senato si possono trovare, secondo alcuni calcoli ci potrebbero essere 183 senatori a favore", spiega un deputato. Che poi ammette: "Sicuramente la legislatura è finita e si dovrebbe votare, ma non vogliono farcelo fare. E' chiaro che si sono mossi mondi contrari al voto, basta guardare l'andamento della Borsa in queste ore: quando la legge è morta ha guadagnato l'1,46%. Non possiamo non prenderne atto".Vince il partito del non voto
Il treno della legge elettorale si è fermato alla prima tappa. il patto a quattro è svanito in un lampo. Ha inciampato sul voto segreto di un emendamento firmato dalla azzurra Biancofiore (ma non 'bollinato' da FI) sull'applicazione della riforma anche nei collegi elettorali del Trentino. Il tabellone dell'Aula per un disguido si è illuminato. Di verde, perché i grillini lo hanno votato. E cosi' l'opposizione e i franchi tiratori hanno trovato subito l'occasione per affossare il metodo tedesco. I favorevoli all'emendamento sono stati 270, i contrari 256. Sono spuntati 59 'cecchini'. Il clima si è surriscaldato in un secondo. I dem hanno puntato il dito contro i Cinque stelle che, questa la tesi Pd, "non ci avevano avvertito del loro si' neanche in Commissione. Per noi le condizioni erano chiare e non sono state rispettate". Svp ha minacciato di uscire dalla maggioranza e Rosato ha urlato contro i pentastellati: "La vostra parola non vale nulla". Il de profundis è arrivato dal relatore del testo, Fiano: "La legge elettorale è morta".
La cronaca ha ceduto il passo allo psicodramma. Sul banco degli accusati è finita anche la presidente della Camera perché quel tabellone elettronico doveva rimanere spento. "C'è stato un errore madornale, mi dispiace", ha detto la Boldrini nel pieno della bagarre. Ma era troppo tardi. Il caos era già scoppiato, con il Pd che ha chiesto lo stop dei lavori e dopo aver tenuto l'ufficio di presidenza ha rinviato la legge elettorale in Commissione in accordo con FI. Per non trattare più. Per dare la colpa ai pentastellati di aver affossato la legge. "Avete fatto cadere tutto per 11 seggi su 630. I traditori siete voi, sapevate che avremmo votato questo emendamento", ha tuonato Toninelli. "La legislatura è finita qui. Si voti subito con le leggi esistenti", ha detto Di Maio. "Date la colpa a noi. Ma dai, dai... Far saltare tutto per il Trentino... Potevate dircelo e vi davamo anche la Val d'Aosta", ha attaccato Beppe Grillo dal blog, "per capirvi ci vuole un neurologo. Siamo alla paranoia, fatela voi questa legge qua". Nel Pd si è contata una trentina di franchi tiratori ("sono orlandiani", affermano i renziani). Anche la Lega ha fatto un passo indietro sul patto: "Noi non ci crediamo più, Gentiloni si dimetta. Si faccia un decreto e si vada al voto". "Il decreto sarebbe un atto eversivo", è stato l'alt M5S e lo stesso Rosato sottolinea che non e' all'ordine del giorno: "Teoricamente si potrebbe fare ma dovrebbe essere convertito dal Parlamento...".
Berlusconi dal canto suo riunisce i capigruppo a palazzo Grazioli e invita Pd e M5s alla ragionevolezza. "Un incidente non fermi la legge", è l'appello del Cavaliere che ha accusato anche i dem di utilizzare lo stop di ieri come "un pretesto" e ha posto uno stop a ipotesi di elezioni anticipate: "Senza una legge elettorale omogenea e adeguata sono molto difficili, pur a fronte della crisi politica in atto". Il partito azzurro vuole che la partita riparta, magari disinnescando i voti segreti e allargando la platea anche ad Alfano con un possibile abbassamento della soglia al 4%.
A esultare è stata proprio Ap. "Si tratta di un fallimento clamoroso, le responsabilità sono chiare a tutti", ha osservato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano a segreteria riunita.