POLITICA
Ok del governo dopo il sì delle commissioni parlamentari
Privatizzazioni, governo decide su cessioni quote Poste ed Enav
Per il Gruppo Poste sarà messa sul mercato una quota non superiore al 40%, mentre per Enav si prevede la cessione di una parte che assicuri il mantenimento in capo allo Stato di una quota di controllo assoluto (51%)
Roma
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a due decreti della presidenza del Consiglio per la privatizzazione di Poste e Enav. Il piano di privatizzazioni del governo, quindi, va avanti e il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente i decreti dopo aver incassato l'ok delle commissioni parlamentari competenti.
La nota di Palazzo Chigi
"A seguito dei pareri resi dalle Commissioni parlamentari di merito - si legge in un comunicato di Palazzo Chigi - sono stati definitivamente approvati i due decreti del presidente del Consiglio, su proposta sua e del ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, che determinano i criteri per la privatizzazione e le modalità di alienazione della partecipazione detenuta dal ministero dell'Economia e delle Finanze del capitale di Poste italiane e Enav, rispettivamente fino al 40% e al 49%".
Sul mercato una quota non superiore al 40% di Poste
Approvando i decreti, il Consiglio dei Ministri ha deciso che una quota "non superiore al 40%" di Poste Italiane sarà messa sul mercato e la cessione potrà avvenire "anche in più fasi". Nel comunicato di palazzo Chigi, infatti, si legge che "viene regolamentata l'alienazione di una quota della partecipazione non superiore al 40%, disponendo che tale cessione si realizzi attraverso un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali".
Forme di incentivazione per i dipendenti
La nota di palazzo Chigi prosegue: "Lo schema di decreto, inoltre, prevede che, al fine di favorirne la partecipazione all'offerta, potranno essere previste per i dipendenti del Gruppo Poste Italiane forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell'offerta riservate (tranche dell'offerta riservata e lotti minimi garantiti) e/o di prezzo (ad esempio, come in precedenti operazioni di privatizzazione, bonus share maggiorata rispetto al pubblico indistinto) e/o di modalità di finanziamento".
Per Enav si assicura controllo per il Capo dello Stato
Si prevede la cessione di una quota che assicuri il mantenimento in capo allo Stato di una quota di controllo assoluto (51%). Per assicurare la massima flessibilità al Ministero dell'Economia e delle finanze nel processo di vendita, anche in questo caso, lo schema di decreto prevede che l'operazione potrà essere effettuata anche in più fasi, ricorrendo, anche congiuntamente, a un'offerta pubblica di vendita (rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti di Enav e delle sue controllate, e/o a investitori italiani e istituzioni), e/o a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive e comunque assicurando che non insorgano situazioni di conflitti di interessi.
Anche per Enav sono previsti incentivi per i dipendenti in caso di offerta pubblica di vendita. La delibera del Consiglio dei Ministri prevede comunque l'offerta pubblica quale percorso prioritario da perseguire, in presenza di un adeguato contesto di mercato.
La nota di Palazzo Chigi
"A seguito dei pareri resi dalle Commissioni parlamentari di merito - si legge in un comunicato di Palazzo Chigi - sono stati definitivamente approvati i due decreti del presidente del Consiglio, su proposta sua e del ministro dell'Economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, che determinano i criteri per la privatizzazione e le modalità di alienazione della partecipazione detenuta dal ministero dell'Economia e delle Finanze del capitale di Poste italiane e Enav, rispettivamente fino al 40% e al 49%".
Sul mercato una quota non superiore al 40% di Poste
Approvando i decreti, il Consiglio dei Ministri ha deciso che una quota "non superiore al 40%" di Poste Italiane sarà messa sul mercato e la cessione potrà avvenire "anche in più fasi". Nel comunicato di palazzo Chigi, infatti, si legge che "viene regolamentata l'alienazione di una quota della partecipazione non superiore al 40%, disponendo che tale cessione si realizzi attraverso un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali".
Forme di incentivazione per i dipendenti
La nota di palazzo Chigi prosegue: "Lo schema di decreto, inoltre, prevede che, al fine di favorirne la partecipazione all'offerta, potranno essere previste per i dipendenti del Gruppo Poste Italiane forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell'offerta riservate (tranche dell'offerta riservata e lotti minimi garantiti) e/o di prezzo (ad esempio, come in precedenti operazioni di privatizzazione, bonus share maggiorata rispetto al pubblico indistinto) e/o di modalità di finanziamento".
Per Enav si assicura controllo per il Capo dello Stato
Si prevede la cessione di una quota che assicuri il mantenimento in capo allo Stato di una quota di controllo assoluto (51%). Per assicurare la massima flessibilità al Ministero dell'Economia e delle finanze nel processo di vendita, anche in questo caso, lo schema di decreto prevede che l'operazione potrà essere effettuata anche in più fasi, ricorrendo, anche congiuntamente, a un'offerta pubblica di vendita (rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti di Enav e delle sue controllate, e/o a investitori italiani e istituzioni), e/o a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive e comunque assicurando che non insorgano situazioni di conflitti di interessi.
Anche per Enav sono previsti incentivi per i dipendenti in caso di offerta pubblica di vendita. La delibera del Consiglio dei Ministri prevede comunque l'offerta pubblica quale percorso prioritario da perseguire, in presenza di un adeguato contesto di mercato.