POLITICA
Il commento agli addii dei parlamentari di Scelta civica
Monti: "Rispetto chi va via ma grazie a noi Italia non è Magna Grecia"
Nessuna polemica dell'ex premier con chi oggi lascia la sua creatura politica alla volta del Pd, ma il senatore a vita rivendica i risultati raggiunti: "Senza di noi non ci sarebbero stati la rielezione di Napolitano, il governo Letta, il governo Renzi"
Roma
Rispetto per le decisioni di Stefania Giannini, Carlo Calenda e degli altri parlamentari che hanno lasciato Scelta civica per entrare nel Pd; ma anche l'orgoglio, rivendicato, per un'esperienza politica che ha consentito all'Italia di non essere diventata, "con rispetto parlando, una Magna Grecia". Mario Monti, intervistato dall'Adnkronos, commenta così i "traslochi" che hanno portato 8 parlamentari montiani nelle fila del Pd, rivendicando comunque i risultati raggiunti, tra cui anche l'elezione alla presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella.
"Rispetto la loro decisione - dice l'ex premier riferendosi alla scelta di Giannini e degli altri -. Sono persone che stimo, per la serietà e la competenza. Sono stato molto soddisfatto di avere portato in Parlamento, nel febbraio 2013 con Scelta civica, donne e uomini di valore che non si erano mai impegnati in politica; e anche di avere tenuto vivo, con Scelta civica, l'impegno riformista di alcuni che in Parlamento c'erano già stati ma che vedevano frustrata quella loro vocazione nei partiti ai quali appartenevano, come Pietro Ichino nel Pd di allora".
L'ex premier in realtà già da qualche tempo si è tirato fuori da quella che era la sua creatura politica che già nelle elezioni del 2013, le prime per Scelta civica, ottenne dei risultati al di sotto delle attese, ma comunque al di sopra dei numeri raccolti successivamente. "Da fine 2013 non sono più iscritto a Scelta civica e non ne seguo le vicende", spiega Monti raccontando come "nel febbraio 2013 ottenemmo circa il 10%. Più passa il tempo, più quel risultato mi pare positivo. Per la dimensione in sé, tenendo conto che si è agito con entusiasmo dilettantesco partendo dal nulla e che Scelta civica, a causa del riferimento alla mia persona, faceva venire in mente alla gente le misure impopolari che avevamo dovuto prendere per evitare un esito greco. E anche per il raffronto con Renzi alle Europee. Il suo trionfo è consistito, dopo tutto, nell'aver aggiunto anche lui un 10% (con meno voti dei nostri, data l'affluenza molto minore) al risultato precedente del Pd di Bersani. Sul cattivo risultato di Scelta civica alle Europee, non mi sembra elegante che io mi pronunci".
Tornando al momento in cui Sc vide la luce, l'ex premier racconta che "come ho detto più volte, non mi pento affatto. Il mio obiettivo era uno soltanto e non riguardava me, ma il Paese. Dopo aver evitato che l'Italia cadesse sotto la troika come la Grecia, volevo evitare che dopo le elezioni del febbraio 2013 il Paese si mettesse da sé in guai ancora maggiori". "Sia la coalizione Pdl-Lega-Fdi, sia la coalizione Pd-Sel-Cgil (appoggio esterno) - aggiunge il senatore a vita - avrebbero allontanato l'Italia dall'ancoraggio europeo, dalla via delle riforme per la crescita, dalla disciplina dei conti pubblici. Con Scelta civica, nessuna delle due è prevalsa. Senza Scelta civica, non ci sarebbero perciò stati la rielezione di Napolitano, il governo Letta, il governo Renzi. Pur con alti e bassi, l'Italia è rimasta sulla via imboccata nel novembre del 2011 e non è diventata, con rispetto parlando, una Magna Grecia".
"Rispetto la loro decisione - dice l'ex premier riferendosi alla scelta di Giannini e degli altri -. Sono persone che stimo, per la serietà e la competenza. Sono stato molto soddisfatto di avere portato in Parlamento, nel febbraio 2013 con Scelta civica, donne e uomini di valore che non si erano mai impegnati in politica; e anche di avere tenuto vivo, con Scelta civica, l'impegno riformista di alcuni che in Parlamento c'erano già stati ma che vedevano frustrata quella loro vocazione nei partiti ai quali appartenevano, come Pietro Ichino nel Pd di allora".
L'ex premier in realtà già da qualche tempo si è tirato fuori da quella che era la sua creatura politica che già nelle elezioni del 2013, le prime per Scelta civica, ottenne dei risultati al di sotto delle attese, ma comunque al di sopra dei numeri raccolti successivamente. "Da fine 2013 non sono più iscritto a Scelta civica e non ne seguo le vicende", spiega Monti raccontando come "nel febbraio 2013 ottenemmo circa il 10%. Più passa il tempo, più quel risultato mi pare positivo. Per la dimensione in sé, tenendo conto che si è agito con entusiasmo dilettantesco partendo dal nulla e che Scelta civica, a causa del riferimento alla mia persona, faceva venire in mente alla gente le misure impopolari che avevamo dovuto prendere per evitare un esito greco. E anche per il raffronto con Renzi alle Europee. Il suo trionfo è consistito, dopo tutto, nell'aver aggiunto anche lui un 10% (con meno voti dei nostri, data l'affluenza molto minore) al risultato precedente del Pd di Bersani. Sul cattivo risultato di Scelta civica alle Europee, non mi sembra elegante che io mi pronunci".
Tornando al momento in cui Sc vide la luce, l'ex premier racconta che "come ho detto più volte, non mi pento affatto. Il mio obiettivo era uno soltanto e non riguardava me, ma il Paese. Dopo aver evitato che l'Italia cadesse sotto la troika come la Grecia, volevo evitare che dopo le elezioni del febbraio 2013 il Paese si mettesse da sé in guai ancora maggiori". "Sia la coalizione Pdl-Lega-Fdi, sia la coalizione Pd-Sel-Cgil (appoggio esterno) - aggiunge il senatore a vita - avrebbero allontanato l'Italia dall'ancoraggio europeo, dalla via delle riforme per la crescita, dalla disciplina dei conti pubblici. Con Scelta civica, nessuna delle due è prevalsa. Senza Scelta civica, non ci sarebbero perciò stati la rielezione di Napolitano, il governo Letta, il governo Renzi. Pur con alti e bassi, l'Italia è rimasta sulla via imboccata nel novembre del 2011 e non è diventata, con rispetto parlando, una Magna Grecia".