ITALIA
44 gli arresti
Mafia capitale, "La mucca deve essere sfamata per essere munta"; Marino si difende: "Non mi dimetto"
Il sindaco di Roma difende la sua amministrazione: "Questa inchiesta frutto anche del nostro lavoro". Anche il Pd fa quadrato intorno a Marino, Renzi: "Chi ruba in galera". Arrestati consiglieri comunali e tra i provvedimenti figura di nuovo Salvatore Buzzi, affari su migranti e centri di accoglienza. Oggi primi interrogatori di garanzia
Oggi primi interrogatori di garanzia, saranno sentiti dal gip Flavia Costantini tutti coloro che sono stati reclusi a Regina Coeli: tra questi Mirko Coratti, già presidente dell'Assemblea Comunale; Francesco Ferrara, dirigente della cooperativa "La Cascina"; il dirigente comunale Angelo Scossafava e l'ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo. Domani sarà la volta di tutti gli indagati condotti ieri nel carcere di Rebibbia.
Renzi: "Chi ruba paghi tutto"
Tutto il Pd fa quadrato intorno al sindaco di Roma. "Un Paese solido è quello che combatte la corruzione come sta avvenendo in Italia con decisione e forza, mandando chi ruba in galera, perché è giusto che chi ha violato le regole paghi tutto e fino all'ultimo giorno". Anche Matteo Orfini, presidente dei Dem nominato commissario straordinario del partito romano proprio dopo lo scandalo Mafia Capitale sostiene l'amministrazione Marino. "Il Pd è il partito anti-Mafia Capitale", annunciando che tutti i consiglieri coinvolti saranno sospesi. Quanto al ritorno alle urne, Orfini è netto. "Non ci sono le condizioni" per lo scioglimento per mafia del comune di Roma, scandisce, rispondendo punto per punto alle accuse del M5S, di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni: "Marino e Zingaretti sono stati un baluardo contro il malaffare e quello che sta emergendo e' anche dovuto alle loro denunce".
L'inchiesta mondo di mezzo
Il secondo capitolo dell'inchiesta "Mondo di Mezzo" della procura di Roma e dei carabinieri del Ros arriva al cuore del comune e della regione. Sono 44 i provvedimenti restrittivi eseguiti ieri mattina in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati: nello specifico il gip ha disposto il carcere per 19 indagati e i domiciliari per altri 25. Altre 21 persone risultano poi indagate a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Tra i destinari del provvedimento restrittivo figura di nuovo Salvatore Buzzi, presidente della 'cooperativa 29 giugno', detenuto a Nuoro dallo scorso dicembre in quanto ritenuto uno dei capi dell'associazione di stampo mafioso assieme all'ex Nar, Massimo Carminati.
I politici coinvolti
Tra gli arrestati l'ex minisindaco di Ostia, Andrea Tassone, dimessosi lo scorso marzo dopo la prima tranche dell'inchiesta "Mondo di Mezzo" ed oggi finito agli arresti domiciliari. Poi l'ex assessore Pd alla Casa nella giunta Marino Daniele Ozzimo e 4 consiglieri comunali. Per il Pd l'ex presidente del consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti, Massimo Caprari e Pierpaolo Pedetti, e ancora il consigliere di Forza Italia Giordano Tredicine vicepresidente del consiglio comunale e vicecoordinatore del partito per il Lazio. "I consiglieri comunali devono stare ai nostri ordini". Dice Buzzi al telefono con Carminati. "Ma perchè dovrei stare agli ordini tuoi? Te pago!", replica Carminati dall'altro capo della cornetta, intercettato dai Ros. Il clan aveva una sorta di tariffario per ogni "tassello" da oliare.
Odevaine al centro del sistema
L'articolato meccanismo corruttivo faceva capo a Luca Odevaine (già in carcere a Torino da sei mesi) che, in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, sarebbe "risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti". Le indagini avrebbero accertato la sua capacità di "garantire consistenti benefici economici ad un 'cartello d' imprese', determinando l' esclusione di imprese concorrenti"
"La mucca deve mangiare per essere munta"
L'immagine simbolo di questo secondo capitolo della maxi inchiesta su Mafia Capitale la "regala" Salvatore Buzzi. "La mucca deve mangiare per essere munta": una metafora che racconta il sistema che il clan "capitolino" aveva creato per poter portare avanti i suoi affari, in primis quello sulla accoglienza dei migranti. Una mucca "munta tanto" fino a quando non si è mangiata tutto. Dalle carte dell'inchiesta emerge il 'modus' operandi nel clan che viveva sulla diarchia Carminati-Buzzi e il tipo di rapporto che il clan stabiliva con i suoi interlocutori istituzionali. Molti dei quali, secondo gli inquirenti, erano foraggiati con veri e propri stipendi 'paralleli' grazie ai quali Buzzi e soci riuscivano ad ottenere voti in commissioni, via libera per potere ramificare il loro giro d'affari che negli ultimi anni aveva registrato una impennata alla voce "entrate".