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ITALIA

Salvatore Buzzi durante un'udienza su Mafia capitale

Mafia Capitale, Buzzi: Carminati? "Una brava persona". Corruzione? "Un'inezia"

Proseguono gli interrogatori di garanzia per i 44 arrestati nella seconda tranche dell'indagine della procura di Roma su Roma Capitale

Arresto di Massimo Carminati per l'inchiesta di Roma Capitale
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Roma Intervento di Salvatore Buzzi,  davanti ai giudici della sezione delle misure di prevenzione del tribunale di Roma. Buzzi è il presidente della coooperativa '29 giugno' ed è detenuto dal dicembre scorso con l'accusa di essere uno dei capi dell'associazione di stampo mafioso che a Roma faceva affari con politici, amministratori corrotti e con imprenditori collusi.

Parlando dell'ex terrorista dei Nar Massimo Carminati, ritenuto altro esponente di spicco del sodalizio criminoso, in videoconferenza dal carcere di Nuoro, ha detto che non conosceva il passato dell'ex Nar, ma "con me si è comportato bene perché avevo procurato lavoro alla cooperativa, avevo fatto ottenere una fornitura di pasta a costi vantaggiosi". 

"Lui era uno dei tanti ex detenuti che collaboravano e collaborano con la cooperativa". Per la coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi era "più che altro un commerciale, a volte socio", "ci faceva attività di promozione", ma "non avevo alcun rapporto criminale" con lui.  "Eravamo convintissimi di farlo diventare un imprenditore legale e gli abbiamo costituito la cooperativa Cosma - ha aggiunto -, io credo che nel 2015 si sarebbe fatto in maniera autonoma e sarebbe andato via dalla 29 Giugno".

Queste dichiarazioni sono state rilasciate nell'ambito dell'udienza tenutasi davanti al tribunale per le misure di prevenzione di Roma che dovrà decidere se applicare per lui e un'altra decina di indagati di "Mafia Capitale" la sorveglianza speciale, l'obbligo di soggiorno per tre anni e la confisca dei beni sequestrati alcuni mesi fa.

Per quanto riguarda l'accusa di corruzione Buzzi ha detto: "Ammettendo che ci sia stata corruzione (accusa che respingo) questa riguarderebbe soltanto il 3% del fatturato della cooperativa. Poca cosa perché la cooperativa ha 16 milioni di euro di liquidità ed aveva un giro di affari di 6 milioni l'anno, quindi il 3% del fatturato è un'inezia".

Così Buzzi ha argomentato la sua opposizione alla confisca dei beni che gli sono stati sequestrati. Tra questi una casa costata 910mila euro ma pagata non con denaro proveniente da delitto bensì regolare.

Il suo avvocato Alessandro Di Diddi ha voluto precisare che Buzzi non ha fatto ammissioni sull'accusa di corruzione ma ha espresso un ragionamento per ipotesi: "Laddove le corruzioni a lui contestate fossero fondate inciderebbero in una percentuale minima sul fatturato delle cooperative e, conseguentemente anche lo stipendio di Buzzi potrebbe essere ritenuto inquinato per quella percentuale ai fini della confisca del suo patrimonio in misura corrispondente".
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