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ITALIA

Inchiesta "Mondo di Mezzo" Atto II

Mafia Capitale, Renzi: "Chi ruba va in galera". Il Pd difende Marino: "Baluardo di legalità"

Operazioni in tre regioni: Lazio, Sicilia e Abruzzo. In manette il consigliere regionale Luca Gramazio e 4 consiglieri comunali. Eseguito il provvedimento giudiziario anche nei confronti dell'ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, e dell'ex assessore alla casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo. Secondo gli inquirenti, il sistema corruttivo faceva capo a Luca Odevaine. Il sindaco Marino: "Stiamo cambiando tutto, non mi dimetto" 

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"Un Paese solido è quello che combatte la corruzione come sta avvenendo in Italia con decisione e forza, mandando chi ruba in galera, perché è giusto che chi ha violato le regole paghi tutto e fino all'ultimo giorno". Il premier Matteo Renzi interviene così sull'inchiesta "Mafia Capitale". Parole che arrivano dopo la nuova raffica di arresti che hanno coinvolto anche l'ex assessore Pd alla Casa nella giunta Marino Daniele Ozzimo e 4 consiglieri comunali. Per il Pd l'ex presidente del consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, Massimo Caprari  e  Pierpaolo Pedetti, e ancora il consigliere di Forza Italia Giordano Tredicine vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore del partito per il Lazio. 

Se il presidente dell'autorità Anticorruzione Raffaele Cantone ha detto che "non spetta a lui esprimersi sull'ipotesi di dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino", il presidente del Pd ha strenuamente difeso il primo cittadino della capitale, definendolo "baluardo della legalità". 

L'inchiesta mondo di mezzo
Il secondo capitolo dell'inchiesta "Mondo di Mezzo" della procura di Roma e dei carabinieri del Ros arriva al cuore del comune e della regione. Sono 44 i provvedimenti restrittivi eseguiti questa mattina in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati: nello specifico il gip ha disposto il carcere per 19 indagati e i domiciliari per altri 25. Altre 21 persone risultano poi indagate a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. 

Marino: vado avanti, non mi dimetto "Dimissioni? Continuiamo in questo modo. Stiamo cambiando tutto".

 Così il sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli chiede se avesse pensato di dimettersi dopo la nuova ondata di arresti per l'inchiesta su Mafia Capitale.  "Una politica antica, non solo nei metodi ma anche nei contenuti, e in alcuni casi gravemente colpevole, è stata allontanata da me con l'azione amministrativa", ha detto il sindaco.

Campidoglio, non c'è il numero legale: salta l'assemblea
In Campidoglio le prime ripercussioni sull'attività istituzionale di Palazzo Senatorio di Mafia Capitale: è saltata l'assemblea capitolina prevista per oggi. Non si è raggiunto il numero legale per aprire la seduta nei quattro appelli fatti questa mattina. 

Le indagini
Gli arresti scaturiscono dalla prosecuzione delle indagini avviate nel 2012 dal Ros e dalla procura di Roma che il 2 dicembre scorso avevano consentito di disarticolare l'organizzazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati. In quella occasione vennero arrestate 37 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l'aggravante delle modalità mafiose e per essere l'associazione armata. 

Odevaine al centro del sistema
L'articolato meccanismo corruttivo faceva capo a Luca Odevaine (già in carcere a Torino da sei mesi) che, in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, sarebbe "risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti". Le indagini avrebbero accertato la sua capacità di "garantire consistenti benefici economici ad un 'cartello d' imprese', determinando l' esclusione di imprese concorrenti"

Tra gli arrestati Gramazio, Ozzimo e 4 consiglieri comunali
Tra gli arrestati inoltre c'è anche l'assessore regionale di Forza Italia Luca Gramazio per l'"estrema pericolosità nel fornire nuova linfa alle attività delittuose", che avrebbe favorito il gruppo criminale sfruttando il suo ruolo politica: prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito alla Regione. Arrestato l'ex assessore alla Casa della giunta Marino, Daniele Ozzimo e 4 consiglieri comunali: per il Pd l'ex presidente del consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, Massimo Caprari  e  Pierpaolo Pedetti, e ancora il consigliere di Forza Italia Giordano Tredicine vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore del partito per il Lazio Custodia cautelare in carcere anche per l'ex presidente del X municipio, quello di Ostia, Andrea Tassone del Pd. Poi Angelo Scozzafava, ex capo dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Roma. I provvedimenti hanno riguardato anche alti dirigenti della Regione Lazio come Daniele Magrini nella veste di responsabile del dipartimento Politiche Sociali. In manette anche Mario Cola, dipendente del dipartimento Patrimonio del Campidoglio e Franco Figurelli che lavorava presso la segreteria di Mirko Coratti. Infine posto ai domiciliari il costruttore Daniele Pulcini.

Nuova misura per Buzzi
Tra i destinari del provvedimento restrittivo figura di nuovo Salvatore Buzzi, presidente della 'cooperativa 29 giugno', detenuto a Nuoro dallo scorso dicembre in quanto ritenuto uno dei capi dell'associazione di stampo mafioso assieme all'ex Nar, Massimo Carminati. Il gip Flavia Costantini ha invece bocciato la richiesta della procura di arrestare Luca Odevaine e Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, attualmente agli arresti domiciliari a Roma.  

Il blitz all'alba: "Un ramificato sistema corruttivo"
Il blitz dei carabinieri è scattato all'alba nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania ed Enna. Nell'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, vengono ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori ed altro. Secondo gli investigatori, gli accertamenti successivi agli arresti avvenuti a dicembre hanno confermato "l'esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali". In particolare le indagini hanno documentato quello che gli inquirenti definiscono un "ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d'imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori".
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