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POLITICA

Dopo i ballottaggi

Pd, Martina: "Siamo stati sconfitti, aprire una pagina nuova"

"Dobbiamo scrivere una pagina nuova per il nostro impegno. Cambiare tutti. Riconoscere gli errori per non rifarli. Chiedere una mano a quanti da fuori vogliono esserci e dare il proprio contributo. Questo valeva dopo il 4 marzo e vale anche oggi"

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"Il voto dei ballottaggi nei Comuni ci vede sconfitti. I risultati negativi, quelli in Toscana in particolare, segnano la tornata. Nel resto del territorio ci sono vittorie che vanno riconosciute: da Teramo a Brindisi, da Siracusa ad Ancona fino ai due importanti Municipi di Roma. Si aggiungono a Brescia e Trapani. Ai nuovi sindaci un grande in bocca al lupo per l'impegno che li aspetta". Lo scrive il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, in una lunga nota su Fecebook, analizzando i risultati elettorali dei ballottaggi di ieri.

"Il segno di questo passaggio - prosegue Martina - figlio di ciò che abbiamo vissuto anche con le elezioni politiche, ci impone di affrontare la situazione con nettezza e grande consapevolezza. Dobbiamo scrivere una pagina nuova per il nostro impegno. Cambiare tutti. Riconoscere gli errori per non rifarli. Chiedere una mano a quanti da fuori vogliono esserci e dare il proprio contributo. Questo valeva dopo il 4 marzo e vale anche oggi". 



Riscrivere progetto dalle fondamenta 
 "Dobbiamo riscrivere il nostro progetto dalle fondamenta. Capire la natura di questa destra, delle sue parole d'ordine e del suo radicamento. Dobbiamo tornare a studiare i cambiamenti nei territori e nella società. Si è detto: prima ascoltare, più che parlare. Sono d'accordo",  scrive il segretario reggente del Pd Maurizio Martina su Facebook.

Il campo dell'alternativa - prosegue -  può crescere con un vero lavoro costituente, fatto prima di tutto di nuove idee e certamente anche di strumenti e forme differenti. Continuo a pensare che la svolta da produrre sia prima di tutto ideale e politico-culturale. Come altri penso che uno dei punti irrinunciabili e urgenti sia legato alla nostra capacità di pensare una proposta "democratica" di protezione delle persone in questo tempo. Non basta più dire "società aperta", per intenderci. E' chiaro - aggiunge Martina - che questo lavoro deve cambiare innanzitutto noi e deve coinvolgere tutte le energie, oltre noi, disponibili a un impegno comune".
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