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POLITICA

Le reazioni

M5S, il 'direttorio' spacca il Movimento. Pizzarotti: "Uno vale"

Più critiche che elogi per la scelta di Grillo di nominare una squadra di vice. Al leader contestato il metodo

Federico Pizzarotti
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L'operazione che ha portato alla creazione di una squadra di vice ha, almeno sinora, ottenuto l'effetto opposto a quello che Beppe Grillo probabilmente immaginava.

La creazione del 'direttorio', e soprattutto il metodo con cui questo è stato varato, bypassando di fatto qualsiasi collegialità e delegando alla rete il solo compito di approvare o respingere una decisione presa da Grillo in modo assolutamente autonomo, ha dato infatti il là alla critiche che, questa volta, arrivano non solo dai 'dissidenti' del Movimento, ma anche da qualche fedelissimo.

Al punto che la riunione convocata per questa sera, oltre ad essere largamente disertata, come primo atto mette ai voti l'allontanamento dello staff comunicazione, in stretto contatto con la Casaleggio associati, che viene approvata a larga maggioranza. La votazione - spiegano fonti interne - è avvenuta dopo che una deputata ha chiesto che i collaboratori parlamentari non partecipassero alla riunione. La decisione è stata accolta dall'assemblea. A quel punto, si è votato anche per l'uscita dello staff comunicazione in modo che alla riunione fossero presenti soltanto parlamentari. 

Gli stessi 'nominati' si sarebbero trovati in forte imbarazzo per l'improvvisa sterzata voluta da Grillo: qualcuno racconta di un Luigi Di Maio con le mani tra i capelli quando ha saputo dell'avvio dell'annuncio sul blog che avviava la consultazione anche sul suo nome. Anche la base, che ha poi votato per il Sì, apprezza il merito ma contesta il metodo: "E' questa la democrazia diretta di cui ci vantavamo?" si lamentano in tanti.

E' la linea che lascia interdetti anche tanti parlamentari sempre ultraortodossi. Per l'area, sempre più vasta, di scontenti però la 'doppietta' espulsioni-direttorio suona come una sfida all'ultimo sangue. Ferdinando Alberti e Daniele Pesco arrivano a minacciare le dimissioni in caso di vittoria dei Sì. Patrizia Terzoni lancia un appello ai 5 nominati affinchè prendano "posizione contro questo comunicato. Se vince il Sì diventeremo un partito ed io non voglio far parte di un partito!".

Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, uno di quelli considerati da tempo 'dissidenti', affida a Twitter il suo pensiero e lo fa prendendo in prestito, e modificando, l'ormai celebre "uno vale uno" di Grillo e trasformandolo in "uno vale", cioè uno solo vale: Grillo.



Tiziana Ciprini, ribattezzata la "Generalessa" dai suoi colleghi per la pervicacia con cui difende il metodo 5 Stelle, è furibonda: si scaglia contro quella che definisce la "svolta del cancellino - ex predellino - di Bibbiona" e, conscia delle conseguenze che potrebbe avere il suo mettersi di traverso, si firma su Fb: la "vostra deadwomanwalking Tiziana Ciprini, sui tacchi sempre. Sbattitacchi mai". Vota quindi No come pure Giulia Sarti: "Nulla da eccepire sulla scelta ma il metodo per arrivarci non può essere questo".



Anche Tancredi Turco prende atto della forzatura: "Un direttorio scelto in questo modo non va bene. Ora basta errori". Regolamento alla mano molti eletti contestano la decisione di bypassare l'assemblea parlamentare per la decisione sulle espulsioni e oggi ironizzano sul 'Non Statuto' del M5s che a proposito dell'organizzazione del Movimento recita: "...senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi".



 
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