Coronavirus
La politica si confronta sulle riaperture
Covid, il nuovo Dpcm entrerà in vigore dal 6 marzo
L'esecutivo Draghi è al lavoro sul prossimo provvedimento e sarà in linea con le misure di prudenza adottate fino a oggi
Nella riunione Gelmini e il ministro della Salute, Roberto Speranza, hanno assicurato un'altra novità: la bozza del nuovo Decreto del presidente del Consiglio, in vigore dal 6 marzo,
sarà mandata domani ai governatori, dunque in notevole anticipo sulla scadenza di quello attuale. Un gesto di apertura alle Regioni, che hanno chiesto a più riprese di evitare decisioni
'last minute' con l''effetto sci', impianti pronti a riaprire stoppati la sera prima.
"Per rendere più agevole la programmazione delle attività economiche, le chiusure non entreranno più in vigore di domenica ma di lunedì", sintetizza Gelmini, che parla anche del sistema delle fasce. "Verrà mantenuto - dice -. Finora è stato scongiurato un lockdown generalizzato e questo deve essere l'obiettivo principale anche per i prossimi mesi". Anche perché, pur prevedendo delle modifiche ai parametri, come chiesto dalle Regioni specie per l'Rt, "un modello alternativo ad oggi non c'è" e se ne parlerà semmai in un tavolo tecnico.
Rinviando al Comitato tecnico scientifico (Cts) il tema spinoso della chiusura delle scuole per vaccinare i docenti - come chiedono quasi tutti i governatori -, la ministra nota una "contraddizione nella richiesta di scuole chiuse e attività economiche aperte" da parte delle Regioni. Al Cts non sarebbe ancora arrivato alcun documento sulla scuola dalle Regioni.
Gelmini parla quindi di "una graduale riapertura dei luoghi di cultura, con misure di sicurezza adeguate, superato il mese di marzo". Domani il Cts si pronuncerà sul protocollo del
ministro Dario Franceschini, che chiede di riaprire cinema, musei e teatri dal 27 marzo: gli esperti ribadiranno che dipenderà dall'andamento della curva dei contagi.
Dal fronte delle Regioni, si dice abbastanza soddisfatto Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell'Emilia Romagna: "A fronte del documento presentato dalle Regioni la scorsa settimana, stamattina sono arrivate alcune prime risposte positive, ma su altri temi occorrono ulteriori riscontri. In particolare, occorre una decisa accelerazione sul piano vaccini, una revisione dei criteri per l'assegnazione delle fasce e una valutazione preventiva sull'impatto delle varianti".
Per il presidente della Liguria, Giovanni Toti, "le varianti non sono minacce aliene, sono un modo di essere del virus contro cui combattiamo. Basta evocarle come spettro! Se gli strumenti di controllo non sono adeguati modifichiamoli, accorciamo i tempi della raccolta dati, ma bisogna ragionare su numeri reali di posti letto in ospedale e altri parametri concreti e tempestivi".
Contro misure troppe restrittive si schiera il leader della Lega, Matteo Salvini: "Mi rifiuto di pensare ad altre settimane o addirittura ad altri mesi di chiusura e di paura. Se ci sono situazioni locali a rischio si intervenga a livello locale, ma parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani". Di parere opposto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: "Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l'Italia. Prima sono state le mascherine, che erano inutili, ora, cavalcando la stanchezza di tutti, si attaccano le regole per la Pasqua. Quello che è irrispettoso per gli italiani e gli imprenditori è mettere a rischio le loro vite e prolungare all'infinito la pandemia e quindi la possibilità di avere la ripresa economica".